Le 10 scuse peggiori dei 5 stelle per giustificare gli autorimborsi | Rolling Stone Italia
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Le 10 scuse peggiori dei 5 stelle per giustificare gli autorimborsi

Elenco semiserio di tutte le possibili soluzioni allo scandalo che sta cambiando la campagna elettorale del movimento di Luigi Di Maio.

Le 10 scuse peggiori dei 5 stelle per giustificare gli autorimborsi

Foto Camilla Morandi / IPA

1. “I BONIFICI LI AVEVO MA ME LI HA MANGIATI IL CANE”

Praticamente il parlamentare beccato a tenersi i soldi dovrà assumere un atteggiamento contrito ma non troppo, e dichiarare pubblicamente con occhi bassi ma con tono fermo che lui i bonifici li aveva fatti poi mentre stava a casa gli hanno citofonato da giù che c’era un torto da raddrizzare o un disonesto da mortificare e allora lui è dovuto scendere di corsa e insomma è andata a finire che il cane gli ha mangiato le ricevute dei bonifici. Funziona meglio se il parlamentare possiede davvero un cane.

2. “DER POMATA”

E insomma io i soldi ce li avevo in mano e li stavo per portare alla banca quando Mandrake mi fa ‘a Poma’, se volemo gioca’ ‘sta tris, King, Soldatino e D’Artagnàn? e io gli faccio ma chi, Soldatino, un cavallaccio bono solo pe’ l’ammazzatora?, e insomma è andata a finire che è morta pora nonna (era tanto bona, ve lo po’ di’ pure er dottor Magalini) e i soldi li ho dovuti spendere per il funerale che insomma le sciagure so’ sciagure e pure Spartaco er Ventresca s’è commosso e m’ha dato una settimana de proroga, e voi no, vergognateve.

3. “ANCHE IN QUEI GIORNI”

Ormai siamo nel 2018 e di certe cose si può liberamente parlare, tanto che giustamente alcune coraggiose deputate hanno presentato una proposta di legge sul congedo mestruale, che prevede tre giorni di permesso al mese dal lavoro per le donne che soffrono di ciclo mestruale doloroso o dismenorrea. E figuriamoci se una donna che soffre piglia e si mette a uscire e andare in banca e versare i soldi, tanto quelli qua stanno, non vi fidate? L’unico problema è che questa scusa l’ha accampata un parlamentare che di nome fa Ugo.

4. “GOTTHOLD EPHRAIM LESSING”

Questo fatto che i grillini siano incolti e non conoscano il congiuntivo è chiaramente frutto della vergognosa propaganda della casta. I parlamentari che adottano la scusa Gotthold Ephraim Lessing hanno invece studiato all’Università della Vita e poi conseguito un master alla prestigiosa Università della Strada e quindi se ne escono con la frase (seconda solo a Buongiornissimoooo!) più famosa del web, cioè non è forse l’attesa del bonifico essa stessa il bonifico, soprattutto quando poi il bonifico non lo faccio?

5. “AMANUENSE”

Giuro che io il bonifico l’ho fatto. Mi sono procurato una pregiata penna d’oca, ne ho sapientemente sagomato la forma acciocché s’adagiasse docile nell’incavo della mia mano. Poscia, mescolando con perizia, ho estratto una sospensione ottenuta con carbone, acqua e gomma arabica e la ho usata come inchiostro, preferendola al più moderno ma meno nobile inchiostro ferro-gallico (fatto da volgari galle di quercia, poffarre), però si vede che quando ho consegnato la richiesta di bonifico al cassiere l’inchiostro si è seccato, è scivolato via dalla pergamena ed ecco dunque spiegato il fattaccio. Internet? Conto corrente on line? Cos’è?

6. “E ALLORA IL PD?”

E allora il PD che ventimila miliardi di indagati? Eh? Eh? Eh? E allora il gol di Muntari? Eh? Eh? Eh? E allora Big Pharma? Eh? Eh? Eh? E allora la pasta e piselli come la faceva mammà non la faceva nessuno? Eh? Eh? Eh? E allora Favino a Sanremo? Eh? Eh? Eh? E allora le scie kimike? Eh? Eh? Eh? Va detto che questa è probabilmente la scusa più cretina, ma alla fine è quella più efficace, che uno pur di non sentire più quel cazzo di Eh? Eh? Eh? non solo ti abbuona il bonifico ma se prometti che ti stai zitto ti regala pure una ventina di euro.

7. “CHE SARA’ MAI UN MILIONE?”

Per usare questa scusa sarà bene che i parlamentari si vestano da Principe di Casador e Marchese Padre del Marchesino, si rechino in casa del cuoco Gaetano Semmolone e pronuncino la famosa frase un milione di rimborsi? Ma chi li ha visti mai!, e l’altro: Chi li ha visti mai, interi! Perché noi usiamo gli scèc! Ogni scèc è così! E lui lo sa. Lo so che è tale e quale a Miseria e Nobiltà, ma anche la scusa fa tanto ridere.

8. “STAVAMO FACENDO I CONTEGGI PER LE PARLAMENTARIE”

Allora io lo so che voi adesso scherzate e sfottete ma guardate che qua uno per le parlamentarie deve prendere il tablet, accenderlo, collegarsi al sito, autenticarsi, votare, imballare il tablet, andare fino alla posta, aspettare il turno (che poi non sia mai trovate la Bonino quella vi passa avanti con la scusa che lei è un patrimonio della democrazia), spedirlo alla Casaleggio Associati che deve poi aprire il pacco, controllare il voto, ri-imballare il tablet e rispedirvelo: mica è una passeggiata, c’è un botto di lavoro da fare e poi è normale che uno si scorda di fare il bonifico, non siamo mica fiaschi, che si abboffano.

9. “MI SONO TROMBATO LA MOGLIE DEL CASSIERE ADETTO AI BONIFICI E LUI MESCHINAMENTE SI E’ VENDICATO”

Quello è stesso il guaio di essere troppo bellie di piacere troppo alle femmine, che poi è la caratteristica comune dei parlamentari grillini, che tu li vedi e ti chiedi ohibò, ma sono al concorso di Mister Universo o a una riunione di deputati del MoViMeNto?

10. “GIGINO DI MAIO”

Questa più che una scusa è un’audace strategia di depistaggio che consiste nel far coniugare un verbo a Di Maio. Lo strafalcione che ne segue terrà impegnati tutti i media italiani per almeno un anno. Va detto che la suddetta strategia è però stata inventata dal PD che, le ultime tre volte che ha fatto parlare la ministra Fedeli, ha approfittato della caciara e delle risate suscitate dall’uso disinvolto della lingua italiana per far approvare l’articolo 18, annettersi l’Austria e chiudere l’Unità.