Rollink Stone, capitolo 10: Heinz di "Psycho Tattoo" a Roma | Rolling Stone Italia
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Rollink Stone, capitolo 10: Heinz di “Psycho Tattoo” a Roma

Da oltre venti anni reintepreta lo stile tradizionale americano con rispetto e dedizione. Heinz, uno dei tatuatori storici della scena romana si racconta a Rolling Stone

Un ritratto di Heinz di "Psycho Tattoo" a Roma - Foto di Marco Annunziata

Un ritratto di Heinz di "Psycho Tattoo" a Roma - Foto di Marco Annunziata

Rollink Stone è un osservatorio sull’universo del tatuaggio moderno in continua e turbolenta espansione. Marco Annunziata fotografo e contributor da Europa e California per Inked, Rebel Ink, Total Tattoo, desideroso per una volta di esprimersi nella propria lingua madre, porta sulle pagine di RS le storie e i lavori di tattoo artists più o meno celebri, da New York a Termoli, passando per Copenhagen, dalle macchinette artigianali fatte con un walkman, uno spazzolino, una penna bic e una corda di chitarra, ai reality shows ultra milionari.

Heinz - Alcuni dei lavori più rappresentativi del Tattoo Artist

Heinz – Alcuni dei lavori più rappresentativi del Tattoo Artist

Chi ti ha messo la macchinetta in mano?
Ho iniziato a tatuare venti anni fa, nel 1995. La mia prima macchinetta la acquistai da un tipo che tatuava vicino Roma che mi aveva tatuato qualche anno prima. Non avevo la più pallida idea di cosa farci, tuttavia, nonostante le mille difficoltà iniziali ho cominciato a vedere i primi progressi con grande soddisfazione e molto presto il tatuaggio è diventato la passione della mia vita.

Come hai imparato a disegnare? Quanto è importante saper disegnare per essere un tatuatore rispettabile?
Ho iniziato a disegnare da bambino, con mio padre ed è senza dubbio lui che mi ha trasmesso la passione per il disegno. Più specificatamente nel tatuaggio e nella maniera di intendere lo stile, i miei maestri sono stati tutti quelli con cui ho avuto il piacere di collaborare nel corso di questi venti anni, giovani talenti ed esperti tatuatori con i quali ho condiviso lo spazio dello studio e gli stand alle convention.

Mi aiuti a definire il tuo stile?
Il mio stile è una minestrone di influenze che in tutti questi anni hanno stimolato il mio interesse e il modo di interpretare i vari soggetti, tuttavia direi che può avvicinarsi allo stile Californiano tracciato da grandi maestri comeb Bob Roberts (Spotlight Tattoo, Los Angeles) con il quale tra l’altro avrò l’onore di lavorare in giugno, Don Ed Hardy e Mike Malone. Il loro lavoro ha decisamente influenzato e continua ad influenzare il mio modo di tatuare.

Ci sono tatuaggi che ti rifiuti di fare?
Oltre ai tatuaggi politici, potrei rifiutarmi di sconvolgere un mio disegno se le richieste del cliente non dovessero avere senso. Sinceramente amo lasciare alla persona che si tatua la scelta del soggetto per poi proseguire con la mia propria interpretazione.

Cosa pensi di chi prende una foto di un tatuaggio da Instagram la stampa e ne ricava uno stencil?
Penso semplicemente che facciano questo lavoro nel modo sbagliato, senza aver nulla da proporre e soprattutto lucrando sugli sforzi e i sacrifici degli altri, ma alla fine non possono essere neanche considerati tatuatori quindi mi ci faccio una risata amara e ricomincio a disegnare.

Cosa fai quando non tatui?
Quando non tatuo cerco di dedicarmi soprattutto alla pittura e all’esercizio fisico. La mia giornata inizia molto presto, la mattina alle 7 sono già a disegnare. E poi cerco di viaggiare il più possibile.

Quanto è importante viaggiare per uno che fa il tuo mestiere?
Viaggiare è essenziale per la crescita artistica e umana di un tatuatore, grazie ai guest spot in altri studi e a tutte le convention a cui ho partecipato ho potuto incontrare tanti artisti che poi sono diventati amici a volte fraterni, conoscere culture diverse e ricevere insegnamenti tecnici, artistici e di vita che hanno fatto di me quello che sono oggi.

La cultura del tatuaggio in Italia sembra essere ancora abbastanza arretrata, cosa dici di fare?
Per migliorare la cultura del tatuaggio credo che ogni tatuatore dovrebbe esprimere qualcosa di personale, tentare di influenzare la propria clientela e cercare di spiegare con chiarezza tutto quello che si nasconde dietro al lato estetico legato all’apparenza e all’ostentazione del tatuaggio. Certo però questo è un concetto che dovrebbero capire in primis tutti quegli individui che hanno scelto di fare questo lavoro solo per soldi o per questioni legate alla propria immagine e non per l’oggettiva passione per il tatuaggio.

Cosa pensi degli show televisivi sui tatuaggi?
Non mi piacciono. Penso che ogni prodotto televisivo abbia l’esigenza di essere trasformato in qualcosa di commerciabile, cibo, viaggi, famiglia, tatuaggi, poco importa. Una piccola produzione che ho apprezzato molto invece è la serie di documentari The Gypsy Gentleman di Marcus Kuhn.

Hai mai pensato di lasciare definitivamente Roma per andare a lavorare all’estero? Chi sono i tatuatori italiani che lavorano all’estero che rispetti maggiormente?
Viaggio molto quindi lascio Roma quando voglio e mi fa sempre un gran piacere tornare al lavorare la mio studio con la mia gente che poi non è altro che la mia famiglia allargata. Ci sono molti ottimi tatuatori italiani all’estero, per farti qualche nome Mo Coppoletta che a Londra con Family Business ha fondato una delle istituzioni del tatuaggio internazionale, da lui lavorano tra l’altro alcuni artisti italiani molto bravi Andrea Giulimondi, Gianluca Fusco, Fredy Ricca, Michele l’Abbate, sempre a Londra Adrea Furci al Seven Doors, oltre oceano mi vengono in mente Marco Cerretelli e Alessio Ricci che fanno grandi cose ormai da tempo in California.

Hai dei consigli per i giovani tatuatori?
Seguite le vostre inclinazioni e non sognate a occhi aperti. Questa società non più basata sulla meritocrazia, grazie alla semplificazione tecnologica e alle esigenze commerciali, spinge le persone a pensare che tutti possono fare tutto. Non basta acquistare una macchinetta su internet per essere un tatuatore, servono passione, inclinazione artistica e talento. Riflettete prima di fare una scelta che segnerà la vostra vita (e quella degli altri in questo caso) per sempre.

Dove ti troviamo?
A Roma, allo Psycho Tattoo di via Casilina 183 al Pigneto dove con me lavorano Gabriele Ferraris, Alessandro Lemme, Rachele Arpini, Flo Nuttall e il giovane Fabio Gucciardi oltre al più grande shop manager di tutti i tempi Alberto Caci.

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