Trussardi, l'inedita unione tra moda, musica e arte | Rolling Stone Italia
News

Trussardi, l’inedita unione tra moda, musica e arte

Da Leonard Cohen a Hozier, passando per i Depeche Mode, 17 musicisti italiani hanno reinterpretato altrettante canzoni senza tempo all'interno della Pinacoteca di Brera

Arte, musica e moda all’interno della Pinacoteca di Brera. Un dialogo a tre voci che Trussardi ha messo in piedi per la presentazione della collezione autunno-inverno 2016/17. Sotto la guida di Gaia Trussardi, la maison ha creato un mondo parallelo, di fronte ai quadri carichi di spiritualità del palazzo dell’arte milanese. Mettendo a suonare un insieme di diciassette nomi, tra band e solisti, che per l’occasione hanno realizzato cover uniche dei grandi classici del rock e del pop.

Senza differenze di decade, da Cohen a Bowie, dai Depeche Mode a Hozier, tutte le canzoni riproposte hanno avuto come tema conduttrice quello della spiritualità, lo stesso raccontato dai quadri. È stata la stessa Gaia Trussardi a fare i provini, selezionare e produrre le tracce, diciassette cover intimistiche e inedite. Abbinate agli abiti della collezione Trussardi, nuovi ibridi tra classicità italiana e coolness british.

Come è nata l’idea di far interagire arte, moda e musica?
Diciamo che ci sono diversi modi di lavorare unendo l’arte e la moda. Spesso e volentieri, però, si trovano soluzioni sterili, unendo una cosa e l’altra semplicemente, o andando nei luoghi della moda. Quando sono venuta alla Pinacoteca di Brera ho cercato di capire cosa sentissi e quello che sentivo era spiritualità, una sorta di religiosità che arriva da questi quadri. Poi a me piace la musica, sono stata anche musicista per un breve periodo della mia vita, e quindi ho deciso di lavorare sull’iconocità del rock e delle star degli anni Settanta. Abbiamo cercato canzoni rock e pop che parlassero di questo argomento.

Come avete lavorato con i musicisti?
Ho fatto delle audizioni a dei musicisti veri, giovani. Volevo farli lavorare con delle cover personali, delle interpretazioni loro, molto personali. Anche solo guardando gli strumenti che suonano si capisce che è qualcosa di unico. Abbiamo rispettato il loro stile, l’unica regola era che il risultato fosse intimista. La produzione è stata professionale, abbiamo deciso di lasciarle molto scarne.

Come si rapporta con la collezione?
Quello che rappresento nella collezione è un modo di vestire che viene dalla cultura british. Amo l’Inghilterra, ho vissuto là molti anni, hanno un modo di indossare le cose elegante ma allo stesso tempo destrutturato, cool. Sembra che non gli interessi. E ho creato un ibrido con questa tradizione e quella italiana, puramente Trussardi, utilizzando materiali ricchi ma destrutturati.