Fiorella Mannoia e l'antologia per i suoi 60 anni: «Ora ho altri traguardi» | Rolling Stone Italia
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Fiorella Mannoia e l’antologia per i suoi 60 anni: «Ora ho altri traguardi»

La cantante romana ha dato alle stampe un doppio cd con un inedito, "Le parole perdute" e si è raccontata a 360 gradi: «Non siamo in crisi, siamo un Paese corrotto»

Fiorella Mannoia, foto di Ottavio Celestino

Fiorella Mannoia, foto di Ottavio Celestino

Un’antologia per i suoi 60 anni. Se l’è regalata, e l’ha regalata al suo pubblico, Fiorella Mannoia, che per festeggiare questo traguardo personale, ha dato alle stampe un doppio cd intitolato semplicemente Fiorella e comprendente un inedito, Le parole perdute, alcuni dei suoi più grandi successi, da Caffè nero bollente a Come si cambia, e ben 18 duetti con Adriano Celentano, Ligabue, Ivano Fossati e altri artisti che hanno accompagnato il suo lungo viaggio musicale. Un viaggio iniziato 46 anni fa, se si calcola come esordio il Festival di Castrocaro del 1968. «Ma in realtà chissà quando ho cominciato veramente», dice la Mannoia. «Nel booklet ho inserito una fotografia del 1961, avevo 7 anni e già stavo davanti a un microfono con le braccia aperte: ero già io, ero già quello che sono diventata». Parla di destino l’interprete romana, pronta a partire per un nuovo tour che da fine novembre la porterà in tante città italiane, da Bologna a Milano, da Napoli a Torino fino a Roma. «Mi hanno raccontato che da piccola piangevo di continuo e che un giorno mio padre, esasperato, mi buttò sul letto e mi disse: «Non se ne può più, almeno diventassi una cantante!». Beh, è successo e sono stata fortunata: ho avuto più di quanto io stessa potessi immaginare».

C’è un sogno che non sei riuscita a realizzare?
Ho corteggiato per un sacco di tempo Paolo Conte, mi piacerebbe fare qualcosa con lui, ma non sono ancora riuscita a conquistarlo. E non ho avuto la fortuna di collaborare con Fabrizio De André, non c’è stato il tempo. Ma so che avrebbe voluto, me l’ha detto più volte e già questo è motivo d’orgoglio per me.

In questa nuova raccolta, in compenso, c’è un duetto con Dori Ghezzi.
Ah, quello è stato un regalo che mi ha commosso. Perché Dori non canta più da tempo e quando l’ho chiamata era titubante, sosteneva di non essere più capace. “Non è vero – le ho detto –, è come andare in bicicletta, una volta che hai imparato lo sai fare e basta”. Alla fine ha accettato e per me è stato come ricevere una benedizione. Ma tutti i duetti che compongono quest’antologia mi hanno riempito di gioia, li considero attestati di stima.

Il più ostico? Quello con Celentano?
Sai che no? Ci tenevo a fare con lui Un bimbo sul leone perché è il pezzo che presentai a Castrocaro nel 1968, però non sapevo nemmeno se chiederglielo. “Mi avrà seguita in tutti questi anni?”, mi chiedevo. Invece mi ha detto di sì, subito.

Il testo dell’inedito Le parole perdute è tuo: a cosa s’ispira?
Quella è una canzone più politica di quanto sembri. “Amami amore io”, canto, ed è un verso che all’apparenza sembra riferito a un partner, a un discorso a due; in realtà si riferisce a tutti noi, alla necessità di ritrovare un’armonia, perché solo così possiamo sperare che questo brutto momento passi.

Quali sono le parole perdute?
Quelle che hanno perso valore. Onestà, rispetto, partecipazione, sono parole che dobbiamo ritrovare nel loro significato più profondo, che dobbiamo avere il coraggio di far rivivere. Perché i sogni ce li stanno portando via e solo se partecipiamo, se restiamo uniti, possiamo provare a crederci ancora.

Cos’è che ti dà più fastidio quando ti guardi attorno?
La disonestà. Non è vero che l’Italia è un Paese in crisi, l’Italia è un Paese corrotto. È corrotto il modo in cui viviamo. Quanti di noi non si sono mai chiesti, avendo un problema da risolvere, “conosco qualcuno che possa aiutarmi?”. Sfido chiunque a dire che non gli è mai successo. Ecco, quella è la frase ricorrente: “Non conosciamo nessuno?”. Quella è la frase con cui si continua, in Italia, a scambiare il diritto per il favore. È una tragedia e finché non ci sarà qualcuno davvero intenzionato a fare una legge anticorruzione seria, preferisco non votare. Sono stufa, sono stanca delle chiacchiere. Ma lo sai quanto ci costano all’anno vitalizi e pensioni di parlamentari che non sono più in Parlamento da decenni? 350 milioni di euro. Per non parlare degli appalti truccati, delle mazzette: e la sanità, e l’Expo, e il Mose, e l’Ilva… Un giorno vorrei mettermi lì con la calcolatrice per vedere quanti soldi sono stati buttati via in tangenti negli ultimi dieci anni. Miliardi…

Dici che al momento preferisci non votare, ma il 25 ottobre saresti andata più volentieri alla Leopolda con Renzi o in piazza San Giovanni con i sindacati?
A Roma, ma con la Fiom, e questo perché credo in Landini: è una persona credibile, coerente con la vita e con se stesso.

