Father and son, vite vissute tutte d’un sorso | Rolling Stone Italia
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Father and son, vite vissute tutte d’un sorso

Figli che raccolgono il testimone dai padri, ascoltando i loro racconti, seguendo le loro lezioni frutto di esperienze di vita vissuta.

Mick e James Jagger, padre e figlio, durante la premiere di "Vinyl" a New York. Il giovane attore era uno dei protagonisti della serie HBO. Foto IPA.

Mick e James Jagger, padre e figlio, durante la premiere di "Vinyl" a New York. Il giovane attore era uno dei protagonisti della serie HBO. Foto IPA.

Quando Ziggy Marley era un bambino, suo padre Bob non era ancora il Re del reggae. «Sono cresciuto con lui prima che diventasse famoso, dunque vedevo solo mio papà, un musicista con le sue idee, i suoi messaggi, i suoi alti e bassi». Vibrazioni positive, buona musica. Ma mentre arrivava il successo planetario di pezzi come No Woman No Cry, Jammin’ e One Love, Ziggy Marley stava già seguendo le orme del padre, diventando a sua volta una voce celebre del reggae. Oltre a scrivere canzoni, però, nel corso della propria carriera Ziggy ha scritto anche un libro di ricette e, a proposito del suo amore per la cucina, ha raccontato un aneddoto riguardo il rapporto con papà Bob: “Amava i succhi, ci faceva dei beveroni di proteine. Non mi facevano impazzire, ma li bevevo perché lui mi diceva di farlo!”. Be’, Ziggy è cresciuto forte e sano e ora, tra le sue specialità, c’è anche il Coco Love Juice, un frullato di cocco.

Musica e drink, ecco. “Ho provato a berlo perché lo beveva mio padre”: tradizioni passioni ed esperienze che si trasmettono di generazione in generazione come un rito di passaggio. Cocktail esotici nel caso della famiglia Marley, oppure un amaro come il Fernet-Branca nelle case di molti di noi. Frutto di una storia familiare che si tramanda da 5 generazioni e di una ricetta segreta con 27 erbe, radici e spezie da 4 continenti, Fernet-Branca è una conquista di gusto al quale si viene iniziati. Vite vissute tutte d’un sorso, come quelle di molte rock star cresciute anche e soprattutto grazie alla via indicata loro dai propri papà.

Una piuma bianca

«Se mi dovesse succedere qualcosa ritornerò sotto forma di una piuma bianca, così saprai che sono lì per te». È una frase profetica che John Lennon disse al figlio Julian. Il rapporto tra i due era a dir poco travagliato, ma con il passare degli anni Lennon Jr. ha ritratto così l’ex Beatles: «È un idolo per milioni di persone cresciute con la sua musica e i suoi ideali. Per me è il padre che ho amato e perso». Perso e ritrovato decenni dopo: facendo un viaggio in Australia, Julian Lennon ha incontrato una tribù aborigena che, durante una cerimonia sacra, gli ha regalato proprio una piuma bianca, come quella annunciata molto tempo prima da suo papà. E ora The White Feather Foundation è il nome di una fondazione creata da Julian per rendere il mondo un posto migliore, come quello immaginato e cantato da papà John.

D’accordo la tromba, ma la chitarra ha tutto un altro fascino

Paul McCartney figlia Mary

Con la figlia Mary nel 1970. Foto di Linda McCartney


Rimaniamo allora in casa Beatles. Paul McCartney, per esempio, cominciò a suonare perché il padre Jim era un musicista jazz. Lo portava ai concerti delle big band e gli regalò una tromba, che però il ribelle Paul preferì barattare con una chitarra, decisamente più rock&roll. Il resto è storia della cultura pop e, considerato che ne abbiamo parlato poco sopra, ricordiamo che tra le tante canzoni scritte da Paul McCartney c’è anche Hey Jude, un pezzo composto inizialmente per Julian Lennon: il titolo originale era Hey Jules e il brano era stato scritto per confortare il piccolo dopo il divorzio di John dalla madre, Cynthia Powell. Nel momento del bisogno, un padre sa prendersi cura anche dei figli dei propri amici.

Che musica la Formula Uno

George Harrison (25 febbraio 1943 - 29 novembre 2001), foto via Facebook

George Harrison (25 febbraio 1943 – 29 novembre 2001), foto via Facebook


Ancora loro, Fab Four e prole. Dhani Harrison è il figlio del compianto George. Originariamente avevano una sola vera grande passione in comune: le automobili della Formula Uno. Dhani si è laureato in disegno industriale, finendo per lavorare anche per la McLaren, ma alla fine ha comunque prevalso la musica. Il suo debutto in grande stile è stato a 12 anni, davanti a 50mila persone a Tokyo, sul palco con papà George ed Eric Clapton. Dopo la morte di George Harrison, Dhani si è preoccupato di curare la pubblicazione postuma dell’album Brainwashed, contribuendo poi in prima persona all’organizzazione dell’evento tributo A Concert for George. Una nota di colore: prima di imbracciare una chitarra, da bambino Dhani picchiava la batteria che gli aveva regalato lo “zio” Ringo Starr.

Rullo di tamburi

Foto di Paul Archuleta/FilmMagic

Foto di Paul Archuleta/FilmMagic


Ancora la grande famiglia Beatles. C’è anche Ringo, che ha passato l’amore per la batteria al figlio Zak, facendolo crescere insieme a un altro vecchio e altrettanto famoso amico e collega: Keith Moon, il batterista degli Who. Chi ha suonato la batteria negli Who dopo la morte di Keith? Proprio Zak, che è stato anche il batterista degli Oasis e, talvolta, si è ritrovato sul palco ospite dei Red Hot Chili Peppers.

