Monster Hunter, la recensione | Rolling Stone Italia
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Monster Hunter, oggi si va a caccia di mostri

Il quinto capitolo della serie di giochi tra i più venduti in Giappone, promette di conquistare (anche) l’Occidente. Pronto a fare la conoscenza di nemici parecchio incazzati.

Sebbene questa sia una rivista di musica, leggendo il nome B’z, probabilmente, farete delle sconsolate spallucce. Eppure si tratta del più venduto gruppo giapponese nel mondo, con oltre 80 milioni di album piazzati. Allo stesso modo non stupisce apprendere che la serie di videogame Monster Hunter è una delle più vendute nel Sol Levante, ma nell’Occidente ha sempre faticato a raggranellare numeri sostanziosi.

Per porvi rimedio Capcom, il produttore, deciso di iniettare steroidi al cosiddetto “game loop” del suo gioiello, vale a dire il componente che racchiude le principali meccaniche di gioco. Di base, Monster Hunter: World, il nuovo capitolo, è un gioco di ruolo nel quale un personaggio privo di particolari doti diventa un cacciatore di enormi e meravigliosi mostri, da catturare o uccidere per amore della ricerca scientifica.

Le caratteristiche del nostro eroe migliorano in base al tipo di approccio al gioco e, soprattutto, in base alle armi scelte di volta in volta per inseguire e avere la meglio sui pachidermici bestioni, di cui il gioco è ricchissimo. A questa struttura, che ha reso la serie di Capcom un fenomeno capace di tenere bloccati davanti allo schermo milioni di giapponesi, da quando vanno al lavoro nella metropolitana di Tokyo a quando distendono le stanche membra su uno shikibuton, i designer hanno deciso di aggiungere molti elementi open world.

Se fino a Monster Hunter 4 l’ambiente era quasi un orpello, con World condiziona le strategie di gioco. Parliamo della possibilità di interagire con vegetazione e decine di personaggi, certo, ma anche di come i mostri, ora, sfruttano l’ambiente per nascondersi, sfuggire, tendere imboscate. E questa, in effetti, è una dinamica che al mercato occidentale piace moltissimo, se pensiamo al successo di titoli quali Skyrim e The Witcher 3. Un paragone valido solo per alcuni aspetti, comunque, visto che World è un vero Monster Hunter, dove il divertimento principale è cacciare mostri.

L’enfasi, per questo, rimane sul combattimento. Raffinato, strategico, lungo e spesso frustrante, ma che, una volta terminato con una vittoria, regala una soddisfazione senza pari. Con il valore aggiunto di una modalità a singolo giocatore che si regge sulle proprie gambe, ma che, all’occorrenza, si arricchisce di una modalità online da giocare sempre da soli, oppure in co-op, cioè in squadre di cacciatori umani, che si ritrovano per abbattere le belve più tenaci.

Se non vi è mai sfiorata l’idea di giocare a un Monster Hunter: World è il modo migliore per approcciare alla serie di Capcom, anche perché, per la prima volta, il lato tecnico non è un atto di fede da parte dei fan. La grafica è superlativa, ricca di dettagli e veloce. Il sonoro, curato, si rifà a effetti audio funzionali al gioco, perché offrono informazioni preziose sulla posizione e la distanza dei mostri che state affrontando. Difetti? La perfezione non è di questo mondo, figuriamoci se lo è di uno popolato da mostri giganteschi e incazzati: il nuovo Monster Hunter richiede, specie all’inizio, grande dedizione e pazienza. Forse troppa per il mercato occidentale.

Forse troppo poca, per quello orientale, più abituato alle partenze frustranti e noiose dei precedenti capitoli. Solo dopo qualche ora di applicazione, infatti, inizieranno ad arrivare le prime, vere, soddisfazioni. Ed è comunque nulla in confronto al primo ascolto di Loose, il più venduto album dei B’z. Credetemi.