Il nuovo disco degli At The Drive In non durerà 17 anni | Rolling Stone Italia
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Il nuovo disco degli At The Drive In non durerà 17 anni

in•ter a•li•a è un disco nato già vecchio: ricalca perfettamente lo stile della band, purtroppo senza guizzi

Ogni volta che mi accingo a scrivere una recensione, mi faccio sempre la stessa domanda: quando si affronta una nuova opera è giusto metterla a confronto con quanto fatto in precedenza del medesimo artista, oppure ogni nuovo disco è una storia a sé ed è seguendo questo criterio che andrebbe giudicato?

Provo a girarla a voi che leggete: nel recensire il nuovo album degli At the Drive-In, il primo dopo 17 anni di silenzio discografico, devo tenere in conto tutto quello che avevano combinato prima del loro scioglimento oppure tirare una linea, fare tabula rasa e ricominciare dando per scontato che in•ter a•li•a sia lo zero?

Perché sì, la mia idea era proprio quella lì, provare a giudicarlo per quello che è – un disco di oggi, da parte di una band di ieri – senza lasciarmi trasportare dal passato e da quello che c’è stato in precedenza.

Peccato però che, dopo un paio di ascolti di questo nuovo lavoro della band di Bixler-Zavala, io abbia avvertito il bisogno fisico di riprendere in mano Relationship of Command, l’album numero tre della loro carriera pre-scioglimento, il loro capolavoro, giusto per capire se fosse il fatto di non avere più 20 anni a impedirmi di comprendere ancora gli At the Drive-In o se in quel disco avessi visto davvero qualcosa che ora non sono più in grado di vedere.

La risposta, forse scontata, è che no, Relationship of Command è fico esattamente come me lo ricordavo: nervoso, urgente, pure barocco, ma dotato di una carica e di un impatto che non risentono per niente dei tre lustri abbondanti e di tutta la musica che è passata nel frattempo.

L’esatto opposto di quello che accade con in•ter a•li•a che invece appare nato già vecchio, pomposo e al tempo stesso spompo, minuzioso nel ricalcare alla perfezione lo schema classico della scrittura degli At the Drive-In, ma senza guizzi e neanche una canzone che si possa davvero definire memorabile. Che, poi, il punto è proprio tutto lì: non che sia un disco brutto, perché non lo è, ma difficilmente vi verrà voglia di ascoltarlo un’altra volta fra 17 anni.

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