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Milano i Backstreet Boys ce li ha nel DNA

Per dirla come Hugh Grant in 'Notting Hill', il concerto di ieri sera ad Assago è stato «surreale ma bello». La prova che per la boyband e per il suo pubblico gli anni non passano mai

Milano i Backstreet Boys ce li ha nel DNA

Nick Carter. Foto di Eduardo Festa

Per dirla come un imbarazzato Hugh Grant in Notting Hill, il concerto dei Backstreet Boys è stato “surreale ma bello”.

Surreale, perché te la puoi immaginare ma non ti rendi conto della totale devozione dei fan alla causa BSB finché non ci sei in mezzo. Su 13mila posti di capienza del Forum di Assago almeno 12,500 sono occupati da signore e signorine, irriducibili soldatesse di un’armata che ha assicurato ai cinque boys di Orlando un sold out istantaneo mesi prima del concerto. Qui, i maschietti ovviamente sono la stragrande minoranza.

Di fianco a me siedono una ragazza sui 30 e il suo fidanzato. Lei giustamente sfegatata e urlatrice professionista, in piedi per tutte le due ore di spettacolo. Lui invece seduto a bere birre, divertito ma con la mente sempre un po’ distante, concentrata forse sulla finale di Coppa Italia che sta andando in onda mentre lui è al concerto. A un certo punto lei si gira verso di me, guarda il suo fidanzato e urla: “Perché non fate amicizia voi due?”, come fa una mamma quando trova l’unico altro bambino oltre a suo figlio in una spiaggia di soli adulti.

Foto di Eduardo festa

Ma un concerto bello, dicevamo, perché è come se in 26 anni i ruoli non fossero cambiati di una virgola. Loro, i Backstreet Boys, sempre sul palco a fare le mosse coordinate, duettare, sculettare, giocare con la bramosia di chi sta sotto il palco come dei ventenni divertiti da un successo fresco e inaspettato. Loro, le fan, pronte invece a seguire i loro cinque generali d’armata intonando il ritornello di Quit Playing Games (With My Heart) in inglese, nonostante sappiano tutti a menadito anche quello della versione italiana, Non Puoi Lasciarmi Così.

Come se non fosse passato un giorno dal 1993, anno in cui i cinque ragazzi presero in prestito il nome dal Backstreet Flea Market di Orlando, il mercatino delle pulci e ritrovo dei giovani della città. E se oggi quel posto è ridotto a quattro edifici recensiti come “carini” su TripAdvisor e porta il nome orrendo di International Drive Market, se non altro il “Backstreet” continua a vivere a suon di milioni di biglietti venduti e corde vocali consumate.

Lo show di questo DNA World Tour è una macchina da guerra, che nella pratica scorre via liscia ma sulla carta è studiata nel minimo dettaglio. Una trentina di brani circa, presi principalmente dall’ultimo album e da Millennium, ma con una tassativa presenza di Backstreet Boys e Backstreet’s Back nella seconda parte dello show. Megaschermi, botole da cui sparire e ricomparire, laser, fuochi d’artificio e palchi che si sollevano telescopicamente sono ciò che fa del concerto uno spettacolo grandioso. Ma i momenti più memorabili sono quando, ogni tre o quattro brani, tutto si si spegne e ogni Backstreet si presenta sul palco da solo, con un microfono, e si presenta per com’è alla folla.

Foto di Eduardo festa

Il primo è Brian, piccolo e puccioso come 20 anni fa, uno dei preferiti dal pubblico, che si cimenta in una versione a cappella di Nobody Else; poi Howie, l’impomatato col sorriso instancabile, che dedica Chateau alla folla; Nick, il bravo ragazzo che poi alla fine è un bad boy, che accenna The Way It Was più o meno a metà scaletta; infine AJ e Kevin, insieme, per uno spettacolino esilarante condito da un cambio d’abito (con annesso spogliarello). «Una volta ci lanciavate reggiseni e mutande sul palco» scherza col pubblico Kevin, il saggio del gruppo alla veneranda età di 48 anni, che molto saggiamente si toglie le sue e le lancia di sotto prima di cantare Passionate col suo socio. «Ora è tempo di ricambiare il favore».

Seguono le vere bombe che tutti aspettavano, da As Long as You Love Me a Everybody (Backstreet’s Back) fino al bis, che consiste in Don’t Go Breaking My Heart e Larger Than Life. Si chiude così la più grande, bella e surreale adunata di addii al nubilato che si sia mai vista su questo pianeta.

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