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Le pagelle di X Factor: dei Maneskin e di Gabriele Esposito gli inediti migliori

C'è chi propone Donatella Rettore in salsa Marilyn Manson e chi si lascia andare alla tradizione Sanremese. Ecco i voti agli inediti dei ragazzi del talent Sky

Le pagelle di X Factor: dei Maneskin e di Gabriele Esposito gli inediti migliori

“Chosen” Maneskin (Voto: 8)

Non che sia un pezzone, per carità. Però nell’edizione più educata e frigida che si ricordi, almeno i Maneskin arrivano a portare un po’ di friccichio sexy sul palco. In tempi da Repubblica di Weinstein, Chosen è un sculacciata zeppa di ormoni (post)adolescenziali tenuta su da un ottimo giro di basso e dall’attitude del cantante Damiano. Musicalmente nulla di nuovo, siamo in zona Nineties – Red Hot Chili Peppers, ma… visto che pure la politica sta tornando al 1994, i Maneskin sono sicuramente la cosa più contemporanea di X Factor.

“L’amore è” di Enrico Nigiotti (Voto: 7)

Non è un brano da X Factor, più da Sanremo forse. C’è una buona melodia, è scritto con semplicità e arrangiato con gusto. Nigiotti è un cantautore cresciuto con De André (e in un passaggio del brano l’omaggio è evidente) e approdato al pop d’autore di Niccolò Fabi. Gli manca una penna più sofisticata sui testi (“l’amore è scarpe vecchie che non vuoi buttare/l’amore è solo carte da scoprire”) ma il resto tiene botta, soprattutto l’apertura sul finale, molto synth-fonica, alla Tommaso Paradiso.

“Le parole che non dico mai” di Rita Bellanza (Voto: 6 e 1/2)

Spiace dirlo, ma il punto debole di sto pezzo è il testo scritto da Levante (la rima ripetuta “palmi delle mani-domani” grida vendetta). Per fortuna c’è la voce da pacchetto intero di Lucky Strike di Rita, tonda e sottile come una sigaretta, gratta in gola lasciando un buon sapore. L’arrangiamento gli sta sotto, impercettibile, tanto che avrebbe potuto quasi cantarlo acapella.

“Limits” di Gabriele Esposito (Voto: 7 e 1/2)

Che X Factor ci punti su questo ragazzetto è fuori dubbio. Fedez e i suoi gli apparecchiano l’arrangiamento più moderno e d’acchiappo, un po’ Drake e un po’ Justin Bibier, in linea con quello che va oggi. Il testo e il cantato non hanno una grande personalità, ma in questo caso non sembra un problema. Anzi, Gabriele sembra proprio mettersi al servizio del brano, facendo un ottimo lavoro.

“The story” di Samuel Storm (Voto: 5 e 1/2)

Lo stesso discorso – quello fatto per Esposito – non vale per Samuel. Fedez e i suoi, forse preoccupati di non snaturare un cantante già molto vocalmente caratterizzato, gli fanno cantare un pezzo scritto da lui, musicalmente troppo acerbo. Una produzione minimale sorregge a fatica il vocione di Samuel, lasciando senza vestiti quella che sembra solo un’idea di canzone, di per sé neanche troppo originale (sembra un pezzo minore di Ben Harper).

“Rumore” Ros (Voto: 7)

All’inizio sembra Kobra di Donatella Rettore suonata da Marilyn Manson (“il cobra non è un serpente….”). Rumore è il pezzo di una band che sa quello che vuole e quello che le piace suonare, sicuramente è l’inedito con più personalità della serata. Nonostante ci abbiano messo le mani Manuel Agnelli e Rodrigo D’Erasmo (il mixaggio è di Colliva), il brano risulta un po’ freddo e avrebbe avuto bisogno di qualche sporcatura in più.

“In the name of love” di Lorenzo Licitra (Voto: 5)

Un grosso boh aleggia su questo pezzo. O non ci ho proprio preso, oppure la mia allergia alle good vibes di Lorenzo è grave. E’ un inno all’amore, ok, ma senza il minimo pathos né musicale né interpretativo. Dietro al brano c’è un super professionista come Fortunato Zampaglione, il che rende ancora più misterioso il mio boh. Prometto di dargli almeno altri due ascolti tra un po’, ma stasera pare l’inedito meno riuscito di X Factor.

“Lascia che sia” di Andrea Radice (Voto: 6 e 1/2)

Sembra un po’ una violenza abbandonare Andrea sul palco senza la sua corazza soul r’n’b. Lascia che sia è un pezzo ultra classico, da Premio Tenco, frullato con una produzione alla Jamie XX. La cosa migliore sono i cori, realizzati dallo stesso Andrea. Un peccato perché lui è uno dei concorrenti più talentuosi, e un bel pezzone alla Tiziano Ferro se lo sarebbe mangiato con gusto. E noi lo avremmo ascoltato con altrettanto gusto.