A Napoli, presso la sede delle Gallerie d’Italia, è in corso la mostra Due cuori e una capanna (prorogata fino al 5 ottobre 2025). Un reportage di Daniele Ratti dove le dimore diventano dichiarazioni d’amore, e il racconto fotografico si fa manifesto di eleganza e intimità. Il nome dato alla mostra è un eufemismo: qui si racconta di famose coppie e case da capogiro, altro che piccioncini. L’intento dell’autore, comunque, è chiaro: dare una boccata di respiro su cose (e case) belle, e sugli spiriti che le accompagnano.
Quando la visione incontra l’architettura, quando l’amore spinge il sogno a farsi materia, luoghi magici prendono forma. Espressione d’amore per l’altro, o per l’amore di se stessi e il proprio lavoro. Qualunque sia stata la motivazione il risultato è unico. In un viaggio iniziato nel 2020 e conclusosi nel 2024, Daniele Ratti si è immerso in una ricerca del tutto particolare, dando vita a un reportage tra abitazioni straordinarie sia per le loro caratteristiche progettuali, che per le coppie che le hanno elette a propria dimora.

Le Cabanon – Le Corbusier, Cap Moderne, Roquebrune-Cap-Martin, Francia, settembre 2024. Foto: Daniele Ratti
Il percorso espositivo si apre con due fotografie dedicate a Le Cabanon, una delle pietre miliari della storia dell’architettura minimalista. Le Corbusier progettò, e fece costruire, il più essenziale esperimento di nido, o meglio, capanna, come regalo di compleanno per sua moglie Yvonne, e decise di collocarlo a Roquebrune-Cap-Martin, in Costa Azzurra, dove già abitava all’interno della casa E 1027, realizzata da Eileen Gray e Jean Badovici nel 1927.
La regala a lei, Yvonne, e diventa anche il suo rifugio. La peculiarità di questo luogo sta proprio nelle dimensioni: 3,66 x 3,66 m e dall’altezza di 2,26 m, esattamente come un capanno d’attrezzi. Quindici metri quadri di calcolo perfetto, e nulla di superfluo, basati sul Modulor – un sistema di proporzioni calcolato sul corpo umano -, perché «a un uomo nudo, non serve molto più di un letto, servizi, un tetto e la vista del sole che risplende sul mare». Le Corbusier trascorse qui tutte le estati dal 1951, al 1965 dove spirò proprio lì, mentre nuotava nelle acque del mare della Costa Azzurra. Forse qui di amore ce ne è stato tanto, ma il più leggibile rimane quello per la sua creazione.

Villa E-1027 – Eileen Gray, Cap Moderne, Roquebrune-Cap-Martin, Francia, settembre 2024. Foto: Daniele Ratti

Villa E-1027 – Eileen Gray, Cap Moderne, Roquebrune-Cap-Martin, Francia, settembre 2024. Foto: Daniele Ratti
La storia di villa E-1027 è sempre legata allo svolgersi di un amore. Ma con inaspettati risvolti, partendo anche dal nome, codificato, a simbolo del loro sentimento: E sta per Eileen, 10 per la J di Jean, 2 per la B di Badovici, 7 per la G di Gray. Gray, architetta, eresse un elogio al modernismo dedicandoci anni e passione, per poi poter accogliere la sua vita di coppia con Jean Badovici. La stessa casa vedrà, dopo pochi anni, la fine della loro relazione.
Lei non ci rimetterà più piede, dopo che Le Corbusier, consolato il suo amico Jean, e attratto dalla perfezione dell’architettura della Villa che riassumeva tutti i principi che poi avrebbe fatto suoi, si installò come presenza ingombrante a tal punto da deturpare e offendere l’intimità di Eileen compiendo un murales che ne sbeffeggiava l’intimità.

