Un bel gelato in compagnia dei Phoenix | Rolling Stone Italia
Recensioni

La lettera d’amore all’Italia firmata dai Phoenix

La band parigina si è presa una sbronza di Italia anni 60-70-80, dando al nuovo album il titolo di "Ti Amo". Leggi la recensione

Mat Hayward/FilmMagic

Mat Hayward/FilmMagic

Quando nelle scorse settimane hanno iniziato a prendere forma tutti questi bizzarri titoli in italiano che animano il disco dei Phoenix (dalla stessa Ti Amo a Fior Di Latte, o ancora Via Veneto o Telefono) non ero troppo fiducioso. Diciamo che ero… incuriosito. Perché l’infinite coolness della band di Mars era davanti a una prova difficile: come si fa a fare una canzone intitolata Ti Amo e farla suonare come un pezzo dei Phoenix e non come una melensa ballata anni ’60 italiana oppure come una di quelle operazioni furbette di bieco marketing destinate ai mercati più sensibili (di cui noi siamo maestri con i dischi in spagnolo)?

Quelle parole buttate lì nella lingua di Dante suonano più come un divertissement di Mars (che dell’Italia ha fatto la sua patria adottiva, sposandosi con Sofia Coppola a Bernalda, provincia di Matera, e chiamando la secondogenita Cosima) che come un’operazione artistica pensata e portata a termine. E il bello è che è proprio così. Perché il pop è anche questo. Visto che di puro pop si tratta. Lasciate perdere ogni altra etichetta, questo album è una distesa di chitarrine e tastierine incredibilmente catchy, di ritmi tra la disco e la dance, con poche ballad (l’essenziale Via Veneto, tutta arpeggiatori e riverberi, una dedica alle Vacanze Romane). A definire ancora meglio il concetto di easy-listening è anche l’assenza di quella traccia strumentale che ha caratterizzato finora i dischi dei Phoenix e che invece qui, magicamente, non c’è. Stilisticamente il disco si avvicina molto alle produzioni di Wolfgang Amadeus Phoenix o addirittura del folgorante esordio United (2000). La voce di Mars non è proprio fresca come in passato – e, a dirla tutta, adotta alcune soluzioni vocali già sentite, provate a mettere a confronto alcuni pasaggi di Fior di Latte con Love for Granted del 2004 – ma suona come una nuvola che porta un po’ di refrigerio in un disco torrido, impacchettato per l’estate. Da tenere nelle cuffiette per tutti i mesi caldi, da accompagnare con abbondante gelato. Fior di latte, ovviamente.

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