Pink Floyd: Their Mortal Remains, la recensione | Rolling Stone Italia
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Tutti i misteri dei Pink Floyd in un libro d’arte

'Their Mortal Remains' verrà presentato oggi a Bookcity Milano. Il volume edito da Skira ripercorre la storia della band da prospettive diverse: le locandine dell'UFO Club, le cover dello studio Hipgnosis, i progetti delle scenografie e i testi manoscritti

Dall’identità del protagonista di Arnold Layne, la storia di un travestito che rubava i vestiti alle ragazze, alla catastrofe interiore di Syd Barrett, dalle copertine surreali fino ai segreti in ogni suono di chitarra: l’universo dei Pink Floyd è sempre stato imperscrutabile. Un po’ come quel ritratto in cui si nascondono tutti il viso, e che apre Their Mortal Remains, volume figlio della mostra omonima, inaugurata per il 50° anniversario dell’esordio discografico della band, quell’Arnold Layne che ha insegnato a David Bowie “a cantare senza nascondere il mio accento, a essere solo me stesso”.

Il volume, cui ha collaborato Nick Mason – ormai memoria vivente del gruppo –, ripercorre la storia dell’underground londinese attraverso le locandine dell’UFO Club, dove suonavano avvolti in ombre surreali, create stirando preservativi su un proiettore; ci sono le copertine dello studio Hipgnosis e i progetti delle scenografie del tour di The Wall. E poi manoscritti, foto e altri reperti. Qualcuno dirà che Their Mortal Remains è l’ennesima operazione nostalgia, e forse ha ragione. Ma è di quelle buone, il contrario di chi si è messo a rifare il Live at Pompeii e all’inaugurazione della mostra non si è presentato.

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