Snoop Dogg è tornato, cazzoni | Rolling Stone Italia
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Snoop Dogg è tornato, cazzoni

Abbiamo mandato un inviato fuori di testa alla festa di Snoop Dogg a Los Angeles, per parlare del nuovo album, tra palle stroboscopiche e pali da lap dance

Photoshop: Andrea Cremascoli

Photoshop: Andrea Cremascoli

Venice Beach, 7.25 a.m. Ora da surfisti, joggers, padroni di cani, ma anche da giornalisti, in attesa di notizie dalla casa madre, da live long & prosper à la Dr.Spock. Apro la posta ed ecco l’invito. “Snoop wants you at the Emerson Theater”. Invito per pochi intimi. Segreto. Di Snoop, in occasione del lancio del suo nuovo album, BUSH.

Il video di “Peaches N Cream”:

Snoop Dogg - Peaches N Cream (Live on the Honda Stage at the iHeartRadio Theater LA)

L’ultima volta che l’avevo visto era stato in occasione della sua conversione reggae-rastafariana (quando si faceva chiamare Snoop Lion), dove, dopo aver fumato insieme e aver fatto registrare al suo manager la mia intervista (ho il filmato! e prima o poi lo metto in Rete), RICORDO BENISSIMO di averlo salutato, di essere uscito dallo studio di registrazione fra l’invidia di giornalisti e assistenti (Snoop non condivide con nessuno la sua Blue Mountain, marjuana giamaicana), di essere salito in macchina e… di essermi sentito così fuori di testa da ritrovarmi completamente incapace di muovermi. Ero dovuto rientrare in studio e supplicare Snoop di chiamarmi un taxi.

L'artista e tatuatore Massimo Gurnari ha dipinto per noi uno Snoop Dogg in versione olio su tela. Tanta roba

L’artista e tatuatore Massimo Gurnari ha dipinto per noi uno Snoop Dogg in versione olio su tela. Tanta roba

Ma let’s rock&roll. Arriviamo col trasporto temporale al tardo pomeriggio, quando, dopo un’ora di traffico, raggiungo Hollywood, cercando di star lontano da LaBrea & Sunset, per noi locals considerato il triangolo della morte – per il traffico letale che da qualche anno, da quando tutti vogliono venire in California, ha rotto i coglioni. Non si può più andare da nessuna parte. Anche per questo, La Bestia si muove nostalgicamente per L.A. con un 125 Primavera 1967. Dopo qualche vicolo e diverse vie illegali (à la Starsky & Hutch) eccomi a destinazione.

Davanti al teatro tutto tace, non c’è nessuno. Zero fighe in vista. C’è qualcosa che non quadra, perché se una delle costanti inscindibili della vita di Snoop è musica/cannabis, l’altra è la FIGA. Urbana, ghetto, oochie-coochie, mamacitas; magra, formosa, alta, bassa persino nana – la famosa Bridget Powers detta Bridget the Midget – bianca, nera, asiatica, messicana, porno, college, casalinga e meglio ancora se cheerleader. Non c’è differenza per Snoop, che non si fa problemi di colore, religione e razza. Lo capisco, anche io sono come lui. Politically correct.

Il nostro inviato Roberto Croci detto La Bestia, l'unico a girare per Los Angeles con una Vespa 125 Primavera del 1967

Il nostro inviato Roberto Croci detto La Bestia, l’unico a girare per Los Angeles con una Vespa 125 Primavera del 1967

Parcheggio e faccio due passi, finché vedo del movimento: un paio dei suoi con cartelli che segnalano l’uscita di BUSH, il nuovo album, presentato dalla frase “I love trees, I love grass, I love bush” inteso come natura, erba, e pelo-figa; una dozzina di fan in coda per entrare; l’inconfondibile profumo di vaniglia che caratterizza un certo tipo di donna (exotic strip dancer) che segue Snoop ovunque, il tutto mischiato da vari membri e stereotipi della cultura gangsta-hood-lowrider che hanno seguito la sua crescita (musicale e personale) dal ghetto di Long Beach – dalla Golgotha Trinity Baptist Church, dove, insieme alla mamma Beverly cantava nel coro della chiesa – per poi passare al famoso Long Beach Polytechnic High School, suo battesimo in qualità di drug dealer, dove – la storia ci insegna – vendeva e fumava con i compagni di scuola, una delle quali sarebbe diventata poi la famosissima Cameron Diaz.