Villa E-1027 – Eileen Gray, Cap Moderne, Roquebrune-Cap-Martin, Francia, settembre 2024. Foto: Daniele Ratti
Nel mentre, Le Corbusier aveva già costruito Le Cabanon a pochi passi, disturbando già la pace del loro luogo.
La coppia, invitandolo, diede inizio a quello che fu lo scalzo da quel luogo eletto a loro nido. Da qui la decadenza della storia della casa. Dopo che divenne la dimora di Le Corbusier, passò poi a essere trivellata dai tedeschi come allenamento di tiro al bersaglio, poi a un proprietario che fu ammazzato in salotto, agli arredi venduti all’asta, fino a che un’associazione no profit, con sostenuti fondi, l’ha restituita al pubblico restaurata nella sua integrità, salvo conservare i murales dello sfregio. Da qui una nota personale: sempre stare attenti agli amici che si invitano!

Villa E-1027 – Eileen Gray, Cap Moderne, Roquebrune-Cap-Martin, Francia, settembre 2024. Foto: Daniele Ratti
Da un rifugio a un altro, si arriva a La Cupole. Luogo della costa gallurese che serbò l’intimità di una coppia che, con la loro storia d’amore, ha generato pellicole indimenticabili proprio sul tema dell’incomunicabilità dell’amore. Michelangelo Antonioni, su suggerimento di Monica Vitti, chiamò l’architetto Dante Bini a realizzare la loro dimora sarda. Un colpo di fulmine sentimentale e artistico che per più di un decennio ha trovato nella Binishell il suo rifugio e la sua espressione: stare vicini, ma indipendenti. Come nelle loro case a Roma, La Cupola rappresenta due nidi prossimi ma separati, entrambi immersi nella natura rivolti al mare.
Oggi questa doppia casa è abbandonata, ma conserva ancora tutta la sua forza visionaria. Scale, curve, sinuosità che appartengono a un solo movimento. Persino un archistar come Rem Koolhaas l’ha definita una delle più belle architetture degli ultimi cento anni.

La Cupola, Costa Paradiso, Sassari, Sardegna, gennaio 2023. Foto: Daniele Ratti
Altri due luoghi vengono ancora narrati in questo percorso tra architettura e amore. La casa di José Saramago e Pilar sull’isola di Lanzarote, dove dagli anni Novanta il premio Nobel si trasferì per allontanarsi da tutte le parole superflue, usando l’isola come scudo per restare nell’essenziale. Questo luogo oggi, che Pilar ancora abita, ha messo a disposizione di tutti la sua libreria, aprendo cosi le porte di casa, per far sì che la passione del suo grande amore possa continuare a vivere tra le pagine della vita di tutti.
Quando ho varcato la soglia di questa dimora, il sentimento percepito, racconta l’autore della mostra, è stato quello di entrare in un quotidiano già conosciuto, fatto di semplicità e valori essenziali, dove sentirsi all’istante esattamente nel luogo giusto.

Casa Saramago, Lanzarote, Spagna, febbraio 2023. Foto: Daniele Ratti
L’altra dimora raccontata è quella di Mimmo Jodice e della metà della sua vita, Angela. Si trova a Posillipo, l’Olimpo di Napoli. La casa non porta la firma di un grande architetto, ma rappresenta il connubio e la ricerca di una vita passata insieme. Si respira la storia di due persone che si sono incontrate, scelte, e che mai si son separate.
Una narrazione fitta e costante del loro amore. Al piano di sotto lo studio, al piano di sopra la casa. Ovunque opere d’arte, quadri, fotografie, sculture, oggetti scambiati con artisti, amici, compagni di strada. Tutto è impregnato della loro storia. Ogni cosa ha un significato. Ogni oggetto parla di loro.
Non è una casa da visitare, è una casa da sentire. Dentro ci sono due cuori e una capanna. Ed è tutto quello che serve.

Casa Jodice, Napoli, Italia, aprile 2022. Foto: Daniele Ratti

Casa Jodice, Napoli, Italia, aprile 2022. Foto: Daniele Ratti
L’itinerario fotografico di Ratti diventa così anch’esso un rifugio: di memorie belle, per ricordarsi che forse la favola non esiste; ma che senza dubbio l’illusione di poter creare qualcosa di eterno su di un sentimento forte, sì, quello è possibile.








