Jack Amiel, Michael Begler - The Knick | Rolling Stone Italia
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Jack Amiel, Michael Begler – The Knick

La New York di inizio ’900 non doveva essere proprio un bel posto. C’era la tubercolosi, e una lunga serie di altre malattie contagiose e poco piacevoli. C’erano le fumerie d’oppio gestite dai cinesi, la malavita irlandese e pure quella italiana. C’era un razzismo nei confronti degli afroamericani cieco e odioso. Non c’era l’elettricità, ma […]

La New York di inizio ’900 non doveva essere proprio un bel posto. C’era la tubercolosi, e una lunga serie di altre malattie contagiose e poco piacevoli. C’erano le fumerie d’oppio gestite dai cinesi, la malavita irlandese e pure quella italiana. C’era un razzismo nei confronti degli afroamericani cieco e odioso.Non c’era l’elettricità, ma in compenso abbondavano corruzione, loschi affari e una sporcizia senza precedenti. Ed è in questo bel clima che Steven Soderbergh decide di ambientare la sua ultima creatura: The Knick.Il nome è la versione abbreviata del Knickerbocker Hospital, uno storico ospedale di Harlem.Qui seguiamo, in una struttura rodata e conosciuta come quella del medical drama, la vita del chirurgo Dr. John W. Thackery, interpretato da un soffertissimo Clive Owen, appena diventato primario dopo il suicidio del suo predecessore (un bellissimo Matt Frewer, che i più bravi di voi ricorderanno per essere stato Max Headroom).Thackery è uno studioso, uno scienziato che vuole abbandonare quell’epoca buia per traghettare il mondo verso la luce dell’innovazione, proprio grazie alla medicina. Nel frattempo, però, è totalmente dipendente dalla cocaina. Cosa che mal si accompagna alla sua professione.Attorno a lui ruota tutta la vita dell’ospedale: il suo assistente genio incompreso e oggetto di mobbing perché nero, l’amministratore in debito con i mafiosi che ti tolgono i denti con le pinze, le infermierine innamorate dei dottori, i barellieri che si picchiano per strada per accaparrarsi per primi i feriti da portare in ospedale. Un affresco, un racconto corale appositamente freddo e distaccato, messo in scena dal regista di Erin Brockovich e di Ocean’s Eleven con – termine d’obbligo – chirurgica precisione.Soprattutto nelle accurate e sanguinosissime sequenze ambientate in sala operatoria. Mettete in conto della perplessità dopo le prime puntate di questa serie TV, ma se avete pazienza – e non vi dà fastidio vedere litri e litri di emoglobina – vi ritroverete tra le mani un gioiellino. Non è un caso che, ancora prima della messa in onda del pilota, il canale statunitense Cinemax avesse già ordinato una seconda stagione. Particolarmente efficace la colonna sonora modernissima scritta da Cliff Martinez.

La New York di inizio ’900 non doveva essere proprio un bel posto. C’era la tubercolosi, e una lunga serie di altre malattie contagiose e poco piacevoli. C’erano le fumerie d’oppio gestite dai cinesi, la malavita irlandese e pure quella italiana. C’era un razzismo nei confronti degli afroamericani cieco e odioso.

Non c’era l’elettricità, ma in compenso abbondavano corruzione, loschi affari e una sporcizia senza precedenti. Ed è in questo bel clima che Steven Soderbergh decide di ambientare la sua ultima creatura: The Knick.

Il nome è la versione abbreviata del Knickerbocker Hospital, uno storico ospedale di Harlem.Qui seguiamo, in una struttura rodata e conosciuta come quella del medical drama, la vita del chirurgo Dr. John W. Thackery, interpretato da un soffertissimo Clive Owen, appena diventato primario dopo il suicidio del suo predecessore (un bellissimo Matt Frewer, che i più bravi di voi ricorderanno per essere stato Max Headroom).

Thackery è uno studioso, uno scienziato che vuole abbandonare quell’epoca buia per traghettare il mondo verso la luce dell’innovazione, proprio grazie alla medicina. Nel frattempo, però, è totalmente dipendente dalla cocaina. Cosa che mal si accompagna alla sua professione.

Attorno a lui ruota tutta la vita dell’ospedale: il suo assistente genio incompreso e oggetto di mobbing perché nero, l’amministratore in debito con i mafiosi che ti tolgono i denti con le pinze, le infermierine innamorate dei dottori, i barellieri che si picchiano per strada per accaparrarsi per primi i feriti da portare in ospedale. Un affresco, un racconto corale appositamente freddo e distaccato, messo in scena dal regista di Erin Brockovich e di Ocean’s Eleven con – termine d’obbligo – chirurgica precisione.

Soprattutto nelle accurate e sanguinosissime sequenze ambientate in sala operatoria. Mettete in conto della perplessità dopo le prime puntate di questa serie TV, ma se avete pazienza – e non vi dà fastidio vedere litri e litri di emoglobina – vi ritroverete tra le mani un gioiellino. Non è un caso che, ancora prima della messa in onda del pilota, il canale statunitense Cinemax avesse già ordinato una seconda stagione. Particolarmente efficace la colonna sonora modernissima scritta da Cliff Martinez.

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