La playlist di St. Vincent: «Le mie canzoni spaziali» | Rolling Stone Italia
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La playlist di St. Vincent: «Le mie canzoni spaziali»

«Le metterei se fossi invitata a cena sulla Luna», dice la polistrumentista americana. Ha suonato nella band di Sufjan Stevens e con David Byrne, ma va (benissimo) da sola

St. Vincent illustrata da Jody Hewgill

St. Vincent illustrata da Jody Hewgill

«Viaggio nel continuum spazio temporale alla ricerca di suoni del futuro da portare nel presente», racconta la cantante Annie Clark: «Metterei queste canzoni, se fossi invitata a cena sulla Luna».

Ecco i brani che ha scelto in esclusiva per Rolling Stone:

1. “Everyone’s Gone to the Moon” Nina Simone (1969)
Una canzone divertente e straziante allo stesso tempo. Nina canta come se fosse sotto acido e antidolorifici. L’adoro.

2. “In the Fog (I, II, III)” Tim Hecker (2011)
Ho scelto questa musica per aprire i miei concerti, ma è perfetta come colonna sonora per il cosmo.

3. “Nomus et Phusis” Stereolab (2000)
È uscito intorno al 2000, ma sembra space music francese degli anni ’60.

4. “Here Come the Warm Jets” Brian Eno (1974)
È come sentire sulla testa la spinta di un aereo che decolla. Bellissima e triste..

5. “Pick Up” Solex (1999)
Solex è un artista olandese che fa una specie di pop extraterrestre. Aveva un negozio di dischi, si portava gli album a casa e faceva assurdi collage di suoni come questo.

6. “Afro-Harping” Dorothy Ashby (1968)
Un pezzo da ascoltare a lume di candela, sdraiati su un comodo tappeto peloso.

7. “New Slaves” Kanye West (2013)
Una canzone che sembra arrivare allo stesso tempo da passato e futuro.

8. “Age of Adz” Sufjan Stevens (2010)
Colorato, vitale e futuristico.

9. “Space Oddity” David Bowie (1969)
I dischi di Bowie sono melodici quanto basta per conquistarti da bambino, ma poi crescono con te.

10. “Yaylalar” Selda (1976)
Una canzone folk resa molto funky. Il massimo della psichedelia!

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