John Crowley - Brooklyn | Rolling Stone Italia
Recensioni

John Crowley – Brooklyn

Ci saranno film più importanti o più appariscenti quest’anno, ma nessuno più incantevole di Brooklyn. Ho adorato ogni singolo minuto di questo film. La fantastica Saoirse Ronan (Espiazione, Hanna) accende lo schermo con una performance che ruba un pezzo di cuore. Ambientato nel 1952, il film affronta l’esperienza dell’emigrante attraverso gli occhi di Eilis Lacey […]

Ci saranno film più importanti o più appariscenti quest’anno, ma nessuno più incantevole di Brooklyn. Ho adorato ogni singolo minuto di questo film. La fantastica Saoirse Ronan (Espiazione, Hanna) accende lo schermo con una performance che ruba un pezzo di cuore. Ambientato nel 1952, il film affronta l’esperienza dell’emigrante attraverso gli occhi di Eilis Lacey (Ronan), una ragazza timida che l’Irlanda in crisi economica lascia senza più scelte. Può essere un fardello a casa per la madre e la sorella, oppure può salire su una nave diretta a New York e cercare di procurarsi da vivere in una terra straniera. Diretto con abilità e sentimento da John Crowley (Boy A, Intermission), il film sa rendere palpabile la solitudine di Eilis al suo ingresso nella pensione diretta con mano ferma da Ma Kehoe (un’eccellente Julie Walters). Ma con l’aiuto di un prete (Jim Broadbent) e di un’empatica caporeparto nel grande magazzino in cui lavora (Jessica Paré), la nostalgica Eilis inizia a uscire dal suo guscio. L’amore, ovviamente, ne è la prima causa. A un ballo, Eilis incontra Tony (Emory Cohen), un idraulico italiano che dimostra subito una sfacciata infatuazione per lei. Cohen elettrizza Eilis e l’intero film, trasformando un ruolo convenzionale in qualcosa di meravigliosamente fresco ed emozionante. Eilis è timida e virginale, ma non ingenua. Questa storia d’amore e di scontro tra culture regala al film una carica erotica che rende plausibile la tentazione di Eilis di mettere radici su un suolo alieno. Per un po’, almeno. Richiamata in Irlanda da una crisi familiare, l’ormai indipendente Eilis riuscirà a comprendere il valore di ciò che aveva lasciato. Ora può trovare un lavoro, prendersi cura della madre e costruire un legame con Jim Farrell (Domhnall Gleeson, splendido), il giovanotto che una volta aveva respinto giudicandolo un damerino.

Ci saranno film più importanti o più appariscenti quest’anno, ma nessuno più incantevole di Brooklyn. Ho adorato ogni singolo minuto di questo film. La fantastica Saoirse Ronan (Espiazione, Hanna) accende lo schermo con una performance che ruba un pezzo di cuore. Ambientato nel 1952, il film affronta l’esperienza dell’emigrante attraverso gli occhi di Eilis Lacey (Ronan), una ragazza timida che l’Irlanda in crisi economica lascia senza più scelte. Può essere un fardello a casa per la madre e la sorella, oppure può salire su una nave diretta a New York e cercare di procurarsi da vivere in una terra straniera. Diretto con abilità e sentimento da John Crowley (Boy A, Intermission), il film sa rendere palpabile la solitudine di Eilis al suo ingresso nella pensione diretta con mano ferma da Ma Kehoe (un’eccellente Julie Walters). Ma con l’aiuto di un prete (Jim Broadbent) e di un’empatica caporeparto nel grande magazzino in cui lavora (Jessica Paré), la nostalgica Eilis inizia a uscire dal suo guscio. L’amore, ovviamente, ne è la prima causa. A un ballo, Eilis incontra Tony (Emory Cohen), un idraulico italiano che dimostra subito una sfacciata infatuazione per lei. Cohen elettrizza Eilis e l’intero film, trasformando un ruolo convenzionale in qualcosa di meravigliosamente fresco ed emozionante. Eilis è timida e virginale, ma non ingenua. Questa storia d’amore e di scontro tra culture regala al film una carica erotica che rende plausibile la tentazione di Eilis di mettere radici su un suolo alieno. Per un po’, almeno. Richiamata in Irlanda da una crisi familiare, l’ormai indipendente Eilis riuscirà a comprendere il valore di ciò che aveva lasciato. Ora può trovare un lavoro, prendersi cura della madre e costruire un legame con Jim Farrell (Domhnall Gleeson, splendido), il giovanotto che una volta aveva respinto giudicandolo un damerino.