Matt Cameron ha spiegato almeno in parte perché ha lasciato i Pearl Jam, decisione che ha comunicato a luglio, spiazzando un po’ tutti: «Dopo 27 anni fantastici sono sceso per l’ultima volta dalla pedana della batteria del gruppo. Amore e rispetto per Jeff, Ed, Mike e Stone».
In un’intervista concessa a Billboard il batterista ha detto di avere avuto «qualche problema coi concerti di tre ore dei Pearl Jam, i tour continui e tutto il resto. È un’arte anche riuscire ad affrontare quel tipo di esibizione… Ora sono arrivato a un punto in cui voglio fare set da 70 minuti travolgenti ed è quello su cui mi sto concentrando come artista».
«Sono in una fase in cui voglio investire tempo ed energie in progetti che rispecchiano maggiormente quel che voglio fare come artista».
Il batterista spiega che la separazione dai Pearl Jam è stata amichevole. «Ho dato un lungo preavviso», spiega. Ha parlato «un po’» con Stone Gossard e Jeff Ament ed «è andata bene». «Spero che a un certo punto ci rivedremo per una birra o qualcosa del genere». I Pearl Jam non hanno ancora rivelato chi sarà il nuovo batterista. Del resto, al momento non hanno date in programma (a questo link tutti i batteristi che hanno suonato con loro).
In quanto alla reunion dei Soundgarden prevista per l’ingresso del gruppo nella Rock and Roll Hall of Fame l’8 novembre, il batterista (che è già entrato nella Hall of Fame coi Pearl Jam) lo considera «un grande onore. Non ho ancora realizzato bene la cosa, ma mi rendo conto che è davvero incredibile entrarci due volte».
Farlo coi Soundgarden, band in cui è entrato quando aveva 23, 24 anni, è tutta un’altra cosa: «Ho contribuito a fondare i Soundgarden e a creare il loro sound forse più di quanto abbia fatto con i Pearl Jam, che erano già un gruppo affermato quando sono arrivato. In questo senso, l’ingresso dei Soundgarden nella Hall of Fame è un po’ più significativo per me in quanto artista, musicista e autore».
Si sa che i Soundgarden stanno mettendo a punto il progetto di un ultimo album inciso prima della morte di Chris Cornell. Ci lavorano a intermittenza dal 2015. Cameron ha detto che non è stata fissata alcuna data di uscita e che nel gruppo ci sono varie scuole di pensiero sulla pubblicazione. È stato ipotizzato di far uscire intanto un singolo. «Ma vogliamo essere certi che l’album sia finto al 100% prima di pubblicare singoli. Non vedo l’ora che la gente lo senta».
Dal punto di vista emotivo lavorare a quelle registrazioni «è stato un susseguirsi di alti e bassi. Ascoltare Chris cantare qui pezzi hard rock è la cosa più stimolante del mondo per me». Riascoltare la sua voce isolata dagli strumenti «mi riporta al fatto che non è più con noi e ci ha lasciato lasciando tante domande in sospeso». Lavorare a quella musica è «straziante, ma anche stimolante».
«Il nostro obiettivo» ha detto Kim Thayil a maggio «è sempre stato quello di terminarlo. Credo di essere abbastanza ossessivo-compulsivo da non voler lasciare una cosa del genere incompiuta o incompleta. E anche il resto della band è della stessa idea. E non mi importa solo del lavoro che ho fatto io, ma di quello di tutti e, in questo caso, di quello di Chris. Sono orgoglioso di ciò che ho fatto e voglio che esca. Se il disco resta lì nel limbo, non esiste. Può esistere solo come collaborazione con Matt, Ben e Chris. E poi, se si pensa a cosa commemora, acquisisce un peso completamente diverso: siamo noi, tutti insieme. Vogliamo farlo e andarne fieri. Questa è una delle caratteristiche speciali dei Soundgarden fin dal 1984».












