Sergio Algozzino - Storie di un’attesa | Rolling Stone Italia
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Sergio Algozzino – Storie di un’attesa

Tre storie, una nell’Ottocento, una a inizio Novecento e una negli anni ‘90, in cui i protagonisti aspettano qualcosa. Leggi la recensione su RollingStone.it

Una partita a scacchi giocata via posta, aspettando la nuova mossa di un avversario sconosciuto, e un ragazzino degli anni ’90 che attende la ragazza dei suoi sogni sotto casa. Sono due delle vicende sospese che compongono il fumetto Storie di un’attesa di Sergio Algozzino, una riflessione sui lunghissimi momenti vuoti tra un evento e l’altro, momenti che poi così vuoti non sembrano essere: l’attesa per un qualcosa può per esempio coincidere con la vita stessa.Algozzino alterna vicende opposte – dal nobiluomo pronto a visitare la Terrasanta al ragazzo che non si sbriga a baciare la sua compagna – concentrandosi sul momento: non è importante sapere perché i personaggi aspettano, l’obiettivo è solo sul misto di speranza e trepidazione tipica dell’attesa. Un sentimento in grado di evolversi col tempo: le vicende ottocentesche sono ben diverse da quelle di inizio Novecento e ancora di più da quelle degli anni ’90, e il concetto d’attesa di oggi ha contorni ancora diversi grazie a smartphone, Facebook e le spunte verdi di Whatsapp. Verrebbe spontaneo dire che l’attesa nel XXI secolo sia più tollerabile, ma non è così. Anzi, in tempi di aggiornamenti e notifiche continue, la lentezza di una partita a scacchi è quasi un sollievo, oltre che l’ispirazione per la storia migliore di Storie di un’attesa, ambientata in una bellissima Palermo che Algozzino rende magnificamente.“Quanto è cambiato il nostro modo di rapportarci a una semplice attesa?”, si chiede il ragazzino degli anni ’90, e questa è la domanda chiave del libro, ma la sua risposta è mutevole. Il progresso tecnologico e sociale ha cambiato il nostro approccio a questi momenti vuoti, ma non ha cancellato l’attesa. Anzi, leggendo le storie di Algozzino si capisce che, a cambiare, sono state solo le cose che facciamo mentre aspettiamo. Da questo punto di vista, le vicende del libro sono lontanissime le une dalle altre, pur essendo tutte uguali. E non poteva andare diversamente.

Tre storie, una nell’Ottocento, una a inizio Novecento e una negli anni ‘90, in cui i protagonisti aspettano qualcosa. Leggi la recensione su RollingStone.it

Una partita a scacchi giocata via posta, aspettando la nuova mossa di un avversario sconosciuto, e un ragazzino degli anni ’90 che attende la ragazza dei suoi sogni sotto casa. Sono due delle vicende sospese che compongono il fumetto Storie di un’attesa di Sergio Algozzino, una riflessione sui lunghissimi momenti vuoti tra un evento e l’altro, momenti che poi così vuoti non sembrano essere: l’attesa per un qualcosa può per esempio coincidere con la vita stessa.

Algozzino alterna vicende opposte – dal nobiluomo pronto a visitare la Terrasanta al ragazzo che non si sbriga a baciare la sua compagna – concentrandosi sul momento: non è importante sapere perché i personaggi aspettano, l’obiettivo è solo sul misto di speranza e trepidazione tipica dell’attesa. Un sentimento in grado di evolversi col tempo: le vicende ottocentesche sono ben diverse da quelle di inizio Novecento e ancora di più da quelle degli anni ’90, e il concetto d’attesa di oggi ha contorni ancora diversi grazie a smartphone, Facebook e le spunte verdi di Whatsapp. Verrebbe spontaneo dire che l’attesa nel XXI secolo sia più tollerabile, ma non è così. Anzi, in tempi di aggiornamenti e notifiche continue, la lentezza di una partita a scacchi è quasi un sollievo, oltre che l’ispirazione per la storia migliore di Storie di un’attesa, ambientata in una bellissima Palermo che Algozzino rende magnificamente.

“Quanto è cambiato il nostro modo di rapportarci a una semplice attesa?”, si chiede il ragazzino degli anni ’90, e questa è la domanda chiave del libro, ma la sua risposta è mutevole. Il progresso tecnologico e sociale ha cambiato il nostro approccio a questi momenti vuoti, ma non ha cancellato l’attesa. Anzi, leggendo le storie di Algozzino si capisce che, a cambiare, sono state solo le cose che facciamo mentre aspettiamo. Da questo punto di vista, le vicende del libro sono lontanissime le une dalle altre, pur essendo tutte uguali. E non poteva andare diversamente.

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