L’ultimo spot della Nike può raccontarvi Londra meglio di chiunque altro | Rolling Stone Italia
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L’ultimo spot della Nike può raccontarvi Londra meglio di chiunque altro

Dimenticatevi Beatles e Rolling Stones: il nuovo volto della City è raccontato dal grime di Skepta, dai campi da calcio multietnici e dalle birre scadenti comprate per qualche ‘quid’.

“Piove sempre, vero?”.
“Mi dicono che gli stipendi sono alti, ma la vita è costosissima”.
“Beh gli inglesi sono così, super educati”.

Le città più famose del mondo sono spesso tristemente raccontate a colpi di stereotipi e queste sono solo alcune delle litanie che accompagnano ormai da decenni la capitale del Regno Unito e i suoi abitanti. Raccontare un luogo incarnandone l’essenza non è un gioco da ragazzi. Qualcosa di più significativo di una scena vista in Love Actually o del racconto di “mio cugino Gino che è andato con la sua ragazza a fare due giorni a Londra”.

Non disperate però, se siete a caccia di qualcosa di più approfondito su una delle città più sorprendenti e multietniche del mondo, da oggi avete un nuovo alleato: l’ultimo spot di Nike interamente dedicato a Londra è probabilmente la miglior guida turistica mai realizzata sulla città. Con buona pace degli amici di Lonely Planet. Se da un lato non serve un genio per capire come il video sia una figata, dall’altro potreste avere bisogno di un “Londoner” in grado di aiutarvi a scovare tutte le piccole gemme che il video snocciola dal primo all’ultimo secondo della clip. Io, londinese di adozione e stanco di rispondere a domande come “Oh ma allora alle 5 si fermano per il the?”, mi offro di guidarvi all’interno di questo viaggio. Una sorta di Virgilio 2.0, Youtube edition.

Capitolo 1
Off Licence, Skepta e “ho avuto una giornata lunghissima”.

10 secondi sul cronometro e già tre dei capisaldi della cultura contemporanea londinese sono impressi a fuoco sullo schermo. Per ordine di importanza mi sento di cominciare da ciò che più di tutto rappresenta trasversalmente la vita notturna londinese (sì, anche più dei pub). Il suo culto e la sua venerazione sono elementi imprescindibili nel sancire la linea di demarcazione che separa il turista dal local: visitate gli Off Licence, altro che Harrods.

Perchè sono così importanti? Perchè in una città in cui i pub chiudono tra le undici e mezzanotte se volete fare le ore piccole avete due opzioni davanti a voi: andare a ballare consapevoli che per permettervi un tavolo sarete costretti a ipotecare la casa dei vostri genitori, oppure trovare l’off licence più vicino, recuperare birre e schifezze varie, e gustare il tutto su una panchina lungo il Tamigi domandovi come ci sia finito l’ananas sulla vostra pizza.

Chi è quel ragazzo che entra nell’off licence? Skepta, il re della scena grime UK, ed è grazie a lui che sfatiamo un altro mito. Tutti quelli che arrivano a Londra, sono convinti che la gente di qui abbia gusti musicali sofisticatissimi e che sia un continuo rimbalzare tra Beatles, Clash, Stones ecc. Per carità, i segni di quella cultura sono ancora visibili ma Londra, come qualsiasi posto, si evolve e la situazione musicale è un filino più “zarra” di come molti di noi potrebbero immaginare. Per un ragazzino di South London, l’immagine di Skepta è molto più viva di quella dei Beatles, che piaccia o meno.
Nota di colore per quel “I had the longest day, man”. Il vero londinese è sempre “busy”, ha sempre avuto un giornatone e, soprattutto, si sente in dovere di farlo sapere a tutti. Specie quando non ha fatto una mazza. Londinese imbruttito.

Capitolo 2
Running, periferie e pollo fritto.

È la città del running, pochi dubbi a riguardo. Dal ragazzino che corre per andare all’allenamento, alla mamma che corre per andare a lavoro. In questa città, sottoscritto incluso, si corre. Sempre. Le cinque del pomeriggio scoccano e ogni santo giorno dalle porte girevoli degli uffici della city un manipolo di invasati parte all’inseguimento dell’ultima missione della giornata: tornare a casa correndo. Un dribbling mortale di macchine, incroci, pioggia, vento e smog.

