Dove eravamo rimasti? Curry è ancora il più forte di tutti | Rolling Stone Italia
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? Dove eravamo rimasti? Curry è ancora il più forte di tutti

È partito da pochissimo il campionato più bello del mondo e, a parte qualche sorpresa, sembra tutto già scritto. Con il 30 di Golden State a farla da padrone

Stephen Curry. Quest'anno niente trofeo. Foto: Ezra Shaw/Getty Images

Stephen Curry. Quest'anno niente trofeo. Foto: Ezra Shaw/Getty Images

Pronti via, 40 punti. Tutti siamo ancora lì al primo palleggio sotto le gambe. E Curry ha già fatto un sotto mano nel traffico, è uscito da un blocco e sparato da 3.

L’anno scorso si era portato a casa riconoscimenti e soddisfazioni, anello e titolo MVP. Stracciando sul campo il suo concittadino di Akron, LeBron James, tornato a casa dopo anni sulla East Coast, all’apparenza, il predestinato. E quest’anno sembra che tutto sia ancora a suo favore. Nella gara di apertura del campionato ha dato lezioni, parecchie, ai Pelicans di Anthony Davis. 40 punti, 7 assist.

Il suo modo di giocare, incredibilmente, non è cambiato di una virgola. Prende, porta palla, crea quando vuole, oppure si ferma, palleggio e tiro. È completamente in controllo della sua squadra, che porta per mano verso qualsiasi cosa voglia. E se si sveglia con la luna giusta, come contro i Pelicans, nel primo quarto picchia dentro 24 punti.

Stephen Curry Drops 40 on Opening Night

Le scommesse sono ancora aperte, ma chi scrive sarebbe propenso a puntare i suoi euro sul bis dei Warriors. Per una serie di motivi, uno per ogni squadra.

Guardando agli unici possibili finalisti a Est, i Cleveland Cavaliers di LeBron dovrebbero sconfiggere più loro stessi che altri. L’anno scorso sono finiti a un passo dal sogno per una serie di motivi, non imputabili (tutti) a King James. Gli infortuni a Kyrie Irving e Kevin Love, poi, sono dei macigni, ma se dovessero arrivare in forma ai playoff, sarebbero dei serissimi contendenti al titolo. Cosa manca? Solidità in difesa, che nei playoff conta più di ogni altra cosa.

A ovest, tra i contendenti è giusto mettere in prima fila Houston. I Rockets (nonostante la sonora sconfitta subita nel match contro Gallinari e i Nuggets) sono tra i nomi più caldi. Ma anche qui, serve che tutti siano in piena forma. Se Harden è una sicurezza, è ancora da verificare la sua alchimia con Ty Lawson, potenzialmente esplosiva. La preoccupazione principale è, però, sotto canestro. Oltre ai 211 centimetri di Dwight Howard, c’è ben poco da quelle parti.

Poco più sotto, veniamo alla banda di Westbrook e Durant. Il loro gioco frenetico è stato croce e delizia della stagione scorsa, ma ha aiutato a rinforzare la leadership del numero 0. Con un Durant in piena forma (facciamo che l’anno scorso lo cancelliamo), una panchina un po’ più lunga come sembra esserci e, chissà, un po’ più di fortuna su alcuni episodi, i Thunder possono davvero essere quello che avrebbero sempre dovuto essere: una squadra da titolo.

Merita un capitolo a parte San Antonio. La rivoluzione è arrivata. Assieme all’abbondanza fisica di LaMarcus Aldridge: il centro è stato il colpaccio dell’estate, che può contenere il fisiologico rallentamento fisico di Duncan. La cosa bella è che ci sono tre nuovi nomi a sostituire Parker, Ginobili e Duncan e sono Leonard, Danny Green e Aldridge. Un ricambio generazionale perfetto. Con lo stesso buon vecchio Popovich ad orchestrare il tutto.

Per i sogni di tutti noi amanti delle schiacciate sopra al ferro, sì, i Clippers sono una squadra da titolo. Il tiro da fuori che Griffin ha aggiunto è un’arma potenzialmente letale. La conferma di DeAndre Jordan è quasi un colpo di mercato. Ma soprattutto guardando alla panchina non bisogna più chiudersi gli occhi: Paul Pierce si è dimostrato immortale, quindi è a tutti gli effetti un nome su cui puntare forte. In più sono arrivati Josh Smith e Lance Stephenson. Giusto per permettere a Paul e ai due qui sopra di tirare il fiato ogni tanto.

Dimentichiamo qualcuno? Forse i Grizzlies, ma sembra che il loro ritmo lento e cattivo abbia davvero fatto il suo tempo. Forse i Bulls, ma tutte le previsioni sono troppo legate al nome di Derrick Rose. Forse i Pelicans, ancora troppo lontani da essere una squadra oltre a Davis.