Wrongonyou, echi folk tra i boschi romani | Rolling Stone Italia
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Wrongonyou, echi folk tra i boschi romani

Sembra canadese, ma è di Grottaferrata. Veste e suona come i Bon Iver e nel suo nome gioca con gli errori di grammatica

Wrongonyou veste e suona come i Bon Iver e nel suo nome gioca con gli errori di grammatica - Foto via Facebook

Wrongonyou veste e suona come i Bon Iver e nel suo nome gioca con gli errori di grammatica - Foto via Facebook

Quando ascolti il folk rock di Wrongonyou non puoi che immaginare spazi enormi, boschi di aceri, fiumi da affrontare in kayak, e come minimo ti senti catapultato nella regione dei Grandi Laghi tra Stati Uniti e Canada. Un po’ come quando nelle cuffie hai i Bon Iver di Justin Vernon, che infatti sono la pietra miliare nella sua formazione musicale insieme a John Frusciante. Wrongonyou, però, viene dalla zona dei Castelli Romani, Grottaferrata per la precisione, e di nome fa Marco Zitelli, classe 1990. «Ammetto che c’è un errore grammaticale nel mio moniker: l’inglese corretto è “Wrong about you”, ma volevo esaltare ancora di più la parola wrong, sbagliato», racconta e ci ride sopra. La risata aperta è la prima cosa che colpisce quando si chiacchiera con questo ragazzone alto due metri con la camicia a scacchi di flanella, e contrasta con l’idea di personaggio ombroso che si è costruito con le sue musiche e i suoi testi. La gavetta se l’è fatta proprio negli Stati Uniti, un paio di mesi in Georgia, come chitarrista di una band che ha presto abbandonato: «Sono tornato, ho deciso di mettermi a comporre dei pezzi da solo e li ho caricati su Soundcloud».

A scoprirlo per primo è stato un eccentrico professore di sound design di Oxford. «Dopo aver caricato una mia canzone, registrata malissimo tra l’altro, mi è arrivata una donazione di 2 sterline e una sua email. Non ci ho creduto. Il giorno dopo mi ha chiamato un amico che seguiva proprio le sue lezioni e mi ha detto che il suo docente aveva parlato di me. A quel punto ho risposto e sono stato invitato ad andare a registrare nello studio dell’università, che aveva ospitato pure gli Shindig, i futuri Radiohead. Quindi sono tornato in Italia e ancora più convinto mi sono chiuso in casa a registrare». “Chiuso” è un termine a cui Wrongonyou è allergico, in realtà. «Nun ce la faccio a sta’ in casa: ho bisogno di ricaricarmi in mezzo alla natura almeno un’ora al giorno, i boschi sono vicini a dove vivo, perciò la scena più classica è quella di vedermi con la schiena appoggiata a un albero mentre suono il dulcimer e la chitarra acustica». Così sono nati pezzi dai titoli evocativi come Lake e Green River. La data di uscita di un album ancora non c’è, per ora Wrongonyou ha firmato con la Carosello e aprirà i concerti di Niccolò Fabi quest’estate. E il futuro? «Non vedo l’ora di andare a vivere in un ranch con mille animali, mia moglie e i miei cinque figli dai nomi improbabili tipo Franklin, Benjamin, Augustine».
E, ovviamente, ride.

L’intervista è stata pubblicata su Rolling Stone di giugno.
Potete leggere l’edizione digitale della rivista,
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