Star Wars: Il Risveglio della Forza | Rolling Stone Italia
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Star Wars: Il Risveglio della Forza

Leggi la recensione dell'Episovio VII di Star Wars su Rollingstone.it

Abbiamo passato mesi nel terrore che JJ Abrams e la Disney potessero dare il colpo di grazia alla saga di Star Wars. Ma come succede dopo un grande spavento, non siamo mai stati tanto felici di sbagliarci. Più di così il regista non poteva fare nel settimo capitolo Il Risveglio della Forza, riuscendo a conferire un'atmosfera e un'estetica perfette: come negli originali ma con campi ancora più lunghi e inquadrature mozzafiato, frutto della tecnologia un tantino più avanzata rispetto agli anni Settanta.E come nella nostra realtà, i fatti narrati nell'episodio VII sono sì ambientati una trentina di anni dopo il Ritorno dello Jedi. Formano però una trama talmente simile alla saga originale—parliamo di droidi fondamentali alla buona riuscita della storia, personaggi ignari della Forza che però si ritrovano ad avere capacità Jedi o pianeti distrutti da morti nere—che la definizione più corretta sta a metà tra il sequel e il reboot. Ciò non significa che le scelte di Abrams e dei collaboratori come Lawrence Kasdan siano state poco coraggiose. Anzi, il vero stupore è stato nel constatare la crudezza di alcune scene (molto più che negli episodi figli di Lucas), nonostante si tratti pur sempre di un film della DIsney. Anche di spunti per ridere ce n'è, ma lo humour non scade mai nella banalità delle battute di Obi Wan Kenobi nei prequel.Veniamo al cast, altro punto decisivo segnato dalla regia. Qui l'equilibrio fra personaggi classici e nuovi si è incastrato perfettamente con la trama, senza mai creare forzature. Harrison Ford potrà sembrare il nonno di Han Solo ormai, ma quando sorride con la bocca storta è ancora perfettamente lui. Specie quando rivede dopo tanto tempo la sua Leia, ora generale delle forze ribelli. Non aspettatevi però di riconoscere molti dei nomi illustri come Andy Serkis (nei panni del Leader Supremo Snoke) e Simon Pegg tanto sbandierati dai tabloid negli ultimi tempi. Ammesso che riusciate a riconoscerli dalla voce in lingua originale, l'attenzione sarà comunque catturata dalle vicende magnetiche di quelli principali—Kylo Ren e il suo dramma esistenziale, la purezza del sentimento fra la giovane Rey e Finn, il trooper che ha deciso di ribellarsi.Oltre alla Forza, a risvegliarsi saranno anche i milioni di fan della prima trilogia, scontenti per la piega comica intrapresa da Lucas nei prequel (specialmente nell'episodio I, specialmente Jar Jar Binks). L'unico dubbio è se, alla luce di tutti gli episodi e spin off programmati, Star Wars riuscirà a reggere il confronto con questo Episodio VII. L'unica certezza finora è che siamo rientrati in un tunnel da cui non usciremo fino al 2019 o giù di lì.ibs_button

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Abbiamo passato mesi nel terrore che JJ Abrams e la Disney potessero dare il colpo di grazia alla saga di Star Wars. Ma come succede dopo un grande spavento, non siamo mai stati tanto felici di sbagliarci. Più di così il regista non poteva fare nel settimo capitolo Il Risveglio della Forza, riuscendo a conferire un’atmosfera e un’estetica perfette: come negli originali ma con campi ancora più lunghi e inquadrature mozzafiato, frutto della tecnologia un tantino più avanzata rispetto agli anni Settanta.

E come nella nostra realtà, i fatti narrati nell’episodio VII sono sì ambientati una trentina di anni dopo il Ritorno dello Jedi. Formano però una trama talmente simile alla saga originale—parliamo di droidi fondamentali alla buona riuscita della storia, personaggi ignari della Forza che però si ritrovano ad avere capacità Jedi o pianeti distrutti da morti nere—che la definizione più corretta sta a metà tra il sequel e il reboot. Ciò non significa che le scelte di Abrams e dei collaboratori come Lawrence Kasdan siano state poco coraggiose. Anzi, il vero stupore è stato nel constatare la crudezza di alcune scene (molto più che negli episodi figli di Lucas), nonostante si tratti pur sempre di un film della DIsney. Anche di spunti per ridere ce n’è, ma lo humour non scade mai nella banalità delle battute di Obi Wan Kenobi nei prequel.

Veniamo al cast, altro punto decisivo segnato dalla regia. Qui l’equilibrio fra personaggi classici e nuovi si è incastrato perfettamente con la trama, senza mai creare forzature. Harrison Ford potrà sembrare il nonno di Han Solo ormai, ma quando sorride con la bocca storta è ancora perfettamente lui. Specie quando rivede dopo tanto tempo la sua Leia, ora generale delle forze ribelli. Non aspettatevi però di riconoscere molti dei nomi illustri come Andy Serkis (nei panni del Leader Supremo Snoke) e Simon Pegg tanto sbandierati dai tabloid negli ultimi tempi. Ammesso che riusciate a riconoscerli dalla voce in lingua originale, l’attenzione sarà comunque catturata dalle vicende magnetiche di quelli principali—Kylo Ren e il suo dramma esistenziale, la purezza del sentimento fra la giovane Rey e Finn, il trooper che ha deciso di ribellarsi.

Oltre alla Forza, a risvegliarsi saranno anche i milioni di fan della prima trilogia, scontenti per la piega comica intrapresa da Lucas nei prequel (specialmente nell’episodio I, specialmente Jar Jar Binks). L’unico dubbio è se, alla luce di tutti gli episodi e spin off programmati, Star Wars riuscirà a reggere il confronto con questo Episodio VII. L’unica certezza finora è che siamo rientrati in un tunnel da cui non usciremo fino al 2019 o giù di lì.

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