Rollink Stone, capitolo 13: due cuori e un Peekaboo | Rolling Stone Italia
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Rollink Stone, capitolo 13: due cuori e un Peekaboo

Rino Valente e Gigi Fagni sono da anni un punto di riferimento per il tatuaggio vecchia maniera in Italia. Siamo andati al cimitero insieme e abbiamo fatto il punto della situazione per la prima intervista doppia di Rollink Stone

Rino Valente e Gigi Fagni tatuano da PEEKABOO TATTOO PARLOUR in via Giovanni Verga a Pistoia - Foto di Marco Annunziata

Rino Valente e Gigi Fagni tatuano da PEEKABOO TATTOO PARLOUR in via Giovanni Verga a Pistoia - Foto di Marco Annunziata

Rollink Stone è un osservatorio sull’universo del tatuaggio moderno in continua e turbolenta espansione. Marco Annunziata fotografo e contributor da Europa e California per Inked, Rebel Ink, Total Tattoo, desideroso per una volta di esprimersi nella propria lingua madre, porta sulle pagine di RS le storie e i lavori di tattoo artists più o meno celebri, da New York a Termoli, passando per Copenhagen, dalle macchinette artigianali fatte con un walkman, uno spazzolino, una penna bic e una corda di chitarra, ai reality shows ultra milionari.

RINO VALENTE

Di dove sei? E cosa ci fai a Pistoia?
Rino: Sono nato a San Severo in provincia di Foggia, città che oltre ad essere una delle più violente del meridione, diede i natali ad Andrea Pazienza, il più grande disegnatore della storia del fumetto mondiale, pace all’anima sua. Sono cresciuto a Campi Bisenzio, vicino Firenze, in mezzo a tossici e ultras della Fiorentina, la violenza delle periferie fiorentine negli anni ’80 dovrebbe essere nei libri di scuola. A Pistoia ci vivo, ci suono e ci lavoro.
Gigi: Sono cresciuto tra Firenze e Pisa, ma giocavo a basket a Pistoia. Ora ci vivo, ci suono e ci lavoro.

Ti ricordi il primo tatuaggio che hai visto?
Gigi: Mia sorella ha cominciato a portarmi con lei nei centri sociali da quando avevo 12 anni. In quel periodo usciva con un biker che aveva un cobra tatuato sull’avambraccio. Mi ricordo che tutte le volte che guardavo quel serpente, ricambiava lo sguardo. Una sera gli chiesi dove potevo farmi un tatuaggio come il suo, lui tirò fuori una macchinetta Spaulding & Rogers dal cappotto e mi disse che se l’era fatto da solo.
Rino: L’ho rivisto proprio l’altro giorno, è su un mio caro amico che non finirò mai di ringraziare per avermi portato con lui ad assistere al suo primo tatuaggio.

Chi ti ha tatuato per la prima volta?
Rino: Woody, un bel personaggio della Campi Bisenzio di cui sopra che assomigliava vagamente a Woody Allen. Artista approssimativo ma efficace, prima di tatuarmi un piccolo pipistrello sulla spalla, si tracannò una bella bicchierata di Jack Daniel’s. Che tempi!
Gigi: Il primo tatuaggio me lo sono fatto fare da Rino. Nell’ambiente punk/hardcore toscano era il nome di riferimento se volevi un tatuaggio. Avevo poco più di 16 anni ed ero già alto due metri, motivo per il quale lo trassi facilmente in inganno. Tutte le volte che la storia che mi ha tatuato da minoronne viene fuori mi manda a fare in culo.

Chi è stato il tuo primo cliente pagante? Cosa hai tatuato? Anno? Prezzo?
Gigi: Non me lo ricordo. Bazzicavo l’ambiente hardcore, dove c’era molto interesse per i tatuaggi e ben poca concorrenza. Non saprei quindi dire chi è stato il primo cliente ufficiale, visto che tatuavo molti amici e amici di amici con cui spesso scambiavo tatuaggi con dischi o quello che c’era, facendomi pagare quando capitava e facendo anche altri lavori. Quando ho cominciato a lavorare da Giulio Tomasselli a Firenze ho comiciato a guadagnare i primi soldi veri, con i quali mi sono potuto permettere di tatuare a tempo pieno. Nonostante l’apprendistato da Giulio sia stato più che altro calci nel culo, rigare dritto e gratificazioni dosate col contagocce, se oggi faccio quello che faccio lo devo anche a lui.
Rino: Il primo pezzo l’ho fatto su un mio amico, ma francamente non ricordo se mi ha pagato. Un bel bracciale tribale, 7 ore per terminarlo, qualcosa di disumano. Sarà stato il 1995, e venti anni dopo siamo ancora amici.

