Che lo vogliano o meno, alcune persone sono di per sé il manifesto vivente di un luogo. Hanno definito un ambiente e un periodo con la loro personalità, si sono fatti molti amici e anche dei nemici. Il carattere che le contraddistingue è diventato quindi oggetto di culto con adepti che frequentano, per quanto possibile, gli ambienti dove questi protagonisti si sono affermati, cercando così di apprendere qualcosa per osmosi o per trovare almeno ispirazione. Una di queste persone è Keith McNally.
“Il ristoratore che ha inventato Downtown” è l’oltremodo nota incoronazione che ne ha dato il New York Times; è vero ed è giusto ricordarlo. The Odeon, Balthazar, Minetta Tavern, Pastis, Morandi sono alcuni dei locali che hanno come elemento comune la firma di Keith McNally. È un tipino tosto Mr. McNally, uno che non sopporta le frasi fatte, le etichette e Lauren Sánchez, moglie di Jeff Bezos. Attraverso il suo account Instagram commenta il mondo in modo sincero, divertente, divisivo, affascinante. Qualcuno si offende, molti apprezzano. Allo stesso modo si è raccontato in un’autobiografia – “I Regret Almost Everything” – dove ripercorre la storia che lo ha portato dall’East End di Londra fino all’isola di Manhattan, diventando amico di Woody Allen e Anna Wintour, fautore di luoghi di ritrovo di artisti come Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat e ispiratore per chi ancora non è nessuno. Ovviamente non è tutto così bello come si tende a credere da queste poche parole. A plasmare il suo carattere pungente ci sono state anche sofferenze, litigi, separazioni, fallimenti e problemi di salute, come l’ictus che lo ha colpito nove anni fa e il successivo tentato suicidio. L’autobiografia è disponibile in Italia ma solo in inglese, per il momento. Tuttavia, di seguito trovate una nuova intervista, con abbastanza domande e soprattutto risposte fornite nel suo adorabile stile caustico ed essenziale, utili a stuzzicare la vostra curiosità, in attesa del libro tradotto o di un tavolo da Minetta Tavern.

Il ristorante Balthazar a New York. Foto: Sylvia Paret
Parlare del passato è facile, ma chi è Keith McNally oggi?
Qualcuno che fa fatica ad alzarsi dal letto la mattina, odia le chiacchiere inutili ed è disperatamente desideroso di passare più tempo da solo o con le poche persone con cui si sente davvero a suo agio.
Com’è l’America nel 2025?
Esclusivamente a causa di Donald Trump, l’America si trova in un momento davvero pessimo.
Il tuo mondo è Balthazar, come se la passa?
Balthazar è più affollato e vivace che mai. Ma il merito è soprattutto del mio staff.
Proprio Balthazar compare in un film di Woody Allen, Hollywood Ending. La Manhattan magica che ci ha mostrato il regista newyorkese appartiene al passato o esiste ancora?
Esiste in entrambi i luoghi allo stesso tempo.
Come avrai capito, sono un grande fan di Woody Allen e so che lo sei anche tu, quindi devo chiedertelo: quali sono i tuoi film preferiti tra i suoi?
Mariti e mogli, Broadway Danny Rose, Crimini e misfatti, Midnight in Paris, Pallottole su Broadway, Prendi i soldi e scappa, Io e Annie, La rosa purpurea del Cairo.

