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Le 20 migliori canzoni dei Beatles fuori dagli album

Sono dei veri e propri pezzi di storia della musica, eppure non hanno avuto posto in un disco: da "She Loves You" a "Don't Let Me Down", i migliori brani pubblicati al di fuori dei 13 album in studio

I Beatles agli Abbey Road Studios durante la registrazione di "Hey Jude", foto di Tony Bramwell / Photoshot / Agenzia Sintesi

I Beatles agli Abbey Road Studios durante la registrazione di "Hey Jude"

Foto: Tony Bramwell/Agenzia Sintesi

Ci sono alcuni brani dei Beatles talmente famosi che sembra assurdo non siano nati per stare dentro a uno dei 13 album in studio della band, invece le tracce che seguono sono nate come singoli, alcuni da Top 10, e sono rimasti tali, oppure si sono fatti spazio in EP (dove venivano ripubblicati singoli o brani presi dagli album, i Beatles ne hanno pubblicati 16). Ecco i migliori 20 brani fuori dagli album, in ordine cronologico.

From Me to You
Maggio 1963

Quando John e Paul scrivono questo pezzo sul tour bus nel febbraio del ’63, i Beatles sono ancora il gruppo di spalla di Helen Shapiro. «Il nostro vero inizio», ricorda Paul. Contiene uno dei loro trucchi preferiti, l’uso dei pronomi nel ritornello per rendere le canzoni «personali e dirette». Funziona: la versione di Del Shannon è il primo pezzo di John e Paul a entrare in classifica in America.

Thank You Girl
Maggio 1963

Il lato B di From Me to You è un ringraziamento alle fan: «Sapevamo che le ragazze che ci riempivano di lettere avrebbero preso questo pezzo come un sincero ringraziamento. Molte delle nostre canzoni erano rivolte a loro».

She Loves You
Settembre 1963

Il 26 giugno 1963 è un giorno duro per i Beatles, concluso con un concerto nella grigia città di Newcastle. Prima del concerto, John e Paul si siedono sul letto della loro camera in hotel e scrivono questo pezzo, che finiscono il giorno dopo a casa del padre di Paul, mentre lui guarda la televisione. È la canzone che definisce l’esuberanza della Beatlesmania, e rimane il loro singolo più venduto in Inghilterra.

This Boy
Novembre 1963 (U.K.)

John l’ha descritto come «il mio tentativo di scrivere una di quelle armonie a tre voci alla Smokey Robinson. Il testo è inutile, il pezzo è solo un suono e un’armonia». La canzone che ha in mente potrebbe essere I’ve Been Good to You, un B-side dei Miracles del ’61.

I Want to Hold Your Hand
Dicembre 1963

Il pezzo con cui i Beatles conquistano l’America e poi il mondo. John e Paul la scrivono al piano «da soli, e guardandoci negli occhi», ha ricordato John. Ogni secondo testimonia la loro voglia di successo, il mondo intero risponde.

I Call Your Name
Giugno 1964 (U.K.)

John ha sempre avuto una passione per le canzoni rivolte a una donna, da Julia a Oh, Yoko. Questo è uno dei primi pezzi scritti pre Beatles. Anche in un brano rock così semplice lui ci mette il cuore e sfoga la sua disperazione nel ritornello.

Slow Down
Giugno 1964 (U.K.)

Una delle cover fatte dai Beatles del rocker anni ’50 di New Orleans Larry Williams, amico di Little Richard. Mentre le band della British Invasion cantano le sue canzoni, e i Beatles trasformano Slow Down in un delirio a base di anfetamine, lui è in carcere per spaccio. Muore nel 1980, tre anni dopo aver minacciato con una pistola Little Richard durante un festino a base di cocaina.

I Feel Fine
Novembre 1964

«Sfido chiunque a trovare un pezzo che non sia un blues del 1922, in cui il feedback viene usato così», ha detto una volta John, «prima di Hendrix, degli Who, e di chiunque altro». Il rumore dell’amplificatore, registrato il 18 ottobre 1964, è una cosa che cattura davvero l’attenzione, ma non tanto da oscurare la canzone che viene dopo. La risposta di Liverpool a What I’d Say di Ray Charles.

She’s a Woman
Novembre 1964

Uno dei pezzi più potenti scritti da Paul, con un riff di chitarra che anticipa Helter Skelter e I Want You (She’s So Heavy). Il testo sembra pieno di riferimenti al sesso, ma John disse che l’ispirazione era ben altra: «Ci piaceva tantissimo usare frasi dal significato erotico come “turn me on” per parlare della marijuana».

