Recensione: 'Good Luck' di Not Waving | Rolling Stone Italia
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Not Waving non si adatta a niente

C'è qualcosa di fortemente punk nell'ultimo 'Good Luck', per fortuna

Una volta Alessio Natalizia ha detto di fare “musica inascoltabile ma con un’attitudine pop”. Come se sapesse che il suo alias Not Waving non potrà mai diventare i Chainsmokers (e sia anche ringraziato il Cielo) però, proprio come i pezzoni da classifica, riesce immediatamente a essere chiaro negli intenti.

Good Luck è ancora più esplicito del suo antenato Animals, ancora più slegato da quelle due o tre regole estetiche che di solito bastano per appiccicarti addosso l’adesivo “techno” o “nostalgico” o cose così.

Watch Yourself è troppo sghemba per essere Blur, Me Me Me troppo sintetica per essere Fugazi, Where Are We troppo acida persino per DJ Pierre.

C’è qualcosa di fortemente punk in questo non adattarsi a niente. Eppure, proprio come succede quando accendi la radio su una stazione pop, ti ritrovi a capire da subito il pezzo che stai ascoltando. E quando capisci sei a tuo agio, ti stai godendo quello che ascolti. Benedico il giorno in cui Alessio ha comprato un computer.

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