Basta nostalgia, due passi e siamo dentro. Invece che la solita intervista in studio, siamo in un cazzo di club, con tanto di palla stroboscopica, pali da lap dance, piante e giardini pensili (BUSH…) da dove oscillano flora e fauna invitanti. Le cameriere, rigorosamente orientali, vestono giarrettiera-corsetto- nero-parrucca-blu e labbra-rossetto-viola-scuro. E poi orde di drink, sushi, mini burgher e di due elementi che compongono la cucina negra (non nera) dalla nascita del ghetto a questa parte di secolo: macaroni & cheese e minuscoli waffle con pollo fritto sopra, i due piatti preferiti in assoluto di Snoop.

Bush COMIN may 12th. @pharrell

Una foto pubblicata da snoopdogg (@snoopdogg) in data:

Dopo che i partecipanti si sono bagnati la gola, rifatti gli occhi e intascati i gadget, ecco che cessa la musica e arriva Snoop, al suono di Peaches & Cream (primo video dell’album): blintz in mano, treccia come quella di Geronimo (simbolo delle prime gang samoane di Long Beach), occhialoni psycho, tuta adidas super rilassata. Comincia a parlare e a rispondere a domande su ispirazione, collaborazione e produzione del disco.
«BUSH è prodotto da Pharrell Williams, con cui avevo già collaborato in passato, e che ha dato all’album un’anima funk, retro-futuristica, mixata a pop e R&B».

Il buffet di Snoop è a base dei suoi piatti preferiti: macaroni & cheese e minuscoli waffle con pollo fritto sopra

Tra i vari collaboratori ci sono amici di vecchia data tra cui Charlie Wilson, lo stesso Williams e Stevie Wonder. «Pharrell è stato il primo produttore che mi ha insegnato a fare dischi ascoltabili anche dalle donne. Quando abbiamo inciso Beautiful, nel 2003, mi disse: “Non hai mai fatto un disco per le ladies, che potesse sedurre un pubblico femminile”. Mi ricordo che gli risposi che sì, avevo scritto tante canzoni per le bitches, le oochie-mamas (ride).
Devo ammetterlo, sono cresciuto in un ambiente dove c’era poco rispetto per le donne, per noi erano tutte zoccole, a parte la mamma, quella non si tocca, è santa come per voi italiani. Ricordo ancora che Pharrell mi chiese di scrivere una canzone pensando a mia moglie Shante, l’amore della mia vita, e a mia figlia Cori. È così che è nata la tenerissima Beautiful, che mi ha aperto occhi e mente, solo allora mi resi conto che non c’era niente di male a scrivere canzoni che non parlassero solo di quanto le donne possano essere delle vere troie. Non cambierei nulla del mio passato, amo tutto quello che ho fatto, non ho nessun rammarico, sono stati anche e soprattutto i miei errori a farmi arrivare fino qua». Niente male per un delinquente, destinato a diventare gangster e spacciatore.

Pharrell mi ha insegnato che non c’è niente di male a fare canzoni che non parlino solo di quanto le donne possano essere troie

Cordozar Calvin Broadus Jr. è il suo nome di battesimo, una profezia. Finestre con sbarre e giardini recintati di filo spinato, pure. Colpi di uzi e drive-by shooting l’accompagnano durante l’infanzia, mentre prigione e rap gli segnano l’adolescenza. Per quanto la mamma Beverly lo chiami maternamente “Snoopy”, Calvin inizia a diventare il messaggero di un’intera generazione stanca di obbedire a regole e preconcetti. Fino a tempi recenti, era il gangsta rapper scoperto da Dr. Dre, famoso per canne, Gin and Juice e un passato nella gang dei Crips.

