Nick Cave: Mercy on Me, la recensione della graphic novel | Rolling Stone Italia
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‘Nick Cave: Mercy on Me’ è una biografia anomala e folle

Dopo Johnny Cash ed Elvis, la matita di Reinhard Kleist ha scelto Nick Cave. La sua graphic novel schiva il successo e si concentra sui rapporti d'amore e d'amicizia

Quelle di Kleist non sono vere e proprie biografie. Sono racconti basati su storie vere, certo, ai quali però si intrecciano particolari di fiction, allegorie spesso dissonanti con il personaggio raccontato. Il tutto confluisce in un meccanismo ormai ben oliato in grado di raccontare, dopo Johnny Cash ed Elvis, Nick Cave in Nick Cave. Mercy on Me (Bao Publishing).

Una storia che segue il musicista dagli albori australiani agli anni del punk, dall’arrivo a Londra alle droghe e ai primi concerti di successo; quindi la fuga dalla pioggia inglese e il riparo a Berlino, dove Cave scopre “band incredibili. Non so neanche pronunciare i loro nomi” (parliamo degli Einstürzende Neubauten). Un documentario folle che non si concentra sulla “fama”, ma anzi la schiva sapientemente per concentrarsi sui rapporti d’amore e d’amicizia di Cave, le sue tribolazioni, il gelo della sua camera berlinese, le preoccupazioni dei suoi amici.

Quando poi il nostro “ce la fa”, ecco che tali problematiche continuano a esistere, perché il successo, specie se ci si chiama Nick Cave, non risolve poi granché. Una buona scelta per chi già conosce bene questo artista: una biografia anomala da affiancare a una più “ufficiale”.

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