Tale padre, tale figlio

I Red Hot Chili Peppers, Foto Kimberley Ross


Anthony Kiedis e suo padre Blackie Dammet erano due gocce d’acqua e sicuramente il cantante dei RHCP ha ereditato tanto dal padre, nel bene e nel male. Attore, viveur hollywoodiano, alla fine degli anni Settanta Blackie iniziò il figlio ai piaceri della vita. Tutti quelli che potete immaginare. E l’unico veramente sano era la musica. Andavano insieme ai concerti punk e, proprio durante una di queste serate, il giovane Anthony chiese la mano di Debbie Harry dei Blondie. Lui un bambino, lei già un’icona sexy. Ma Kiedis, anche per via della compagnia di papà Blackie, è sempre stato un ragazzo precoce. «È molto carino da parte tua chiedermelo», fu la risposta della cantante dei Blondie: «Ma il chitarrista che hai visto stasera è mio marito: siamo felicemente sposati, nella mia vita non c’è spazio per un altro uomo». E Chris Stein, all’epoca marito di Debbie Harry, ha poi scattato una delle foto più belle di Anthony Kiedis insieme al padre Blackie.

Onora il padre, nella Rock and Roll Hall of Fame

John Paul Jones. Foto di Dick Barnatt/Redferns


Torniamo un attimo ai batteristi. Guardate The Song Remains the Same, il film dei Led Zeppelin. C’è una scena molto tenera in cui un piccolissimo Jason Bonham suona un’altrettanto piccola batteria con il padre John. Anche in questo caso, un passaggio di testimone: l’ormai cresciuto Jason ha suonato insieme ai restanti Led Zeppelin – Robert Plant, Jimmy Page e John Paul Jones ed è stato al loro fianco durante la cerimonia di ingresso nella Rock and Roll Hall of Fame, rendendo certamente orgoglioso il vecchio John Bonham.

Lottare sì, ma per una chitarra

Cobain: Montage of Heck | Il piccolo Kurt

Il padre di Kurt Cobain desiderava invece che il figlio diventasse uno sportivo: provò con la lotta libera, poi il baseball, la caccia, gli comprò una mini-moto e, infine, a 14 anni, la fatidica domanda: «Cosa vuoi per la tua festa di compleanno? Una bicicletta o una chitarra?» Indovinate un po’ la risposta del giovane Kurt, pronto a scartare il suo regalo: una chitarra elettrica che rimaneva accordata a fatica e un ampli da 10 watt messo ancora peggio, ma è grazie a quel dono di papà che è davvero nato il mito.

Una simpatica linguaccia

Mick e James Jagger si sono ritrovati a lavorare insieme per ‘Vinyl’, la serie di cui il frontman degli Stones era produttore e il figlio protagonista


Qualche tempo fa, James Jagger ha detto che essere il figlio di Mick «più una maledizione che una benedizione». Già, una pesante, pesantissima eredità. Ma date un occhio alle loro foto insieme, si assomigliano veramente tanto. E guardare James interpretare l’aspirante rocker scheletrico protagonista della serie tv Vinyl, peraltro prodotta proprio da papà Mick, fa impressione. Per la cronaca, pare che James Jagger preferisca i Kinks ai Rolling Stones: una bella e affettuosa linguaccia in faccia al padre rock star.

Questa casa non è un albergo, ma uno studio di registrazione pieno d’amore

Adam Cohen - We Go Home

Adam Cohen è un cantautore, esattamente come l’immenso papà Leonard. Quando le condizioni di salute a dir poco precarie non hanno più permesso a Cohen senior di andare in studio per registrare la sua voce, è stato lui stesso a chiedere al figlio Adam di aiutarlo a ultimare le incisioni del suo ultimo album, You Want It Darker. E cosa ha fatto Adam per amore del padre? Semplice: ha trasformato la casa paterna in uno studio di registrazione, per evitare a Leonard i pesanti spostamenti, diventati nel corso del tempo insostenibili. «Stare in un ambiente intimo con mio padre per un periodo così lungo è stata un’esperienza colma di dolcezza» . Recentemente, con la stessa dolcezza Adam ha ricordato suo papà cantando con Lana Del Rey il grande classico Chelsea Hotel No. 2.

Più che una famiglia, un’oasi di stile. O quasi

E ora un po’ di leggerezza. Parliamo di un’altra grande famiglia del rock&roll, gli Oasis: i fratelli Liam e Noel Gallagher con i rispettivi figli, ragazzi che seguono le orme dei padri stuzzicandosi sui social con frecciatine su Twitter, proprio come fanno i due fratelli/coltelli. Ma, buffe faide familiari a parte, Liam Gallagher ha trasmesso tutto il suo amore per i Beatles a uno dei propri figli, chiamandolo addirittura Lennon. E ora Lennon Gallagher – fotocopia di Liam – fa il modello, ammettendo di aver ereditato dal padre un certo gusto nell’abbigliamento, semplice e vincente: parka, polo e jeans. Insomma, lo stile unico e inconfondibile degli Oasis.

Il papà dei Green Day si chiama Gilman

ARMSTRONGS - IF THERE WAS EVER A TIME

Chiudiamo in bellezza con una famiglia punk, gli Armstrong. Billie Joe dei Green Day ha infatti formato una band con il figlio Joey (ovviamente battezzato così in onore di Joey Ramone). Il gruppo si chiama The Armstrongs e con loro suonano anche un vecchio e omonimo amico come Tim Armstrong dei Rancid insieme a suo nipote Rey. La prima canzone che hanno scritto si chiama If There Was Ever A Time” ed è stata registrato per la colonna sonora di un documentario: Turn It Around, The Story of East Bay Punk, un film che racconta la scena punk di San Francisco, cresciuta intorno al Gilman, club a cui i Green Day devono tutto, proprio come un figlio nei confronti del padre.

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