Formula 1, il Gran Premio d’Ungheria: la rabbia, la frustrazione | Rolling Stone Italia
e ora tutti al mare

Formula 1, il Gran Premio d’Ungheria: la rabbia, la frustrazione

La vittoria di Norris, un guizzo smorzato di Leclerc, la scomparsa di Hamilton dalla scena e una brillantissima McLaren. Ecco com'è andata in pista, e ora, che partano le vacanze

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Lando Norris al Gran Premio d'Ungheria 2025

Foto: X

Charles Leclerc sembrava aver complicato la gara a Lando Norris, che dopo la solita partenza sbagliata era finito alla prima curva addirittura dietro a Fernando Alonso. Invece proprio aver perso posizioni ha favorito sulla distanza il pilota inglese della McLaren, che a quel punto si è fatto guidare dalla squadra con una strategia che comunque lui ha accompagnato con una guida eccelsa. Guidare senza pensare è la cosa che sembra infatti riuscire meglio a Norris, che ha così vinto meritatamente l’edizione 2025 del Gran Premio d’Ungheria. Leclerc dopo un primo stint ad alto livello e tutto condotto al comando, sembra aver perso la monoposto nel secondo e ancor di più nel terzo frangente di gara. Una Ferrari veloce ma ancora troppo instabile e imprevedibile e probabilmente nel caso di Leclerc con qualche problema di affidabilità legata sia al motore che al fondo.

La sensazione finale è quella di una grande frustrazione, che gara dopo gara monta sempre più nella testa di piloti che si vedono – per ovvi motivi tecnici – sempre più teleguidati dai box. Una guida integrata della gara, che poco si concilia con un’idea tradizionale delle corse ossia, banalmente, andare sempre al limite dall’inizio alla fine. Inoltre questa co-conduzione finisce con il dare corpo ad attriti e fraintendimenti tra chi analizza ossessivamente i dati dal box e chi deve affrontare curva dopo curva il proprio limite e gli avversari.

Una frustrazione che fa un po’ venire voglia di vacanza ai piloti stessi, che in qualche modo si vedono costretti continuamente a essere limitati nella gestione della gara e nella comprensione della loro stessa monoposto. «Non capisco nulla di Formula 1 e della macchina» ha dichiarato Charles Leclerc un po’ scherzosamente, ma forse non del tutto, appena sceso dalla sua monoposto dopo la trionfale qualifica che lo ha visto ottenere la sua prima pole position dell’anno.

Un’incomprensione che nasce probabilmente da un’idea – sicuramente tecnica e quindi certamente fondata – che vede la corsa più di gestione che di spinta, più di previsione dei possibili avversari che dell’affrontarli direttamente, cosa che peraltro quando avviene spesso è frutto di una differenza di stato degli pneumatici e quindi di prestazioni. Evidente in tal senso è la totale remissività di Fernando Alonso, che all’interno di una strategia da una sola sosta non ha ostacolato nessuno degli avversari incontrati lungo il percorso, lasciandosi sorpassare sempre senza porre alcun ostacolo con l’unico obiettivo di non perdere mai il proprio ritmo.

Un modo di correre che rischia di rendere le cose banalmente prevedibili e quindi noiose nonostante i continui cambi di posizione e i duelli che però arrivano sempre come esito di una situazione già ampiamente stabilita dai box.

Il mondiale resta aperto alle sole due McLaren, alla fortuna di Norris che è sempre dalla parte dei campioni e alla caparbietà di Oscar Piastri, che anche nei momenti peggiori non perde mai calma e precisione, salvo solo nel penultimo giro quando un bloccaggio in fondo al rettilineo ha denotato una tensione per la prima volta visibile e palpabile anche dall’esterno. Entrambi i piloti si stanno giocando per la prima volta in carriera un titolo mondiale, tanto più con una monoposto ampiamente superiore alle altre e nell’ultimo anno con l’attuale regolamento. Un’occasione che non è detto che si possa ripresentare a entrambi in futuro, il che gara dopo gara alzerà sempre più la posta in gioco e la tensione a tutto vantaggio dello spettacolo per pubblico in pista e spettatori davanti agli schermi.

