Il figlio di Malcolm McLaren vorrebbe bruciare i suoi cimeli e ricordi del punk | Rolling Stone Italia
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Il figlio di Malcolm McLaren vorrebbe bruciare i suoi cimeli e ricordi del punk

In segno di protesta con le celebrazioni per i 40 anni di punk, Joseph Corré vuole compiere il gesto dimostrativo il 26 novembre a Camden

Johnny Rotten, Steve Jones, Paul Cook e Sid Vicious sono i Sex Pistols

Johnny Rotten, Steve Jones, Paul Cook e Sid Vicious sono i Sex Pistols

Secondo quanto riporta Crack, figlio dello scomparso manager dei Sex Pistols, Malcolm McLaren e della designer Vivienne Westwood, brucerà milioni di dollari di cimeli e ricordi in protesta contro punk.london, la celebrazione per i quarant’anni di punk, supportata dallo stato e in programma a Londra.

In una dichiarazione, Joseph Corré ha detto che vorrebbe bruciare tutta la sua collezione, dal valore stimato di circa 5 milioni di sterline, nella zona di Camden, il 26 novembre. Una data simbolica, cioè il giorno del 40esimo anniversario dell’uscita di Anarchy in the U.K., il debutto dei Sex Pistols. Ha anche chiesto ad altre persone di unirsi a lui per distruggere altre memorabilia con lui.

Corré si particolarmente offeso per la sponsorizzazione e il patrocinio statale di punk.london, una serie di esibizioni, concerti, proiezioni e altro. Tra i suoi partner si trovano il British Film Institute, il British Fashion Council, Live Nation, Universal Music, il Museum of London e la British Library. Punk.London ha anche ricevuto 99mila sterline come donazione dalla National Lottery e ha ottenuto il supporto del sindaco di Londra.

«La regina che dà la sua benedizione ufficiale al 2016, l’anno del punk, è la cosa più spaventosa che abbia mai sentito», ha detto Corrè. «Al posto di essere un movimento, il punk è diventato un cazzo di pezzo da museo».

Corré — che ha seguito le orme della madre nel mondo della moda, fondando la linea di lingerie Agent Provocateur – ha continuato paragonando il 2016 con il 1976, dicendo che la gente britannica soffre dello stesso tipo di “malessere generale” che ha dato vinta al punk.

«La gente si sente paralizzata», ha detto. «Si sente senza voce. La cosa più pericolosa è che non combattono più per quello in cui credono. Hanno lasciato perdere. Dobbiamo far saltare in aria tutte le merde ancora una volta».

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