La recensione di 'Add Violence' dei Nine Inch Nails | Rolling Stone Italia
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L’omaggio al vuoto dei nuovi Nine Inch Nails

'Add Violence', il nuovo lavoro della band di Trent Reznor, poteva essere uno dei migliori della band, peccato per la poca carne al fuoco

Reznor ha sempre puntato alla malleabilità artistica di David Bowie, incanalando, come lui, le sue ansie in nuovi territori musicali. E il suo ultimo lavoro contiene tutta la solita rabbia, ma con la moderazione di un uomo maturo. La semplicità dell’approccio del duo è la chiave di lettura di Add Violence, fin dall’apertura. “Welcome oblivion. Did it fix what was wrong inside?”, canta Reznor alla fine del primo pezzo, Less Than.

Ma visto che quella sensazione di vuoto, che Reznor ha omaggiato in ogni lavoro, non ha mai sistemato nulla, è diventata ormai il terzo membro dei NIN. L’unico momento debole è The Lovers, un po’ troppo depressa anche per Reznor.

Rallenta la spinta di quella che è altrimenti una forte dichiarazione di ansia: un lavoro che avrebbe potuto collocarsi tra i lavori migliori della band, se avessero messo un po’ più di carne al fuoco.

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