Jean-Claude Van Johnson, la recensione | Rolling Stone Italia
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‘Jean-Claude Van Johnson’: senza esclusione di gag

Ex campione di arti marziali e personaggio burrascoso, Jean-Claude Van Damme torna con una serie autoironica. Attenzione, contiene super-spaccate

Pochi attori possiedono un marchio di fabbrica iconico come quello dei “Muscoli di Bruxelles” (è il soprannome di Jean-Claude Van Damme, mi informa Wikipedia): quella mitica spaccata con le gambe a 180°, clamorosa anche perché eseguita da un uomo, presumibilmente più sensibile nella zona in tensione, tornata virale nel 2013 per una geniale campagna pubblicitaria Volvo. A 57 anni l’ex campione di arti marziali, ex action hero del cinema anni ’80, ex cocainomane che nella vita si è sposato quattro volte (due con la stessa donna), per una svolta bizzarra del destino è diventato esperto di meta-fiction: una sorta Karl Ove Knausgaard dello schermo.

Jean-Claude Van Johnson, serie tv in 6 episodi, è l’evoluzione ideale di JCVD, film del 2008 in cui JCVD, interpretando se stesso, aveva stupito tutti con un ritorno davvero originale dal mondo dei morti cinematografici – quello in cui Steven Saegal e la sua coda di cavallo, recenti accuse di molestie sessuali a parte, sembrano rimasti. Ma se JCVD toccava anche note drammatiche, questa serie, nonostante una partenza struggente – con il protagonista ormai in pensione, che sfoglia nostalgico una copia di Variety sulle note di Ne Me Quitte Pas di Jacques Brel – si stabilizza presto su toni grotteschi alla “Parodia di James Bond”, da Top Secret a Grimsby, passando per Austin Powers e MacGruber.

Il Van Johnson del titolo non è altro che il nome in codice dello stesso Van Damme, che usa gli improbabili b-movie a cui è costretto ad abbassarsi oggigiorno come copertura per le black ops che svolge per conto di Jane (Phylicia Rashad, la mamma dei Robinson). Dietro alla decisione di tornare a menar le mani c’è ovviamente di mezzo una donna, Vanessa (Kat Foster), grande amore perduto di Jean-Claude.

La premessa è buona, ma, come spesso succede in questi casi, non c’è molto altro in dispensa. Per fortuna la prima stagione conta solo sei episodi, e la ripetitività è limitata. Ma c’è da dire che alcune scene fanno parecchio ridere – come quando JC decide di affrontare una sfida automobilistica bendato –, soprattutto nella misura in cui Van Damme è disposto a prendersi in giro a furia di autocitazioni. Se conoscete la sua filmografia, sapete che il materiale fa già un po’ ridere per conto suo. Sì, mi riferisco al balletto/combattimento di Kickboxer. Ma non solo.