La notte di Ennio Morricone al Foro Italico | Rolling Stone Italia
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La notte di Ennio Morricone al Foro Italico

Venerdì c'è stata la prima tappa italiana del “60 Years of Music Tour” del Maestro. Noi c'eravamo

La notte di Ennio Morricone al Foro Italico

Ennio Morricone è un uomo piccolo. Minuto. Nervoso e inquieto per definizione.

Chiunque abbia avuto un minimo a che fare con lui ne racconta da sempre i modi bruschi, sbrigativi, tipici di chi sa di non avere neanche un minuto di tempo da perdere, che vanno di pari passo con l’educazione. Ha attraversato da protagonista sei decenni di storia della musica: il percorso accademico, la musica alta, le avanguardie, la canzone italiana e ovviamente la composizione per il cinema.

Ha cambiato le regole del gioco e influenzato centinaia di musicisti a venire (non solo per quanto riguarda la musica applicata): il pop, il rock, l’underground e persino l’hip hop hanno più di un debito da saldare nei confronti di Ennio Morricone.

E lui, in qualche modo e ostentando pure un sincero distacco, ne è sempre stato consapevole.
Quella di ieri sera a Roma doveva essere, sulla carta, una serata speciale. Lo era a prescindere, per via della natura stessa del concerto: uno spettacolo di beneficenza i cui proventi erano tutti destinati al Policlinico Universitario Campus Bio-medico, a sostegno della ricerca sulle cellule staminali per le malattie degenerative dell’apparato motorio.

Una struttura e un’equipe medica – quella capitanata dal professor Vincenzo Denaro – a cui lo stesso Morricone è molto legato (è lì che era stato ricoverato e operato quando nell’agosto del 2015 si ruppe il femore). Ma a renderla ancora più speciale era il contesto di Roma, che per la prima volta da un anno a questa parte tornava ad accogliere uno suo cittadini più importanti in quella che è forse la tournée simbolo di tutta la sua vita artistica. Quella in cui celebra i suoi sessant’anni di carriera, accompagnato dalla Roma Sinfonietta, un coro (duecento tra musicisti e cantanti) e le voci, al solito, del soprano Susanna Rigacci e della cantante portoghese Dulce Pontes.

Ad aspettarlo un pubblico molto vario per formazione, estrazione ed età: c’erano famiglie intere con bambini al seguito, veri e propri cultori e moltissimi gggiovani. Durante la coda per entrare abbiamo sentito canticchiare Despacito, parlare dell’ultimo concerto dei Depeche Mode e dell’ultimissima dichiarazione di Spalletti (“Meno male che ormai se ne è andato all’Inter”, è il responso pressoché unanime; chissà se il Maestro – noto appassionato dei colori giallorossi – sarebbe d’accordo). In platea erano presenti vari membri delle istituzioni, compreso il presidente del Coni Giovanni Malagò, ma la curiosità della gente era tutta per Marco Borriello, ex calciatore proprio della Roma, ora al Cagliari, che ha passato tutto il pre-concerto, l’intervallo e l’immediato post a concedere selfie.

Dopo il rituale appello ad occupare i posti a sedere, spegnere i cellulari, e il divieto di foto e video (che abbiamo ignorato tutti, tocca ammetterlo), le luci si sono finalmente spente e l’orchestra ha fatto il suo ingresso sul palco.

Tripudio generale per l’arrivo del Maestro che, in maniera del tutto inaspettata, ha preso il microfono e scambiato due parole col pubblico.
“Non lo faccio mai” ha detto, prima di ringraziare proprio Vincenzo Denaro e spiegare il suo coinvolgimento diretto nei confronti della beneficenza di questa sera.

Si è complimentato con i musicisti della Roma Sinfonietta – “Abbiamo fatto proprio delle belle prove, ieri e oggi pomeriggio” – e poi ci ha tenuto a specificare che sarebbero stati rispettati gli arrangiamenti originali delle sue composizioni.

“Ascolterete i brani così come li avete sentiti nei film”, e anche qui parte spontanea l’ovazione.

Morricone comincia a dirigere in piedi, per poi passare quasi immediatamente a sedersi (e resterà così per tutte le due ore di concerto). Un’immagine inevitabile, quella dell’età che avanza, ma che non può non colpire. Nonostante la sua fisicità, Morricone ha sempre avuto un modo molto energico di dirigere l’orchestra: vederlo seduto è strano, ma al tempo stesso non ne intacca il carisma. Il programma è quello giusto per un greatest hits: ci sono i classiconi amati e richiesti dal pubblico, gli estratti dalle colonne sonore dei film di Sergio Leone come Man with a Harmonica e Jill’s Theme da “C’era una volta il west”, e l’immancabile The Ecstasy of Gold; i temi composti per “The Hateful Eight” di Quentin Tarantino, come L’ultima diligenza di Red Rock, e Bestiality, che era stata scritta per “La cosa”, regia di John Carpenter, ma che non era stata utilizzata nel film e che il Maestro ha “donato” proprio a Tarantino sempre per “The Hateful Eight”.

Molto apprezzati dal pubblico anche i temi tratti da Mission, come anche Chi Mai, H2S, il secondo tema di “Metti una sera a cena” e le “sorprese” (non erano nel programma del tour invernale) La classe operaia va in paradiso e Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto.

Dopo quasi ogni brano erano inevitabili le standing ovation e gli applausi finivano per raggiungere quasi la durata delle esecuzioni vere e proprie. La cosa più interessante di un concerto del genere resta comunque il pubblico: un pubblico da live pop e che accoglie i brani come in altri live si accoglie la canzone che non si vede l’ora di poter cantare in coro. Un pubblico che mentre va a via ritorna a canticchiare Despacito, mandata a tutto volume dalle casse di un baracchino che fa i panini, e nonostante tutto è giusto così.

La musica di Morricone è un bene comune. È popolare pur essendo “alta”. Appartiene a tutti.

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