GIGI FAGNI

Come vi siete conosciuti te e Rino? Quando avete deciso di lavorare insieme? Come mai a Pistoia?
Gigi: Io e Rino ci conosciamo oramai da una quindicina di anni, più o meno gli stessi anni di differenza che ci sono tra me e lui all’anagrafe. Oltre ad avermi fatto il primo tatuaggio abbiamo suonato insieme per alcuni anni ed è sicuramente la persona alla quale devo di più professionalmente, anche se non glielo dico mai. Quando abbiamo deciso di lavorare insieme, lavoravo già a Pistoia, dove avevo aperto un piccolo studio per restare vicino alla mia famiglia dopo la morte di mia sorella. Rino venne a lavorare qualche volta allo studio e gli piacque l’ambiente, io allo stesso tempo mi stavo annoiando di lavorare da solo. Era il 2007.
Rino: Gigi mi ha cercato per farsi il suo primo tatuaggio. Era minorenne ma io non lo sapevo, quella testa di cazzo.

Litigate mai per scegliere la musica da ascoltare in negozio? Qual’è il disco dell’estate 2015?
Rino: Litighiamo per tutto, non ultima la musica, anche perché non c’è niente di più importante. Disco dell’estate 2015 Prowler in the Yard dei Pig Destroyer, forse datato ma sempre fresco ed effervescente, come un mojito ghiacciato sulla spiaggia, per il giovane d’oggi che vuole stare al passo con la moda e sentirsi fico.
Gigi: Litighiamo di frequente per qualsiasi cosa, siamo toscani e in quanto tali litighiamo solo con chi ci sta a cuore. Non approvo il revival new wave nel quale è piombato da qualche tempo e i Queens of the Stone Age mi stanno proprio sul cazzo, mentre lui non condivide il mio interesse per determinate avanguardie sonore e non gli piace il punk rock. Disco dell’estate 2015 Easy Pain degli Young Widows, che è stato anche disco dell’inverno.

Vivere in una terra ricca di arte antica e artigianato come la Toscana influenza in qualche modo il tuo lavoro?
Gigi: Decisamente, anche se l’ho realizzato solo di recente. Lavorare in Toscana ti permette di vivere in una condizione sociale in cui il lavoro artistico, soprattutto se con dei risvolti artigianali, viene apprezzato ed incoraggiato.
Rino: Il mio lavoro “alternativo” non esisterebbe se non vivessi qui. Lavorare la pelle proviene dal mio passato di artigiano che attinge dalla tradizione dei maestri pellai toscani, quando non tatuo lavoro la pelle animale con gli antichi metodi dei costruttori di selle per cavallo.

Una volta i disegni si prendevano dal muro dello studio, ora quel muro è internet

Cosa pensi dei tatuatori che prendono le foto dei tatuaggi da Instagram e ci fanno gli stencil?
Gigi: Tutti ci rifacciamo all’iconografia del tatuaggio tradizionale, ma il fenomeno social network tende ad incoraggiare gli stili ed i soggetti più popolari e a cancellare la reinterpretazione dei classici che dovrebbe nascere da una visione personale.
Rino: Una volta i disegni si prendevano dal muro dello studio, ora quel muro è internet. Non è importante la fonte ma come la si reinterpreta.

Si possono fare buoni tatuaggi senza saper disegnare?
Gigi: Se dai una macchinetta in mano ad una scimmia in due anni può apprendere la tecnica perfettamente. Quello che fa la differenza è quello che viene espresso dall’opera, e per questo è necessario sapersi esprimere con il disegno, come un linguaggio ha bisogno di un vocabolario e di una grammatica. Nel tatuaggio realistico il sentimento che viene espresso nella maggioraza dei casi è quello legato alla riproduzione tecnica dell’immagine, il tatuaggio può essere una riproduzione di una foto senza errori ma anche senza alcuna energia vitale, più o meno come il cadavere di una giovane modella.
Rino: Certamente, come fare l’attore porno ed essere impotenti.

Chi sono gli artisti che ti hanno influenzato maggiormente?
Rino: Tutti quelli che mi hanno smosso qualcosa dentro, tatuatori e non.
Gigi: Tanti, ma se te ne devo dire un paio Marcus Pacheco alle macchinette e Professor Bad Trip ai pennelli.

Il nuovo studio sarà pronto i primi di settembre


Quando sarà pronto il nuovo Peekaboo? Cosa ci dobbiamo aspettare? Ospiti?
Gigi: Il nuovo studio sarà pronto i primi di settembre ma lo inaugureremo alla fine di ottobre, accogliendo tutti gli artisti internazionali che hanno collaborato con noi durante gli anni e dando ampio spazio a quelli che arriveranno per la prima volta.
Rino: Mi spiace per gli altri ma quando entrerete nel nuovo Peekaboo Tattoo Gallery capirete che non ce n’è più per nessuno. Per quanto riguarda gli ospiti, tutti i più grandi della scena mondiale.

Hai un consiglio per i giovani tatuatori?
Gigi: Se decidono di sedersi al tavolo devono alzare la posta, portare qualcosa di nuovo e interessante, lavorare duro per migliorare la qualità, oppure fanno meglio a stare a casa. Questo gioco è pieno di gente che fiuta i bluff.
Rino: Andate a fare i barbieri, ora come ora è molto più fico.

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