Foto: press
Restiamo in America: il miglior Martini, la miglior fetta di pizza, il miglior hamburger?
Non posso rispondere perché raramente mangio in ristoranti che non siano i miei.
E invece la miglior band newyorkese?
I Velvet Underground.
C’è un ristorante – ormai chiuso – che vorresti poter riportare in vita?
Lucky Strike [da lui aperto nel 1989 e chiuso nel 2020, ndr]
Dici di odiare chi usa il cellulare al ristorante. Sii onesto: non lo hai mai usato a tavola da cliente?
Sì, ma non spesso.
A proposito: nelle tue interviste compaiono spesso tre nomi nella lista dei “peggiori clienti”. Conosciamo la storia di James Corden. E lasciamo Bill Cosby all’immaginazione. Ma cosa ha fatto Bret Easton Ellis?
James Corden è stato semplicemente uno stronzo, mentre Bill Cosby era uno psicopatico. Bret Easton Ellis è sempre stato un ottimo cliente.
Eppure hai dichiarato che Bret Easton Ellis è stato un cliente problematico.
Bret Easton Ellis è sempre stato il cliente più facile da gestire nei miei ristoranti.
Eri lì quando Warhol e Basquiat frequentavano i tavoli dell’Odeon. C’è qualcosa di sorprendente che ricordi? Un ordine strano? Un insulto sussurrato? Un disegno su un tovagliolo che doveva finire da Christie’s?
Warhol parlava raramente, ma è sempre stato gentile con me. Basquiat era spesso fatto quando mangiava nei miei ristoranti e cercava sempre di provarci con le mie cameriere. Aveva un tasso di successo del 20%.

Il ristorante MInetta Tavern a New York. Foto: press
Hai mai pensato di riprendere l’Odeon?
No. Oggi è gestito molto meglio da Lynn Wagenknecht [sua ex moglie, ndr] di quanto lo sia mai stato da me.
Ricordo che l’estate scorsa sei stato in visita in Italia, precisamente a Milano. Cosa ti ha lasciato?
Andare a Milano mi ha ispirato a rinnovare il mio ristorante italiano nel West Village, Morandi. È molto migliorato da quando ho cambiato lo chef, il direttore generale e il maître.
E cosa ne pensi della cucina italiana?
La cucina italiana è la mia preferita al mondo. Ma i ristoranti francesi in Francia hanno interni più interessanti.
Dal Vecchio al Nuovo Mondo. Potresti essere l’unico britannico ad aver davvero conquistato Manhattan. Sindrome dell’impostore o imperatore in esilio?
Non ho mai conquistato niente, figuriamoci Manhattan. È un’idea assurda.
Off-topic: qual è l’ultima cosa che ti ha reso felice?
La torta di albicocche che la mia ragazza mi ha preparato questo pomeriggio.
Torniamo agli affari. Il tuo stile sembra caotico dall’esterno, quasi improvvisato. Quando tutto sembra sul punto di crollare, a cosa ti aggrappi?
Quando tutto minaccia di crollare – cosa che succede spesso – mi sdraio e leggo un romanzo.
Ti consideri una persona di successo?
No!

Il ristorante Balthazar a New York. Foto: Sylvia Paret
Ma chi vedono le persone: Keith o McNally?
Sono l’ultima persona a saperlo.
Se dovessi scegliere un evento, un giorno o un singolo momento che ha trasformato Keith nel McNally che conosciamo, quale sarebbe?
Il giorno in cui è morto John Lennon. Perché ho capito che la morte spesso arriva quando meno ce lo aspettiamo. Non esiste un “momento giusto” per girare un film, aprire un ristorante o scrivere un’autobiografia, e mai ci sarà.
Hai detto che ti penti quasi di tutto. Ma c’è una qualcosa che ti ha fatto dire: “Accidenti, questa l’ho azzeccata”?
Non ho mai detto, né direi mai in nessuna circostanza: “Accidenti, questa l’ho azzeccata!”

Il ristorante Balthazar a New York. Foto: Sylvia Paret
Prima di lasciarti andare: se potessi invitare chiunque – vivo o morto – alla tua tavola, chi sarebbe?
Orson Welles.
Non ti definisci un collezionista, ma accumuli arte. C’è un’opera che non sei mai riuscito ad avere?
Un quadro dell’artista espressionista tedesca dei primi del ’900, Gabriele Münter.
Puoi tenere solo una cosa per la tua carriera: talento, fortuna o la capacità di infastidire le persone giuste?
Talento.
Ultima domanda. Come posso entrare nella tua lista AAA di clienti?
Sii gentile con lo staff di sala.












