Shura – Nothing’s real | Rolling Stone Italia
Recensioni

Shura – Nothing’s real

Leggi la nostra recensione di Shura su Rollingstone.it

Forse non farò una gran figura, ma ammetto che non avevo mai sentito neanche nominare Shura fino a quando, più o meno a marzo scorso, Four Tet ha pubblicato dal nulla un remix della sua Touch. Una canzone che avrebbe tutte le carte in regola per diventare una hit definitiva – piglio R&B, produzione impeccabile, un gusto estetico e sonoro che prende la Madonna (nel senso di Louise Veronica) del 1984 e la trasporta nel futuro – ma che riesce a sfuggire ai cliché tipici del mainstream contemporaneo pur essendo pop nella sua forma più pura. Probabilmente quando fra qualche anno avremo la mente lucida per analizzare secondo una prospettiva storica la musica di questi anni, ci renderemo conto di come l’epoca che stiamo vivendo adesso sia stata segnata dall’abbattimento degli steccati imposti dai generi e di come questo abbia finito per dare vita a una nuova leva di autori/produttori (le due figure ormai sono perfettamente sovrapponibili) capaci di far convivere una sensibilità popolare con un approccio alla materia musicale libero e figlio orgoglioso dell’underground. Nothing’s Real in questo senso è un esempio perfetto: è poppissimo, facile e diretto, eppure raffinato nel suo essere volutamente grezzo. Semplice. Un disco nato in cameretta, ma che non nasconde di avere ambizioni da classifica. Per certi versi Shura (mancuniana di origine russa, classe 1991), si muove su territori simili a quelli già calcati da Blood Orange, ma se Dev Haynes appare come un profondo studioso e conoscitore della black music, in lei prevale una sorta di incoscienza che la fa apparire di botto come una delle novità più interessanti in giro. Il suo segreto sono senza dubbio le canzoni (la già citata Touch, ma anche Kidz‘n’ Stuff, e la stessa Nothing’s Real), ma pure il non avere paura di infilare in un lavoro del genere brani che sfiorano tranquillamente lunghezze da suite psichedeliche e che nella loro stramberia si rivelano ideali per comprendere la natura stessa di questo progetto. Insomma, potremmo avere trovato il disco di questa estate. Vi fidate?

Leggi la nostra recensione di Shura su Rollingstone.it

Forse non farò una gran figura, ma ammetto che non avevo mai sentito neanche nominare Shura fino a quando, più o meno a marzo scorso, Four Tet ha pubblicato dal nulla un remix della sua Touch. Una canzone che avrebbe tutte le carte in regola per diventare una hit definitiva – piglio R&B, produzione impeccabile, un gusto estetico e sonoro che prende la Madonna (nel senso di Louise Veronica) del 1984 e la trasporta nel futuro – ma che riesce a sfuggire ai cliché tipici del mainstream contemporaneo pur essendo pop nella sua forma più pura. Probabilmente quando fra qualche anno avremo la mente lucida per analizzare secondo una prospettiva storica la musica di questi anni, ci renderemo conto di come l’epoca che stiamo vivendo adesso sia stata segnata dall’abbattimento degli steccati imposti dai generi e di come questo abbia finito per dare vita a una nuova leva di autori/produttori (le due figure ormai sono perfettamente sovrapponibili) capaci di far convivere una sensibilità popolare con un approccio alla materia musicale libero e figlio orgoglioso dell’underground. Nothing’s Real in questo senso è un esempio perfetto: è poppissimo, facile e diretto, eppure raffinato nel suo essere volutamente grezzo. Semplice. Un disco nato in cameretta, ma che non nasconde di avere ambizioni da classifica. Per certi versi Shura (mancuniana di origine russa, classe 1991), si muove su territori simili a quelli già calcati da Blood Orange, ma se Dev Haynes appare come un profondo studioso e conoscitore della black music, in lei prevale una sorta di incoscienza che la fa apparire di botto come una delle novità più interessanti in giro. Il suo segreto sono senza dubbio le canzoni (la già citata Touch, ma anche Kidz‘n’ Stuff, e la stessa Nothing’s Real), ma pure il non avere paura di infilare in un lavoro del genere brani che sfiorano tranquillamente lunghezze da suite psichedeliche e che nella loro stramberia si rivelano ideali per comprendere la natura stessa di questo progetto. Insomma, potremmo avere trovato il disco di questa estate. Vi fidate?

Altre notizie su:  Shura