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La migliore musicista italiana si chiama Adele

In una scena italiana che piange per l'assenza di quote rosa, la polistrumentista frontwoman degli Any Other potrebbe essere la benzina per dare nuova linfa alla musica del 2018

La migliore musicista italiana si chiama Adele

Adele Nigro foto via Facebook

“Non ci sono donne”, questo è stato il commento unanime della redazione di Rolling Stone davanti alla classifica – fatta dalla redazione stessa! – dei migliori album del 2017. Il tono era quello della triste constatazione dello stato dell’arte della musica: “Per quest’anno è andata così, Levante al massimo nei primi 50, non nei primi venti dai, idem Giorginess. E la tipa dei Gomma? Yombe sono un lui e una lei? Non valgono come disco femminile, giusto?”. Aldilà del cazzeggio da classificone, la questione è seria, se non grave, ma in questo inizio 2018 sembra si sia già accesa una luminosa spia verde, segno che di benzina l’It-pop ne ha ancora, anche al femminile.

Ieri sera sono stato al Santeria Social Club di Milano per vedere la prima tappa del tour di Colapesce, buoni pezzi su disco, che diventano ottimi su un palco. Il merito va da una parte a un album, Infedele, prodotto artigianalmente (con l’ottimo aiuto di Iosonouncane) per essere suonato live e dall’altra alla super band che Colapesce ha messo insieme per queste date.

In questo gruppo c’era una stella che brillava più delle altre, prima alla sinistra del palco con la chitarra con la tracolla alta molto indie college rock e il microfono per i cori, poi in mezzo a soffiare groove dal sassofono: lei si chiama Adele Nigro e se non la conoscete è il tempo di rimediare a questa lacuna. Adele è prima di tutto la frontwoman degli Any Other, con cui tra i suoi 18 e 20 anni ha scritto e registrato un disco molto fico, Silently. Quietly. Going Away, una rilettura contemporanea e anti-nostalgica (lei è nata nel 1994) della snackerness americana anni Novanta alla Pavement, un po’ Courtney Barnett un po’ Tune-Yards.

Ma Adele è molto altro. L’anno scorso ha girato l’Italia abbracciata al suo sassofono con il progetto Halfalib dell’amico Marco Giudici, sperimentazioni di pop emozional-psichedelico tra Twin Peaks ed Elton John, per cui ha fatto anche la regia del videoclip Umore Temperato, trovando anche il tempo di curare la produzione e gli arrangiamenti del primo album di Generic Animal, una delle novità più attese di questo inizio 2018, e di mettere la voce nell’ottimo disco di Andrea Poggio, Controluce.

Adele vive a Milano è parte e insieme protagonista di una scena musicale molto attiva, dalle autoproduzioni di nicchia fino alle classifiche di Spotify, e ci piace immaginarcela come una giovane Kim Gordon alle prese con la creazione di nuovi immaginari musicali e non solo.

Ho letto in rete dell’impegno femminista di Adele contro le discriminazioni di genere, mi sono imbattuto in una webzine con un suo breve racconto di narrativa e in un’intervista dove esternava il suo amore per il pensiero di Derrida e Deleuze. Per tutto questo – e per il suo assolo al sax di ieri sera – credo e spero ardentemente che il futuro della musica italiana passi per Adele Nigro.

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