La Formula 1 va in pausa estiva con una McLaren ultra dominante, una Ferrari che deve difendere – ed è il massimo che potrà fare da qui a fine anno – il secondo posto in campionato contro la Mercedes, e poi ecco una Sauber in grande e costante crescita in lotta con Aston Martin e Racing Bulls per il sesto posto, ma va considerato anche che Williams in quinta posizione non è lontanissima e al momento appare vulnerabile perché ancora troppo incostante da gara a gara.

Se Mercedes deve recuperare Kimi Antonelli oggi a punti ma sempre un po’ troppo in affanno, Ferrari sembra avere un grosso problema con Lewis Hamilton. Il sette volte campione del mondo è piombato in una profonda crisi da cui solo lui potrà uscire individuando le strategie necessarie per ritornare competitivo. Sembra così palesarsi a fronte della coppia McLaren un panorama che vede quasi tutti i team con un solo pilota competitivo: Ferrari, Mercedes, RedBull e Aston Martin su tutti.

La pausa servirà a rasserenare gli animi e anche a farli riposare, visto che mancano ancora ben dieci gran premi, ma sarà utile anche a fare i primi calcoli in vista di una fine mondiale che vedrà i team spostare i propri impegni sui progetti 2026. Difficile dunque che gli equilibri possano cambiare, il dado è tratto, al massimo si potrà puntare a qualche vittoria di tappa per RedBull, Ferrari e Mercedes, ma tutti ormai sono pronti ad assistere al duello interno McLaren e lì sì che tutto potrà succedere.

Ma ora passiamo ai nostri podi, quello dei migliori e quello dei peggiori. Va su quello dei migliori sicuramente proprio Lando Norris, sbaglia ancora, ma non entra in confusione, segue il team e va a vincere, un nuovo equilibrio e una maggiore consapevolezza della propria velocità lo tiene fortemente in gioco per il mondiale. Bravo Lando! Con lui sale senza dubbio Gabriel Bortoleto, ancora a punti, il brasiliano sembra aver preso ormai le misure con la Formula 1. La Sauber è diventata competitiva e lui si è fatto trovare pronto. Bene, bravo, sette più. Ma sale sul podio anche Charles Leclerc, grande pole position e sempre velocissimo e tosto, non molla mai anche oltre il limite come nel duello con Russell e pure lui lo facciamo salire sul podio, sullo stesso scalino di Leclerc. A differenza delle loro monoposto, delle gomme, del tempo e di tutto quanto sembra sempre andare contro di loro, Leclerc e Russell restano i più seri eredi e competitor di Max Verstappen. Vincere conta eccome, ma loro si stanno ritagliando non poco spazio nella storia delle corse.

Sul podio dei peggiori sale invece Hamilton, per se stesso, per la sua storia e ovviamente per un weekend nato male e finito malino. Non poteva fare molto in gara, ma ora è necessario – dopo quattordici gare sostanzialmente deludenti – provare a riflettere con calma, senza parlare di dossier, di 2026 e di piloti che devono venire al suo posto. Hamilton deve capire quanto può dare ancora alla Ferrari e alla Formula 1 e decidere cosa fare, senza indugio alcuno. Lo aspettiamo a fine agosto, come sempre ci ha abituato, ovvero come il migliore tra i migliori.

Tra i peggiori anche RedBull, Tsunoda mai visto, mai in gara, chiude tristemente diciassettesimo che non porta certo fortuna. Verstappen lotta, s’infuria come sempre, ma non va oltre la nona piazza. La caduta degli dèi sembra senza fine anche dopo il licenziamento di Horner. Tutto ora è sulle spalle di Laurent Mekies, un ruolo da far tremare i polsi, ma lui in quanto ex Ferrari ha sicuramente una certa abitudine alla tensione e alla risalita. E sul podio dei peggiori sale anche il buon vecchio Hulk, Nico Hülkenberg dopo il podio ottenuto, sembra aver perso la bussola, Bortoleto va forte e lui si mette a fare strategie un po’ troppo brillanti. Forse è troppo abituato a guidare macchine poco competitive. E ora tutti al mare!