Snoop Dogg

Oggi Snoop è un uomo nuovo: marito e padre, con una coscienza sociale e radici culturali, politicamente impegnato. Un vero e proprio imprenditore multimediale moderno: ha un sito per street artist di tutto il mondo; ha partecipazioni in Philz Coffee, compagnia di San Francisco che promuove stili di vita sostenibili; ha un canale YouTube, GGN Hood News, dove il suo alter ego Nemo Hoes fuma (24/7) la miglior marijuana giamaicana con i vari ospiti; ha una linea di accessori per fumatori, un film in cantiere, una serie tv per HBO e, coronamento di un sogno d’adolescente, è il proprietario della Snoop Youth Football League, organizzazione non profit per aiutare i ragazzi di vari ghetti losangelini. L’ultima avventura: trapflix.com, un canale di streaming per registi emergenti snobbati da Hollywood. Per quelli come lui, che è riuscito a fumare persino dentro alla Casa Bianca, nulla sembra impossibile.

«La mia canzone preferita di questo album è California Roll, omaggio al classico blunt di marijuana della West Coast. Sarà il prossimo singolo», mi dice. «In genere non ascolto i miei album, ma con BUSH è diverso, è un disco che vive con me, fa parte della mia vita quotidiana, lo ascolto quando mi faccio le canne, con amici e famiglia. Come produttore Pharrell è artisticamente pazzo, totalmente incontrollabile e genialoide, ecco perché mi sono fidato di lui e gli ho lasciato il controllo totale del progetto. Ho sentito il bisogno di lasciarmi guidare, forse perché mi sono reso conto che ho troppi progetti per le mani. Io e Pharrell sappiamo quello che funziona l’uno per l’altro. Abbiamo un bel rapporto, basato su stima reciproca, in cui si può discutere. Lui mi ha permesso di essere creativo senza dovermi addossare la pressione della produzione. Pharrell è fun, quando lavoro con qualcuno ho bisogno che sia positivo, divertente e non sia deprimente».

Il video di “California Roll”:

Snoop Dogg - California Roll ft. Stevie Wonder, Pharrell Williams

 

Pharrell è anche responsabile per la creazione di tutta la parte visiva dell’album, concetto, immagini e video. «Il video Peaches N Cream è stato diretto dall’art director Aramis Israele e Hannah Lux Davis, famosa per collaborazioni con Miley Cyrus, Ariana Grande e Nicki Minaj. È un video psichedelico, un viaggio attraverso la funkosfera. BUSH è un gran disco ed è tutto merito di Pharrell. Senza di lui non sarei riuscito a fare un album così diverso da tutto quello che ho inciso in questi ultimi anni. Ha creato un suono nuovo, feels good, sounds good, looks good».

Snoop è conosciuto anche come Dj Snoopadelic dai fan di dance-house club come il TAO di Las Vegas. «Ho una personalità complessa, mi piacciono molte cose, non posso essere solo Superman-Clark Kent, devo anche essere Stark-Iron Man, oppure Hulk-Brice Banner. Amo la musica, fare il dj per me è come frequentare un corso universitario post-laurea, sapere cosa ballano e ascoltano i ragazzi mi aiuta a evolvere, a non essere stagnante. Mi piace tenere la spada affilata, le orecchie diritte, e il naso sulla strada, sapere cosa va e cosa non va».

Con più di 4 milioni di follower su Instagram e 12 milioni su Twitter, Snoop rimane in costante contatto con i fan. «No, sono qualcosa di più: fanno parte della mia famiglia. I social media sono un ponte sul futuro, pensa che Happy Socks, una ditta svedese di calze, ha scoperto che dipingevo proprio grazie alle mie foto su Instagram e adesso collaboriamo insieme. Vedi?», dice alzando il pantalone e mostrando una calza dai colori giamaicani con foglie a sette stelle. «Ho iniziato a dipingere in un hotel di Versace, da 15mila fottuti dollari a notte. Quando sono in tour, il momento prima dello show è un momento in cui non voglio ascoltare musica o guardare film, ho bisogno di essere creativo senza distrarmi, senza interferire con il concerto. Quando comincio a dipingere non mi fermo più, faccio almeno quattro o cinque quadri alla volta… boom, boom, boom. Quando finisco mi faccio un cannone – aiuta il mio processo creativo», dice tirando fuori un joint pre-scaldato in un piccolo forno a microonde per far sciogliere i cristalli (Snoop docet e La Bestia lo passa a voi). «Mi fa arrivare dove voglio. Poi mi sdraio, mi rilasso, osservo il mio lavoro, e mi chiedo: “Chi cazzo la comprerà mai, questa roba?”». O meglio: «Who is the motherfucker that’s going to buy this shit?».

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