Menzione speciale per la ragazza che “deve correre di notte attraverso Peckham” inseguita dai mostri. Peckham è una zona periferica di South London vicina alla più rinomata Brixton. Dal punto di vista della sicurezza, è un quartiere che ha molte cose in comune con la striscia di Gaza. La cosa divertente è che i suoi abitanti amano andare fieri di quanto sia “dura” Peckham ma non appena qualche “forestiero” si permette di dire la stessa cosa parte il linciaggio. Non a caso Giggs, altro rapper culto della scena londinese, si rivolge alla ragazza con un incazzoso: “Cosa c’è che non va con Peckham?”.

Food Advisor: Giggs nella scena si trova da Morley’s, fast food di punta per tutti gli amanti del pollo fritto nel regno di sua maestà. Lasciate perdere KFC, per una manciata di “quid” (nessuno li chiama pound) vi portate a casa un pollo geneticamente modificato con 6 zampe, un kg di patatine unte con l’olio di kevlar e una Coca Cola così grande che disseterebbe il Ruanda.

Capitolo 3
Il Calcio

Il calcio spopola anche qui manco a dirlo. Sorprendentemente però, il riuscire a giocarci può rivelarsi più complicato di quanto si potrebbe immaginare. I campi da calcio sono moltissimi ma è un casino trovarli talmente sono nascosti tra un grattacielo e l’altro. Una volta trovati poi, ci si ritrova a giocare con gente di almeno cinque diverse nazionalità, dove la regola generale e che la palla la si passa solo ai tuoi conterranei. Inevitabile conseguenza il tornare a casa incazzati neri ma felici di avere arricchito il proprio bagaglio linguistico con nuovi multietnici insulti. Il signore che spara il fulmine seduto su quell’arco bianco tra le nuvole è il CT della nazionale inglese e quell’arco appartiene a Wembley, l’unico stadio che merita di essere visitato.

Tv Advisor: Il gruppo di dj che suona a bordo campo sono le star dello show People Just Do nothing (ambientato a Brentford, West London) serie BBC che ha avuto un successo enorme oltremanica. Se volete sapere come si parla veramente da queste parti, accantonando quelle pantomime sulla pronuncia British alla Roger Moore, guardatene un paio di episodi. Se capite cosa dicono, non vi servono lezioni di inglese. So che ci rimarrete male, ma nessuno per la strada parla come in una puntata di Sherlock.

Capitolo 4
Il Tamigi

“Io non ci potrei vivere mai, così caotica. Troppa gente”. Un’altra delle frasi che si sente ripetere spesso e volentieri. La scena del ragazzo che fa canottaggio è ambientata dalle parti di Richmond e dovrebbe essere tappa obbligata per tutti coloro che vogliono assaporare come Londra sia quel posto dove grattacieli e parchi naturali possono coesistere in un equilibrio quasi zen. Richmond Park, Fulham, Putney e Wimbledon dovrebbero essere mete imprescindibili per qualsiasi turista degno di chiamarsi tale.

Capitolo 5
Il sesso debole non esiste

La massiccia presenza di atlete non è casuale e non è frutto di qualche patetica quota rosa. È diretta conseguenza di una città in cui le donne non hanno nessuna intenzione di scansarsi davanti a noi “wannabe” maschi alpha. Andate nei parchi, girate tra i campi di tennis o nelle palestre: non c’è donna disposta a cedere di un centimetro o a nascondersi dietro una presunta inferiorità. Una volta sono andato a correre a Chelsea con una ragazza che mi piaceva, convinto che sarebbe bastato poco per sembrare un novello Usain Bolt. Le avrei anche chiesto di uscire a fine allenamento se non fossi svenuto tentando di tenere il passo.

Sì, di spunti ce ne sarebbero altri e forse questo è solo uno spot ben riuscito. Tuttavia quello che emerge è il cuore pulsante della city, lontano dalla narrativa stereotipata che continua spesso a raccontare una città che non esiste più. Questa è una città che accoglie una moltitudine infinita di personalità diverse: diversa la pelle, gli sport, le religioni, i gusti musicali e le tendenze sessuali. Al tempo stesso però, una cosa ci rende tutti uguali: viviamo tutti qui e, nonostante le mille sfide, non abbiamo intenzione di mollare neanche di un centimetro. “Inglesi, nati per soffrire e per combattere”, e non è un caso che sia proprio Winston Churchill a ricordarci nel finale che: “This is London”.

E adesso, vuoi ancora chiederci se qui piove sempre?

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