'Wrong Creatures' dei Black Rebel Motorcycle Club, la recensione | Rolling Stone Italia
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Black Rebel Motorcycle Club: il rock non è finito, e ‘Wrong Creatures’ è la prova

La band di Peter Hayes non è un gruppo di giovincelli ma di veterani, sopravvissuti più a loro stessi che a un genere dato per spacciato

Whatever happened to my rock’n’roll” si chiedevano nel loro debutto i Black Rebel Motorcycle Club e, più gli anni passano, più la domanda si ripresenta: il rock’n’roll – inteso come chitarra, basso e batteria – è davvero finito? La risposta è no, tutte cazzate. E questo nuovo disco dei BRMC, Wrong Creatures, ne è una prova.

D’accordo, non sono certo giovincelli, bensì veterani di quel revival garage rock di inizio XXI secolo, veri e propri sopravvissuti più a loro stessi che a un genere dato per spacciato: di recente la batterista Leah Shapiro ha subito una delicata operazione al cervello, il bassista Robert Levon Been si è battuto contro quella brutta bestia che è la depressione e anche Peter Hayes ha dovuto vedersela con una guerra ben poco civile nella propria testa. Ma passiamo alla cosa più importante: le canzoni.

La doppietta Spook/King of Bones è un pezzo che tra riff e ritmi ossessivi tanto deve a Cramps e – inevitabile citarli – Jesus and Mary Chain, mentre Haunt sembra essere scritta per un episodio di Twin Peaks: sarebbe favoloso godersela live sul palco del Bang Bang Bar. L’album è prodotto da Nick Launay, inglese che dagli anni ’80 a oggi ha lavorato con la crème del post-punk britannico. E si sente che è un piacere. Se Echo è una ballata sospesa tra Lou Reed, U2 e Radiohead, tutto Wrong Creatures è un viaggio affascinante, cupo, oscuro, poco rassicurante e sì, stupefacente.

Il singolo Little Thing Gone Wild è forse il momento più facile del disco, ma subito dopo spunta l’asso pigliatutto: Circus Bazooko, eccellente psichedelia dal sapore beatlesiano, roba da paura e delirio non solo a Las Vegas, ma ovunque vi troviate.

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