La Nuova Zelanda ha vietato il fumo “a vita” ai nati dopo il 2008 | Rolling Stone Italia
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La Nuova Zelanda ha vietato il fumo “a vita” ai nati dopo il 2008

L'obiettivo è creare una generazione di cittadini che non abbia mai avuto contatti con il tabacco, per arrivare a un Paese in cui non fuma nessuno

La Nuova Zelanda ha vietato il fumo “a vita” ai nati dopo il 2008

Foto via Unsplash/Julia Engel

Non potranno comprarsi le sigarette né a 15, né a 18, né a 50 anni. Per i nati dal 2008 in poi – tutti quelli che adesso hanno meno di 14 anni – la Nuova Zelanda ha annunciato il bando del fumo: la legge non permetterà mai loro di acquistare tabacco. 

L’idea è quella di creare una generazione di neozelandesi completamente liberi dall’abitudine al fumo, aumentando di anno in anno l’età legale a cui si può accedere ai prodotti a base di tabacco. “Un giorno storico per la salute della nostra gente”, ha detto il ministro della Salute, Ayesha Verrall. “Vogliamo assicurarci che i giovani non inizino mai a fumare, quindi renderemo un reato la vendita o la fornitura di prodotti del tabacco alle nuove generazioni di giovani”.

Il governo mira a ridurre il numero di fumatori al 5% in tutto il Paese entro il 2025, con l’obiettivo di eliminarlo gradualmente del tutto. E ha aggiunto anche una serie di misure per limitare l’impatto del tabacco per chi già fuma, ad esempio la riduzione della quantità legale di nicotina nei prodotti, la diminuzione del numero dei negozi in cui le sigarette possono essere legalmente vendute (meno di 500 da circa 8.000 attuali) e l’aumento dei finanziamenti ai servizi per combattere le dipendenze. Nessun limite, invece, per le sigarette elettroniche.

Così, fra gli adolescenti, è diventato sempre più popolare lo svapo. Probabilmente anche fra i giovani che, diversamente, non avrebbero mai cominciato a fumare. Lo dice un sondaggio condotto quest’anno su 19 mila studenti delle superiori: quasi 20 su 100 di loro svapavano ogni giorno più volte, la maggior parte con alte dosi di nicotina. Invece nel 2018, fra i ragazzi dai 15 ai 17 anni, quelli che fumavano ogni giorno erano il 3% (il 13% dieci anni prima).

In realtà, i neozelandesi già da tempo fumano sempre meno: i fumatori, dal 18% del totale della popolazione nel 2008, sono passati all’11,6% nel 2018. Non va così, però, per le minoranze Māori e Pacifika: fra loro fuma rispettivamente il 29% e il 18%. E, secondo Verrall, “Se non cambia nulla, ci vorranno decenni prima che il numero dei fumatori Maori scenda al di sotto del 5%”.

Tutto bene, quindi?  Non proprio. Secondo il partito liberale Act, ridurre la quantità di nicotina nelle sigarette colpirà soprattutto le fasce della popolazione che hanno un reddito inferiore. E che, per accedere alla stessa dose di sostanza, dovranno comprare molti più pacchetti. C’è anche il rischio di alimentare il mercato nero del tabacco. “Ci sono prove del fatto che la quantità di prodotti del tabacco contrabbandati in Nuova Zelanda è aumentata notevolmente negli ultimi anni e che i gruppi criminali organizzati sono coinvolti nel contrabbando su larga scala”, ha ammesso il Governo stesso. Secondo Sunny Kaushal, presidente del Dairy and Business Owners Group, un gruppo di lobby per i minimarket locali, “ci sarà un’ondata di criminalità. Gang e criminali colmeranno il vuoto”.

Il progetto di una Nuova Zelanda senza fumo è stato lanciato per la prima volta ad aprile. Dovrà affrontare il processo legislativo, ma è probabile che non debba affrontare alcun ostacolo: la legge “Smokefree 2025” è stata proposta dal partito laburista, che detiene la maggioranza nel parlamento neozelandese. Secondo Verrall, la legislazione sarà introdotta nel 2022. D’altra parte, il fumo provoca un cancro su quattro e rimane la principale causa di morte prevenibile per gli abitanti del Paese.