Il primo giorno del MI AMI festival. Come sentirsi parte di una grande, grandissima famiglia | Rolling Stone Italia
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Il primo giorno del MI AMI festival: come sentirsi parte di una grande, grandissima famiglia

La prima giornata del festival più tropicale dell'estate, a Milano dal 5 al 7 giugno con Appino, Iosonouncane, Petit Singe, Populos e Joan Thiele + ETNA

Foto Giovanni Battista Righetti

Foto Giovanni Battista Righetti

Il MI AMI Festival al Circolo Magnolia è come il matrimonio di un lontano parente: stai al tavolo con i più stretti (o i più simpatici), rivedi quelli con i quali non dividi un pasto dal Natale di dieci anni prima; saluti, ti guardi in giro e attacchi bottone con quella cugina di terzo grado che ricordavi adolescente, cicciottella e un po’ musona, che nel frattempo è diventata la più bella della famiglia. Mentre aspetti le prime portate del rinfresco stai in mezzo alla gente, ascolti i racconti dello zio che si è trasferito a Manchester e, preso dallo spirito conviviale, cominci a buttare giù qualche bicchiere di troppo. E ti senti parte di una grande, grandissima famiglia: tu, le band, lo staff del festival, il pubblico della scena indie milanese e – ovviamente – le zanzare.

Appino
In due parole: Energicamente fricchettone

Il pubblico di Appino è di quelli che “si, ok la musica, ma sono i testi la roba figa”. Infatti sa già a memoria praticamente ogni singola parola del nuovo album, uscito poco più di una settimana fa. Il menestrello ex-frontman degli Zen Circus è bello carico, ha un’ottima intesa con la band e alterna i successi del precedente Il Testamento a quelli più reggaeggianti del nuovo Il Grande Raccordo Animale. Le tinte afro -si sà- sono uno di quegli evergreen “da concertone del primo maggio”: sono sonorità sentite e risentite, ma sanno far ballare non solo il ragazzino in prima fila, ma il genitore che lo aspetta a lato platea e anche il pizzaiolo che impasta ininterrottamente nella cucina sulla sinistra del palco. E in ogni caso, se sei all’inizio della tua carriera solista e riesci a sostenere un concerto senza regalare al pubblico nessuno dei brani della formazione che ti ha portato al successo, vuol dire che lo stai facendo bene.

Iosonouncane
In due parole: Indipendentista fra gli indi(e)pendentisti

Iosonouncane è uno dei progetti più interessanti della scena nostrana: il menù offre melodie da cantautorato vecchia scuola farcite da bassi da farti tremare la cassa toracica guarnite da loop, sampler e atmosfere electro. Il nuovo disco DIE ha rappresentato una svolta nella sua carriera: molto più elettronico dei precedenti, ha fatto svestire Iosonouncane dei panni (che vestiva forse un po’ forzatamente) da cantautore della scena indipendente per consacrare definitivamente il progetto come un unicum nel nostro panorama musicale. Lui è visibilmente a proprio agio sul palco, si allontana dalla postazione solo per concedersi qualche meritata sigaretta. Il pubblico risponde nel migliore dei modi: «il concerto più figo del MI AMI di quest’anno, vedrai!».

A fine concerto lo troviamo nel backstage in un lago di sudore avvolto nella bandiera dei quattro mori: «non mi fotografare così che mi prendono per un indipendentista sardo e poi non posso più uscire di casa!».

Petit Singe
In due parole: Come sballarsi senza spendere troppo al bar

Cominciare il tuo set davanti a quattro persone perché sull’altro palco sta suonando Riccardo Sinigallia e terminarlo davanti a una platea piena è già di per sé un bel successo. La giovanissima Hazia Francia non stacca mai lo sguardo dalla consolle. Si può dire sia la prima vittima del potere ipnotico della sua musica: loop tribali, atmosfere a tratti arabe e balcaniche arricchiscono una perfetta alternanza di momenti da ballare ad altri di puro sound design. Avete presente quando ci si conosce così bene da capirsi solamente con uno sguardo? Ecco, Petit Singe non ha bisogno di parlare durante il suo set, tantomeno di fare una musica troppo esplicita: non è facilissima al primo approccio, ma superato quello si fa veramente fatica ad uscire dall’atmosfera che si crea. Da adoperare con cautela.

Populos
In due parole: Promosso con debito

Il concerto giusto all’ora giusta: dopo aver passato le precedenti tre ore a rimbalzare tra un palco e l’altro in una frenetica gincana fra generi diversissimi non vediamo proprio l’ora di mettere radici davanti al palco Sandro Pertini con un bel cocktail in mano, dove il live di Populos è cominciato da pochissimo. Accompagnato da un percussionista che accentua la componente danzereccia del progetto (già sicuramente maggioritaria) e per un brano anche da una cantante, il producer si cimenta in un set che mette d’accordo un po’ tutti: non abbiamo visto momenti particolarmente emozionanti (forse eravamo troppo impegnati a tenere in equilibrio il nostro gin lemon in mezzo al dancefloor), il set è stato forse un po’ monocorde, ma è fuori discussione che sia scivolato via velocissimo, e che gli unici a non ballare fossero i genitori, che, a bordo pista, non vedevano l’ora di trascinare a casa i rispettivi figli.

Joan Thiele + ETNA
In due parole: La bella scoperta di oggi

Se non fosse per la band forse sarebbe solo una delle tante cantanti tecnicamente impeccabili che si trovano in giro. Se non fosse per lei gli ETNA non lascerebbero così impressionati. Ma grazie a questo perfetto matrimonio tra organico e inorganico, tra voce, suoni di chitarra acustica, drum machine e campionature, praticamente tutti quelli che sono arrivati così presto (19.00) erano sulla Collinetta di Jack. A bocca aperta.

Cosa vi aspetta questa sera e domani? Per maggior info, visitate l’evento ufficiale su Facebook o il programma completo.