Luz - Catarsi | Rolling Stone Italia
Recensioni

Luz – Catarsi

Dopo gli attacchi dell’11 settembre molte persone, soprattutto negli Stati Uniti, pensarono che lo humour aveva perso, sopraffatto da quella tragedia: la risata divenne un tabù e solo con il ritorno in onda di David Letterman il Paese capì che poteva tornare a ridere, senza per questo offendere le sue vittime. Quest’anno la Francia – […]

Dopo gli attacchi dell’11 settembre molte persone, soprattutto negli Stati Uniti, pensarono che lo humour aveva perso, sopraffatto da quella tragedia: la risata divenne un tabù e solo con il ritorno in onda di David Letterman il Paese capì che poteva tornare a ridere, senza per questo offendere le sue vittime. Quest’anno la Francia – e l’Europa tutta – hanno vissuto una tragedia simile, con meno vittime, ma un carico simbolico altrettanto micidiale: la strage nella redazione di Charlie Hebdo lo scorso 7 gennaio, che è costata la vita a 12 persone (11 i feriti). La storia è nota: tra le poche firme del giornale a salvarsi ci fu Luz (nome d’arte del vignettista Rénald Luzier), arrivato al giornale con estremo ritardo, perché la sera prima aveva festeggiato il suo compleanno.CATARSI p6 okCatarsi (BAO Publishing) parla di quello che è successo dall’8 gennaio in poi, l’inizio della sua nuova vita da superstite sotto protezione, inseguito da pericoli reali e fantasmi, sensi di colpa, nodi alla gola (al suo ha dato persino un nome, Ginette). È un libro potentissimo, composto da tavole pregne di quella che chiamano risata verde, la più disperata di tutte: c’è il complottaro che crede siano stati gli ebrei a colpire Charlie, c’è Luz, la sua compagna e la scorta in intimità collettiva, c’è il pugno chiuso e una chiacchierata con la tomba di Charb; e poi un esaurimento nervoso, il sesso rabbioso e una lenta elaborazione del lutto. L’approccio Charlie Hebdo – anche se Luz ha abbandonato la rivista lo scorso maggio – rimane nell’assenza di pietà e malizia: il nostro colpisce tutti, concentrandosi su se stesso, ma arrivando a quelli che disegnavano matite in onore della rivista e ai politici che sfilano per la libertà d’espressione.La dedica di Luz recita: “A quelli che se sono andati via, per quelli che restano”. È abbastanza chiaro quale dei due gruppi sia più in difficoltà.ibs_button

Dopo gli attacchi dell’11 settembre molte persone, soprattutto negli Stati Uniti, pensarono che lo humour aveva perso, sopraffatto da quella tragedia: la risata divenne un tabù e solo con il ritorno in onda di David Letterman il Paese capì che poteva tornare a ridere, senza per questo offendere le sue vittime. Quest’anno la Francia – e l’Europa tutta – hanno vissuto una tragedia simile, con meno vittime, ma un carico simbolico altrettanto micidiale: la strage nella redazione di Charlie Hebdo lo scorso 7 gennaio, che è costata la vita a 12 persone (11 i feriti). La storia è nota: tra le poche firme del giornale a salvarsi ci fu Luz (nome d’arte del vignettista Rénald Luzier), arrivato al giornale con estremo ritardo, perché la sera prima aveva festeggiato il suo compleanno.

CATARSI p6 ok

Catarsi (BAO Publishing) parla di quello che è successo dall’8 gennaio in poi, l’inizio della sua nuova vita da superstite sotto protezione, inseguito da pericoli reali e fantasmi, sensi di colpa, nodi alla gola (al suo ha dato persino un nome, Ginette). È un libro potentissimo, composto da tavole pregne di quella che chiamano risata verde, la più disperata di tutte: c’è il complottaro che crede siano stati gli ebrei a colpire Charlie, c’è Luz, la sua compagna e la scorta in intimità collettiva, c’è il pugno chiuso e una chiacchierata con la tomba di Charb; e poi un esaurimento nervoso, il sesso rabbioso e una lenta elaborazione del lutto. L’approccio Charlie Hebdo – anche se Luz ha abbandonato la rivista lo scorso maggio – rimane nell’assenza di pietà e malizia: il nostro colpisce tutti, concentrandosi su se stesso, ma arrivando a quelli che disegnavano matite in onore della rivista e ai politici che sfilano per la libertà d’espressione.

La dedica di Luz recita: “A quelli che se sono andati via, per quelli che restano”. È abbastanza chiaro quale dei due gruppi sia più in difficoltà.

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