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La casa di Ian Curtis diventerà un museo

L'ha comprata un fan che ha definito i Joy Division "i Rembrandt della musica contemporanea".

La casa di Ian Curtis a Macclesfield, Regno Unito

La casa di Ian Curtis a Macclesfield, Regno Unito

Il 18 maggio 1980 Ian Curtis si è tolto la vita nella sua casa al 77 di Barton Street a Macclesfield, contea di Cheshire. È stato ritrovato impiccato in cucina dalla moglie Deborah il giorno stesso. In quella casa viveva la famiglia Curtis: Ian, Deborah e la figlia Natalie.
A febbraio di quest’anno la casa è stata messa in vendita, descritta sul sito di un’agenzia immobiliare come un cottage con doppio ingresso “caratteristico”, con due camere da letto, due sale ricevimento, un’ampia cucina e un giardino condiviso. I fan hanno cercato di raccogliere i fondi necessari per acquistarla – prezzo sul mercato 115,000 sterline – ma a maggio è riuscita a spuntarla a 190.000 sterline Hadar Goldman, musicista, businessman e fan, che ora ha ufficialmente annunciato di aver iniziato i lavori per trasformare la casa in un museo dei Joy Division.

“Nonostante abbia pagato quasi il doppio del prezzo di partenza, mi sono sentito in dovere di partecipare, soprattutto dopo aver visto che altri fan non erano riusciti a raccogliere i soldi necessari per comprare la casa di uno degli eroi musicali della mia giovinezza,” ha spiegato Goldman al Guardian. Ora si sta destreggiando con i permessi e la parte burocratica, e sostiene che entro sei mesi la casa avrà la “targa blu” a indicare che lì è vissuto Curtis. Nella sua testa, l’acquisto ha un enorme valore personale: “Molti pagherebbero per avere un dipinto di Rembrant; per me i Joy Division sono i Rembrant della musica contemporanea.” Il piano è far diventare la casa un museo e un hub che possa aiutare giovani musicisti.

In passato gli ex membri dei Joy Division, ora New Order, hanno avuto pareri discordanti riguardo la possibilità di avere un museo in quella casa. Il più critico era stato Bernard Sumner, che ai tempi della prima raccolta fondi temeva che quella casa potesse diventare un “monumento al suicidio”. E mentre alcuni fan che stavano per acquistare la casa hanno detto di non voler aprire al pubblico la cucina, Goldman è di tutt’altra opinione: “Certo [che l’aprirei]. Si crea domanda se si proibisce qualcosa.”

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