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La playlist da paura di Dario Argento

La selezione musicale che accompagna l'intervista al maestro del brivido

Dario Argento, 74 anni - Foto via Facebook

Dario Argento, 74 anni - Foto via Facebook

I maestri della paura, del giallo e del noir, quelli che ci spaventano (naturalmente, in senso buono) con i loro film e le loro opere, cosa temono? Glielo abbiamo chiesto in occasione della XXIV edizione del Courmayeur Noir Festival.

Festival unico nel suo genere, interamente dedicato alla letteratura gialla e al cinema noir: una rassegna cinematografica in cui al miglior film in gara viene conferito il Leone Nero (sono adorabili, anche il premio è in tema). Negli happening di “Paura a Mezzanotte” trovano posto lavori internazionali inediti, cinema horror da brivido, retrospettive ed omaggi dedicati ai protagonisti del Noir internazionale.

Per la letteratura, invece, ci sono incontri e conferenze con i migliori scrittori di gialli e il conferimento del Premio Raymond Chandler alla carriera e del Premio Giorgio Scerbanenco per il migliore romanzo noir italiano.

Con tale cornice, cosa c’è di meglio di un’intervista a due voci, quelle ormai caratteristiche di Dario Argento e Carlo Lucarelli?
Per stanare le loro paure e i loro peggiori incubi, per scoprire ciò di cui non riescono a scrivere e quello che vorrebbero poter dire su Edgar Allan Poe.

Cominciamo la nostra chiacchierata con Dario Argento, il maestro dell’incubo per eccellenza.

Glielo chiediamo subito: di cosa ha paura Dario Argento?
Di fobie ne ho tante, ma da bambino ero proprio terrorizzato da un corridoio: il corridoio di casa mia.

Ero molto piccolo e il corridoio mi ossessionava perché partiva dalla mia stanza da letto e attraversava la casa.
La sera quando andavo a dormire rimanevo lì a fissarlo. Era così lungo e in penombra e per questo mi intimoriva. Mi spaventava ogni notte.

Parliamo della sua autobiografia: “Paura”, edita da Einaudi e a cura di Marco Peano
Ci ho messo dentro tutto. Da quando ero bambino, all’età di quattro anni, fino ad oggi. Da quando a scuola mi mettevano le note perché mi rifiutavo di leggere Manzoni, perché invece volevo leggere Dos Passos, e di quando ho fatto “il rabdomante”, mentre giravo un film, per riuscire a trovare il bosco adatto.

Ho voluto raccontare la realizzazione di tutti i miei lavori, il perché amo Banana Hoshimoto e di come scrivo le mie sceneggiature, semplicemente pensando che la vicenda che voglio narrare non sia finzione ma sia veramente accaduta, da qualche parte, in qualche luogo.

Che cosa vorrebbe chiedere a Lucarelli?
Lo conosco bene, abbiamo lavorato insieme in passato. Vorrei chiedergli come riesce a fare tutti quei programmi di storia per la Rai.
A me piacciono molto, ma vorrei proprio capire come riesce a farne tanti!

Che tipo di programma le piacerebbe fare in tv?
Mi piacerebbe sceneggiare i racconti di Edgar Allan Poe, portarli in televisione. Sarebbe un omaggio fatto appositamente per colui che considero il mio mio maestro.

Sono un grandissimo lettore, amo i romanzi e i saggi. Non sono mai stato, neanche da piccolo, un appassionato di fumetti, mentre amavo molto la letteratura.

Parliamo di Torino, scenario dei suoi film
Ho recentemente portato a Torino, al Tff, la mia copia restaurata di Profondo Rosso.
L’ho presentata al Festival ed è stata una grande emozione ritrovarmi in quei luoghi. Mi capita di rado di rivedere i luoghi in cui ho girato i miei film.

Mi piacciono le parti metafisiche di Torino. Quelle Art Deco. Sono affascinato dai cortili, dalle scale. E’ una città piena di scale e scaloni, bellissimi, ognuno diverso dall’altro. Mi piace l’architettura di alcuni palazzi, così gotica, e mi piace sopratutto la planimetria della città, ad esempio la periferia.

La periferia, di fatto, è stata creata dalla Fiat per gli operai. Quelle piccole casette, quei giardinetti, mi piacevano tantissimo, tra le altre cose ci ho girato anche un film, Non ho sonno. Era un film tutto girato nelle periferie. Si, quel film è fatto di periferie e cortili.

Qual è l’attore che ha diretto con più difficoltà?
Sicuramente il primo. Tony Musante, ne L’uccello dalle piume di cristallo. Mi ha criticato fin dall’inizio.

Dato che ero un debuttante pensava di poter fare quello voleva . Io invece avevo chiaro in mente come volevo fare il film.
Avevo fatto il critico per tanti anni, ero appassionato di cinema, sapevo benissimo cosa volevo fare e come farlo. Ci furono contrasti che durarono fino alla fine della produzione!

Quando uno diventa un regista affermato, questi problemi scompaiono?
Per niente. Il problema rimane. Ad esempio ho avuto dei contrasti con la protagonista di Opera, Cristina Marsillach.
Era giovane, aveva 19 anni quando abbiamo girato. Eppure anche lei mi ha dato un sacco di problemi.

Qual è stato il film più difficile da girare?
Sicuramente Suspiria, anche se è stato molto divertente da realizzare. All’epoca non c’erano i mezzi per gli effetti speciali che volevo, quindi abbiamo dovuto realizzare molto con dei giochi di specchi, era tutto molto complesso. E anche girare Opera è stato molto difficile, ho dovuto girare tutto in un teatro, un casino.

Ci consiglia qualche buon horror, uscito recentemente, che le è piaciuto?
Non ce ne sono mica tanti. Ultimamente guardo solo film orientali, coreani o giapponesi, sono horror molto buoni. Ma i titoli sono difficili da ricordare… Ma anche dal Sud America arrivano dei titoli interessanti, oltre alla corrente del cinema giapponese o coreano che mi piace molto.

David Lynch farà una terza serie di Twin Peaks. Cosa ne pensa?
Trovavo Twin Peaks bizzarro, ma non eccezionale. Non so, in fondo ognuno fa quello che vuole. Mi sembra un po’ strano. Non aveva idee migliori?

Quali serie tv segue?
Tutti mi chiedono questa storia delle serie tv! Ce ne sono tante, sono tutte quante simili, interessanti, ben fatte. È inutile che stiamo qui a raccontarcela, sono veramente il meglio del cinema americano.


Ecco che cosa ascolta il maestro del brivido e perchè («ne ho tante di canzoni preferite, ma mi sa che non mi riesce di fare una playlist, non riesco a scegliere!»):

1. “My Way” Sid vicious

«Perché è una delle canzoni più belle cantate da Sid Vicious».

2. “Sunday Bloody Sunday” U2

«Questa l’ho sempre adorata».

3. “Purple Rain” Prince

«C’è stato un periodo negli anni ’70 e ’80 in cui c’è stata un’esplosione di canzoni stupende, quasi non riesco a scegliere. Mi piace quella canzone di Prince, come si chiama…Purple Rain!».

4. “Imagine” Lennon

«Per me è l’unica canzone non prescindibile, quella che non può mancare. Ma rigorosamente cantata da Lennon».

5. “Viva l’Italia” Francesco De Gregori

«Quando andai in America mi portai dietro delle canzoni italiane per sentirle, per avere qualcosa del mio paese. E c’era una canzone che quando la ascoltavo, mi commuovevo sempre un po’, dato che ero così lontano. Ed era questa, di De Gregori».

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