Hamburger, rock & roll e duro lavoro: ecco chi è la prima cameriera dell'Hard Rock Cafe | Rolling Stone Italia
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Hamburger, rock & roll e duro lavoro: ecco chi è la prima cameriera dell’Hard Rock Cafe

Rita Gilligan ha 75 anni e l'energia di una ragazzina: se vi serve una botta motivazionale la sua storia è quella giusta

Hamburger, rock & roll e duro lavoro: ecco chi è la prima cameriera dell’Hard Rock Cafe

Rita Gilligann insieme a Paul McCartney. Foto di Marc Broussely/Redferns

La cameriera in divisa – più o meno succinta – è un topos nel nostro immaginario cinematografico (e non solo). Di solito pensiamo a ragazze che si aggirano tra i tavoli con l’aria svampita o scazzata sognando il loro futuro di gloria fuori da lì. C’è chi quel futuro l’ha trovato, lavorando per 45 anni nello stesso locale. Si tratta di Rita Gilligan, la prima cameriera dell’Hard Rock Cafe (fondato a Londra nel ’71) dove ha servito per quasi mezzo secolo, conoscendo più o meno qualsiasi rockstar del pianeta (le mancano all’appello solo Pavarotti, Hendrix e Elvis), fino a diventare l’ambasciatrice del marchio.

Oggi Rita ha 75 anni, ma non pensate a una vecchietta nostalgica o a un’innocua mascotte, perché è ancora una forsennata macchina da guerra, in grado di presenziare a tutte le aperture degli Hard Rock Cafe del mondo e fracassare chitarre con una dedizione alla causa che neanche i missionari cristiani in Africa.

Quando la incontro al Cafe di Roma per il lancio del suo libro è in piena attività: ha appena finito di intrattenere una folla di studenti liceali raccontando la sua storia e si sta godendo l’ennesimo momento di celebrità. Nella sua divisa originale – piena di spillette appuntate come medaglie al valore – firma copie, magliette, dispensa abbracci, pacche sulle spalle, si mette in posa per i selfie (fa le corna rock con la mano), canta una canzone, e si rimette il rossetto prima di venire a parlare con me. Insomma se siete giù di corda e vi serve una botta motivazionale, Rita potrebbe essere il rimedio, oppure la dimostrazione definitiva che l’entusiasmo non fa per voi.

Ciao Rita, come va? Non sei stanca?
Mai.

Come fai? Ti droghi?
No, no, il segreto è che mi piace quello che faccio. È fantastico. La vita è fantastica!

È la prima volta che vieni all’Hard Rock Cafe di Roma?
No, ci sono già venuta. Sono stata in 72 paesi diversi, ho inaugurato 155 Hard Rock Cafe e…

Ok, scusa, ma dopo 45 anni di lavoro nell’Hard Rock Cafe non hai voglia di fare altro?
Perché? L’Hard Rock è la cosa più bella del mondo! È la mia famiglia. Hamburger e rock, che vuoi di più? La musica è la medicina che cura tutti i mali. Quando vado negli ospedali per conto dell’Hard Rock, vedo la musica che riesce a dare un po’ di sollievo a chi sta male…

E tu non stai mai male? Non hai rimpianti nella vita?
Mi dispiace di non aver mai incontrato Pavarotti.

Dai, si può sopravvivere! Hai conosciuto chiunque: i Beatles, i Rolling Stones, Michael Jackson, c’è qualcuno che non ti è stato simpatico?
Io sono una molto paziente, ma una volta McEnroe, che aveva appena vinto a Wimbledon si è seduto al tavolo e ha cominciato ad agitare il braccio come se stesse chiamando un cane. E allora gli ho detto: “Senti, qui non stai sul campo da tennis, ma a casa mia”. Da allora, ogni volta che lo incontro mi saluta e dice a tutti: “Ecco Rita, la conosco da quando mi cambiava il pannolino!”

Ci sono anche amici che purtroppo avrai perso strada facendo…
Sì, George Michael e Chuck Berry … Mi ricordo una volta Chuck che voleva fare colazione da noi, e noi non serviamo la colazione, ma gli ho portato comunque un toast con la marmellata perché la filosofia dell’Hard Rock è questa: mai dire di no a un cliente! Poi ci sono anche ragazzini che ho visto crescere. Come Zacky…il figlio di Ringo Starr.

Cioè, Zac Starkey, il batterista degli Who?
Sì, me lo ricordo quando aveva nove anni e suonava la batteria con forchetta e coltello.

Che avresti fatto nella vita, se non avessi lavorato all’Hard Rock?
Non lo so, perché prima dell’Hard Rock ho lavorato 17 anni in altri ristoranti di lusso. Era frustrante, non potevo parlare con nessuno. E quando ho letto l’annuncio per l’Hard Rock ho capito che doveva essere mio quel posto. Ho mentito sull’età, avevo solo 29 e loro cercavano una più grande ma ho detto: “Dovete prendere me, sono la migliore”. E mi hanno preso.

Che significa essere la migliore?
È una questione di personalità. La personalità è tutto. Tu Veronica, che vuoi fare? La giornalista? Allora devi andare dal capo del giornale e dire: “Io sono la migliore!”. Hai capito?

Ah ok, domani ci provo…