Tornando alla musica, hai iniziato a scrivere le liriche di alcune tue canzoni solo di recente, cosa ti aveva frenato finora?
Il confronto con i grandi autori che in questi anni hanno scritto per me. Avevo pudore. Quando canti capolavori come Giovanna d’Arco di De Gregori o I treni a vapore di Fossati pensi che mai potrai arrivare a quel livello, temi di non essere all’altezza. L’inibizione mi è passata con Sud, il mio ultimo disco d’inediti: lì ho iniziato a buttare giù le mie sensazioni su dei fogli di carta, ho cominciato a scrivere.

Ti piacerebbe, prima o poi, pubblicare un disco con testi firmati solo da te?
Perché no? Ma non voglio peccare di presunzione, spero di mantenere la lucidità per capire cosa è valido e cosa no. Non è che perché un testo lo scrivo io, allora è buono. Mi interessano le belle canzoni, indipendentemente da chi siano gli autori.

Da interprete, cos’è che ti fa innamorare di un brano?
Il testo. Non che non dia importanza alla musica, ma l’interprete è un po’ cantante e un po’ attore: riesco a esprimermi come interprete soltanto se le parole del brano che canto mi emozionano, mi rappresentano.

Hai compiuto 60 anni, come ti senti?
Più serena, non mi arrabbio più come un tempo. Tante volte ci si fa venire l’ansia per cose stupide, le priorità sono altre e alla mia età prima di tutto c’è la salute. Quando vedo dei miei colleghi che se la prendono perché, che so, in camerino il vino è caldo o sul palco il monitor non si sente bene, beh, anch’io ho avuto certi atteggiamenti, ora, invece, sorrido. E poi non riesco più a tenere la lingua a freno, tutto quel che mi viene da dire lo dico. Il che è bello. Di cosa devo avere paura ormai? Se affermo qualcosa di politico e qualcuno mi consiglia di stare attenta, che poi magari non mi chiamano più a cantare, rispondo che non m’importa. Chi se ne frega? A me importa solo del mio pubblico.

Hai nostalgia di qualcosa che non c’è più?
Non sono una nostalgica, tendo a guardare avanti. Spero di continuare ad avere stimoli, anche dai giovani. Li guardo, osservo come si muovono sul palco, perché anche loro possono insegnarmi qualcosa, è sbagliato e presuntuoso pensare il contrario. Certo, i ragazzi oggi sono più competitivi, mi fanno tenerezza perché non possono permettersi di sbagliare, non hanno tempo. A volte sono aggressivi, ma è solo perché hanno paura. Gli artisti della mia generazione non sono cresciuti così, siamo cresciuti con qualcuno che credeva in noi e investiva sul nostro lavoro. All’età che hanno oggi Alessandra Amoroso o Emma io ero stipendiata dalla RCA. Incidevamo un Lp e se non andava ne facevamo un altro e un altro ancora… Oggi chi te lo dà tutto quel tempo? Chi investe più su un cantante?

Hai mai pensato di investire tu su qualche giovane?
Ci ho pensato con Noemi, però la mia etica mi ha portato a fare un passo indietro, perché avendo Noemi la mia stessa estensione vocale mi sono detta: se mi arriva una bella canzone che faccio, la do a lei? È un conflitto d’interessi che non voglio avere, non sarebbe giusto. Se smettessi di cantare potrei farlo, per ora no. O forse sì, ma con un ragazzo.

Hai detto di non avere più peli sulla lingua, quindi sii sincera: che cosa pensi della polemica Fedez-Gasparri?
Mmm, che Fedez si smazzi le sue, di polemiche, io mi smazzo le mie! Di sicuro mi pare tutto molto ridicolo. Quanti di noi hanno cantato alle Feste dell’Unità senza che nessuno dicesse niente? Ora quello canta per Grillo: ma saranno fatti suoi? Ma che è? Dovremmo rendere conto delle cause o delle persone per cui cantiamo?! Poi che Gasparri se la prenda su Twitter con la ragazzina sovrappeso… Insomma, da che pulpito, manco fosse Brad Pitt!

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