Yes It Is
Aprile 1965

L’unico pezzo dei Beatles con la parola “yes” nel titolo è uno dei più dark. John sempre molto critico nei confronti delle sue canzoni l’ha rinnegata, ma è una ballad folk misteriosa e gotica, un po’ Everly Brothers un po’ Emily Bronte. È il B-side di Ticket to Ride, ma viene eliminata dall’album. Il pezzo preferito dalle ragazze gotiche.

Bad Boy
Giugno 1965

I Beatles la fanno al volo durante le riprese di Help! per riempire la scaletta dell’album americano Beatles VI. Non hanno pezzi originali pronti e decidono di registrare due cover di Larry Williams, questa e Dizzy Miss Lizzy (poi su Help!). John veste i panni di un giovane delinquente che, quando non fa casino a scuola, «compra le riviste di rock&roll».

I’m Down
Luglio 1965

Dopo aver passato anni a fare cover di Little Richard, i Beatles fanno finalmente il loro pezzo alla Little Richard. Un rock selvaggio, con la voce roca di Paul e un glorioso assolo di organo di John. Esce come B-side di Help! e negli anni ’80 viene rifatta dagli Aerosmith e dai Beastie Boys.

Day Tripper
Dicembre 1965

Durante le session di Rubber Soul, i Beatles registrano due pezzi favolosi che escono solo come singoli. Day Tripper è garage-rock puro e semplice, e parla con ironia intelligente di chi segue le mode: «I Day Tripper erano gli hippy del weekend», ha detto John.

We Can Work It Out
Dicembre 1965

I Beatles lavorano in studio 11 ore per perfezionare questo singolo. Al tempo è un record per loro, anche se verrà stracciato quando le maratone in studio diventeranno la regola. Il risultato è il dialogo tra John e Paul: «Lui è l’ottimista che dice: “Possiamo risolverla”. E io: “La vita è breve e non c’è tempo per litigare, amico”», ha raccontato John.

Paperback Writer
Maggio 1966

I fan hanno analizzato ogni parola di questo pezzo, sperando di trovare significati psichedelici segreti, ma in realtà è solo una satira su un aspirante scrittore. Paul e John la scrivono insieme mentre prendono il tè. E fanno uno scherzo da veri abitanti di Liverpool: nell’ultima strofa, in sottofondo, si sentono i Beatles cantare Frère Jacques.

Rain
Maggio 1966

Per i fan di Ringo, Rain è un mondo a parte: «Ci sono io e poi c’è Rain». Geoff Emerick mette un maglione di lana nella batteria per dare più impatto, il loop al contrario alla fine nasce invece da una scoperta di John: «Sono tornato a casa alle 5 sballato, e ho fatto partire il registratore al contrario. Lo ascoltavo in cuffia in trance».

Lady Madonna
Marzo 1968

«La Madonna era una donna del popolo, come ce ne sono milioni a Liverpool», dice Paul. Con il piano e il sax così forti è un tributo all’R&B di New Orleans, in particolare a Fats Domino. Fats ringrazia con una cover, l’ultima sua hit.

Hey Jude
Agosto 1968

L’empatia che si sente uscire da tutti i sette minuti di Hey Jude è sorprendente, considerando che in quel momento i Beatles stavano cadendo a pezzi. All’inizio John pensa che Paul si stia rivolgendo direttamente a lui: «L’ho presa molto sul personale», ha detto a RS nel ’68, «poi ho capito che si rivolgeva a chiunque stesse attraversando lo stesso momento».

Don’t Let Me Down
Maggio 1969

Come chiunque nel 1969, John ascolta molto la Band e cerca lo stesso suono grezzo e senza fronzoli registrando dal vivo con Billy Preston. Ma l’onestà del testo è tutta sua: «Stava dicendo a Yoko: “Ti sto mostrando la mia vulnerabilità, non deludermi”», ha detto Paul. John chiede a Ringo di picchiare forte sui piatti: «Dammi il coraggio di gridare». Così è stato.

The Ballad of John and Yoko
Maggio 1969

John scrive la cronaca del suo matrimonio con Yoko Ono e la loro luna di miele sotto i riflettori, dal “bed-in” alla conferenza stampa chiusi in un sacco. Viene scritta, registrata e pubblicata al volo, come ai vecchi tempi. John e Paul la fanno in un solo giorno. Uno degli ultimi momenti di fraterna collaborazione.

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