Laufey, la Cenerentola in fuga del jazz-pop | Rolling Stone Italia
«Più complessa di così»

Laufey, la Cenerentola in fuga del jazz-pop

L’islandese racconta il nuovo album ‘A Matter of Time’. «Non scambiatemi per una ragazza dolce che canta il jazz e saltella felice per strada»

Laufey, la Cenerentola in fuga del jazz-pop

Laufey

Foto: Emma Summerton

Laufey aveva in mente un’immagine precisa per il terzo album A Matter of Time. «Per come la vedo io, il disco descrive il momento in cui Cenerentola scopre che è scoccata la mezzanotte e deve scappare», dice l’islandese. «Quel battito accelerato che ha, ecco, quello è l’album».

La metafora calza alla perfezione a un lavoro che racconta di cuori infranti, matrimoni immaginari, storie fiabesche. E però Laufey ribalta l’idea stessa di favola, soprattutto per quanto la riguarda come artista: «È facile etichettarmi come la ragazza dolce che parla sottovoce, canta il jazz, porta nastri tra i capelli e saltella felice per strada. Sono molto più complessa di così».

Quando Laufey è emersa nel 2021 col primo EP non si era ancora diplomata al Berklee College of Music, né aveva le idee chiare su che tipo d’artista voleva diventare. I primi due album Everything I Know About Love e Bewitched, vincitore di un Grammy, erano frutto del suo gusto per il jazz e il romanticismo. Ora con A Matter of Time vuole mostrare al mondo quant’è maturata e cos’altro ha da offrire.

«Volevo sperimentare nuove tecniche e nuovi suoni, volevo vedere fino a che punto potevo spingermi restando comunque onesta e fedele a me stessa. Volevo arrivare al punto di rottura». Per farlo, s’è affidata per alcune tracce a un nuovo produttore: Aaron Dessner dei National.

«È l’unico col quale ho lavorato che m’ha fatto pensare: sì, questo è un modo sincero per far evolvere la mia storia e il mio sound. Forse dipende dal fatto che anche lui ha un gemello identico». Si riferisce a Bryce Dessner. In quanto alla gemella della cantante si chiama Junia Lin Jonsdottir ed è la sua direttrice creativa. «Volevo capire come i nostri suoni si sarebbero fusi. Ha portato nella mia musica la brillantezza e il ritmo che desideravo e l’ha fatto in modo divertente».

Qui Laufey parla di sei brani che spiegano bene che cosa intende.

Lover Girl

Laufey - Lover Girl (Official Music Video)

«Giocavo con la bossa nova già nel mio primo EP. Lover Girl è stata divertentissima da fare perché ho potuto sperimentare ancora di più. Sembra la canzone più dolce e zuccherosa dell’album, in realtà è carica d’ansia».

Tough Luck

Laufey - Tough Luck (Official Lyric Video with Chords)

«Mi entusiasmava l’idea di scrivere una canzone che esprime rabbia. La rabbia in musica ha un che di moderno, ma allo stesso tempo qua dentro c’è la scrittura per archi più classica che abbia mai fatto. Ho cercato di vedere quanto in là potevo spingere questi due estremi, unendoli, e quindi mi sono divertita un sacco a scriverla. È venuta fuori facilmente, non ho dovuto inventare granché, ho semplicemente riportato quel che lui mi aveva detto. Già, se esci con me, sai a cosa vai incontro».

Snow White

Laufey - Snow White (Official Music Video)

«Una canzone importantissima. All’inizio ero preoccupata, perché so che molte ragazze mi ascoltano e danno peso alle mie parole. Ricordo che pure io m’aggrappavo ai testi dei cantanti che amavo. Non voglio trasmettere messaggi sbagliati. L’obiettivo che mi sono data facendo il disco è l’onestà: come posso dire a tutte di credere in sé stesse se io per prima non credo in me? Non è una canzone carina, non ha un lieto fine tipo “sei bellissima, andrà tutto bene”. L’ho scritta in un momento in cui sentivo che il mio aspetto o il mio corpo contavano più della mia testa ed è una sensazione tremenda».

«Mi sono resa conto che quando non sto bene con me stessa, nessuno riesce a convincermi del contrario. Non funziona quando provano a dirmi che sbaglio a sentirmi male. Mi conforta invece quando le amiche mi dicono: “Anch’io mi sento uno schifo”. Molti di questi brani nascono dalle conversazioni con le amiche. Spero che la gente non si riveda in questi testi, perché non è bello riconoscersi, ma se dovesse succedere, mi auguro che almeno si senta compresa».

Too Little, Too Late

Laufey - Too Little Too Late (Official Lyric Video with Chords)

«Scriverla è stato uno spasso. Mi sa che è una delle mie preferite del disco. È uno di quei pezzi che ti fanno rigirare nel letto alle 2 di notte pensando: “Aspetta, devo aggiungere un verso”. Non è scritto dal mio punto di vista, ma da quello d’un uomo. È un esercizio di immedesimazione e di comprensione di un personaggio diverso. Volevo che il brano fosse teso dall’inizio alla fine, niente ritornello distinto dal resto, niente strofa distinta dal resto, solo un crescendo continuo che poi esplode nella scena del matrimonio. È super drammatico».

Castle in Hollywood

Laufey - Castle in Hollywood (Official Lyric Video with Chords)

«La maggior parte delle donne che conosco ha vissuto la fine di un’amicizia che si è rivelata altrettanto dura, se non peggiore della fine di un amore. Le donne hanno un’empatia talmente profonda da rendere le rotture tra amiche parecchio dolorose. È difficile dire “Vaffanculo” a una donna che in un modo o nell’altro t’ha cambiato la vita. Auguri loro ogni bene, ma sei comunque segnata per sempre. Per quanto mi riguarda, ha segnato la fine della giovinezza e volevo raccontarlo. Sono molto più in ansia per questo pezzo che per qualsiasi canzone d’amore».

Forget-Me-Not

Laufey - Forget-Me-Not (Official Lyric Video with Chords)

«Sembra una lettera d’amore a un ragazzo, in realtà è una lettera d’amore all’Islanda e al fatto che ho dovuto lasciarla per inseguire i miei sogni. Amo il mio Paese e spero che non si dimentichi di me. Il testo in islandese dice “Non dimenticarmi, anche se sto andando via. Ti amo. Ti amerò per sempre”. È molto semplice, ma doveva essere in quella lingua. Ho provato a farne una versione in inglese, ma aveva qualcosa di falso. Era come dire “Ti amo” a qualcuno in un’altra lingua. L’ho registrata in Islanda con la Iceland Symphony, le melodie si basano su canti popolari islandesi. Scriverla è stato catartico, terapeutico».

Da Rolling Stone US.

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