Motta, "La fine dei vent'anni" spiegato traccia per traccia | Rolling Stone Italia
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Motta, “La fine dei vent’anni” spiegato traccia per traccia

Il debutto solista della voce dei Criminal Jokers è in uscita il 18 marzo, ascoltalo qui

"La fine dei vent'anni". l'album solista di Motta in uscita il 18 marzo - Foto di Claudia Pajewski

"La fine dei vent'anni". l'album solista di Motta in uscita il 18 marzo - Foto di Claudia Pajewski

Il debutto solista di una delle anime (e penne) dei Criminal Jokers è in uscita il 18 marzo. Nel titolo dell’album c’è scritto “fine”, ma in realtà è l’inizio. Di una nuova prospettiva artistica, di una nuova visione, musicale certamente, ma anche di se stesso. La fine dei vent’anni è il primo disco di Motta, ma non di Francesco, il polistrumentista ha già scritto in maniera elettrica e vitale l’urgenza dei propri vent’anni nei due precedenti dischi dei Criminal Jokers.

"La fine dei vent'anni". l'album solista di Motta in uscita il 18 marzo - Foto di Claudia Pajewski

“La fine dei vent’anni”. l’album solista di Motta in uscita il 18 marzo – Foto di Claudia Pajewski

1. “Abbiamo vinto un’altra guerra”
Parla di una relazione che con forza va avanti, contro tutti i problemi. Problemi che, nella maggior parte dei casi, non dipendono soltanto da noi. Questo pezzo non è stato registrato con il La standard a 440 Hz.

questa è stata registrata in un posto veramente incredibile

2. “Del tempo che passa la felicità”
È il primo brano che ho scritto. Il ritornello ha un’accordatura standard con il La a 440hz, la strofa invece no. La chitarra principale è stata registrata nell’estate del 2013 nel trullo di una casa di campagna a Noci, nella murgia barese. Un posto veramente incredibile. In sottofondo si sente un rumore di piatti perché, mentre registravo, la mia ragazza li stava lavando. Abbiamo deciso di tenerli.

3. “La fine dei vent’anni”
È forse il brano a cui sono più affezionato. Parla di un’amicizia e della fine di un’adolescenza che lascia spazio a un nuovo modo di stare bene. È l’unico pezzo che è stato scritto in casa dei miei genitori a Livorno.

4. “Mio padre era un comunista”
Mio padre era davvero comunista. Colleziona ornitorinchi di peluche, cartine di arance, pinocchi e varie altre cose assurde. È una canzone dedicata alla mia famiglia. Nel disco ci suona Lello Arzilli e suo nipote Manuel Sinigallia (10 anni, figlio di Riccardo), i cori sono di Caterina Martucci e l’elettronica di Cesare Petulicchio. È uno dei pezzi che preferisco.

5. “Prenditi quello che vuoi”
Mi piaceva il ritornello, ma non la strofa che alla fine è stata messa in reverse.

6. “Prima o poi ci passerà”
Avevo in testa il ritornello da tantissimo tempo. Tra la registrazione della prima strofa e quella della seconda è passato più di un anno. Il basso è stato suonato da Laura Arzilli ed è a mio parere uno dei brani più riusciti del disco.

7. “Roma stasera”
Mi sono trasferito a Roma da 5 anni. E’ la città che ha ispirato questo disco. Ci sono echi di musica del Mali, uno dei pochi ascolti che ho fatto in questo tempo passato a scrivere l’album. Questo pezzo non è stato registrato con il La standard a 440 Hz.

8. “Se continuiamo a correre”
Ho scritto il brano con l’aiuto di Alessandro Alosi del Pan del Diavolo. Un amico con cui ho avuto il piacere di condividere il palco per due tour. Questo pezzo non è stato registrato con il La standard a 440 Hz.

9. “Sei bella davvero”
Parla di un transessuale. La canzone è stata scritta (musica e testo) insieme a Riccardo Senigallia, che a questo pezzo in particolare ha dato tantissimo.

10. “Una maternità”
È la storia di un cambiamento di prospettiva. Questo pezzo non è stato registrato con il La standard a 440 Hz.

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