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Niente è come Pop X

Ci siamo fatti una pastasciutta con la band italiana più enigmatica, al suo primo vero disco dopo anni di gavetta su internet (come si fa oggi)

Davide Panizza, anima dei Pop X, bacia il “lato B” di Luca Babic. I due, assieme a Niccolò Di Gregorio, hanno formato la band, una sorta di collettivo, nel 2004. Prima di "Lesbianitj", hanno pubblicato un Best Of con successi di YouTube come "Cattolica" e "Drogata schifosa" - Foto di Giulia Bersani

Davide Panizza, anima dei Pop X, bacia il “lato B” di Luca Babic. I due, assieme a Niccolò Di Gregorio, hanno formato la band, una sorta di collettivo, nel 2004. Prima di "Lesbianitj", hanno pubblicato un Best Of con successi di YouTube come "Cattolica" e "Drogata schifosa" - Foto di Giulia Bersani

«Ce l’ha regalata l’ISIS», scherza Davide Panizza dopo essersi accorto del mio sguardo fisso su una bandiera dell’autoproclamato Stato Islamico appesa al muro. Vista da una decina di metri di distanza potrebbe anche sembrare vera (e quindi mettere i brividi), peccato per quella scritta “POP X” in mezzo ai caratteri in arabo, che ne tradisce definitivamente la poca autenticità. È mezzogiorno e ci siamo dati appuntamento a Milano nell’appartamento di piazza Aspromonte di Luca, uno dei soci che Davide si porta sul palco nei live. La piazza milanese costellata di kebabbari con un ottimo rapporto qualità/prezzo fa anche da punto di arrivo della processione-presentazione per il nuovo album, Lesbianitj. Si parte dalla Feltrinelli di corso Buenos Aires e si percorre a piedi un chilometro abbondante fino al parchetto di piazza Aspromonte, sotto casa di Luca. Davide ha già pronti vestiti da prete e croci sgangherate ricoperte di LED. «Sembra che per presentare i dischi in maniera ufficiale esistano solo le Feltrinelli», mi racconta mentre mastica pasta in bianco condita con salsa di soia, una specialità di Luca che presto convince tutti, me compreso. «Quindi ci troviamo lì davanti con i fan e camminiamo fino a qui sotto. Stiamo nel parco finché non arriva la polizia».

attitudine punk
Non è facile descrivere Pop X a qualcuno che non lo conosce, per il semplice motivo che niente è come Pop X. L’attitudine dei ragazzi altoatesini, fuori ma soprattutto sul palco, è inequivocabilmente punk. Saltano, si dimenano, bevono e si spogliano minimo fino alle mutande, mentre Davide con la voce in autotune sputa testi a metà fra un romantico Battisti (al quale li aveva già paragonati Alberto Piccinini da queste parti) e dei deliranti Verdena. Anche in tour, i ragazzi preferiscono dormire a casa di qualcuno del posto piuttosto che in albergo («Non puoi invitare nessuno, non puoi fare casino, e allora vaffanculo!»).
Quanto alla musica, sulle prime l’apparente semplicità dei suoni può far storcere il naso, ma quello che rimane dopo ascolti ripetuti è un neo-cantautorato elettronico che riesce tremendamente bene in uno dei generi più difficili da fare: il pop. «Ascolto moltissima elettronica, tipo PC Music e Lorenzo Senni, ma anche Sébastien Tellier, M83, Beach House», si sbottona il cantante. Quanto a roba old school, conveniamo che il primo disco di Sergio Caputo, Un sabato italiano, porta il cantautorato italiano al suo picco negli anni ’80. Oltretutto ha lo stesso font usato dai Suicidal Tendencies, che ricorda molto anche quello di Lesbianitj, mi fa giustamente notare Davide.

chi c’è suona
Dopo il liceo musicale, Panizza (oggi 31enne, ma ne dimostra 5 di meno) si è laureato al Conservatorio in Tecnologie del Suono e Multimedia, per poi ritornare in veste di insegnante, due volte alla settimana in due diversi istituti di Trento. I conti però non tornano. Il 2004 è l’anno in cui Davide fa risalire la genesi di Pop X, valvola di sfogo creativa per due menti radicate in un luogo, il Trentino, che potrebbe non essere il più stimolante in cui nascere da un punto di vista culturale. Da prettamente musicale, Pop X diventa un progetto audiovisivo quando alla crew – che segue la regola del “chi c’è suona”, ma che sarebbe composta per intero da Davide, Luca, Walter, Niccolò e Andrea – si aggiunge anche Pietro, uno smanettone di Unity e vari altri software grafici che si è messo a creare visual appositi per i loro live. Per anni, però, l’unico contenitore dove riversare i pezzi, i video e qualsiasi cosa passasse per la mente dei ragazzi è stato YouTube. Nel 2015 qualcuno (la Dischi di Plastica di Mirko dei Camillas) finalmente si decide a mettere insieme un Best Of e ad abbozzare una release che si possa chiamare tale. Ma il primo, vero album di inediti arriva quest’anno. Nel 2016, cioè a 12 lunghi anni dal primo vagito di Pop X. «Finora non abbiamo mai trovato un’etichetta che ci volesse», la prende con filosofia Davide, che comunque non se l’è mai vissuta male. Di aprire una propria label non se ne parlava proprio, perciò i ragazzi hanno semplicemente fatto ciò che veniva loro meglio: caricare centinaia di video su Internet in settimana e girare l’Italia per concerti ogni weekend.
Dopo un paio di procrastinamenti, Lesbianitj è uscito a fine novembre. È chiaro che, rispetto alla qualità di YouTube, i brani risultino più rifiniti, oltre che legati da un nesso comune che non troveresti scrollando fra i video correlati. Con tutto quel J-Pop dai rimandi anni ’80 condito dal solito autotune («L’ha inventato Cher», ne è sicuro), se fossi nei ragazzi di Bomba Dischi prenderei seriamente in considerazione anche il mercato giapponese.

pubblicità nei sogni
«Mio zio negli anni ’70 ha condotto una battaglia contro i cartelloni pubblicitari lungo le strade», racconta Davide su un tema che gli sta parecchio a cuore oltre che sul cazzo, la pubblicità, che dà anche il titolo a una delle tracce più agitate del disco. «Andava la sera, quando nessuno lo vedeva, a piegarli con delle cinghie legate al trattore. Dopo un po’, la giunta comunale ha capito che, oltre che rovinare il paesaggio, distraggono i guidatori. Ora in Trentino c’è una legge che vieta queste cose. Nel resto d’Italia nessuno si è prodigato come mio zio, e infatti pullula di ’sti cartelloni molesti». Ciò che a Davide sta più stretto di questo secolo è l’inquinamento audiovisivo, che ovviamente nota di più quando esce da Trento. «Ti sembra normale che ad accoglierti a Milano ci sia una cattedrale di schermi giganti? Prima del commercio, andrebbe tutelata la salvaguardia dell’essere umano». Anche Luca ha paura di quello che potrebbe diventare il futuro. «Mi ha sempre colpito la puntata di Futurama in cui a Fry (un ragazzo che cade in una cella criogenica e si risveglia 1000 anni dopo, ndr) capita di sognare, e visto che siamo nel futuro ci sono le pubblicità anche nei sogni! Ora non mi sembra più tanto assurdo». Dietro a testi che possono sembrare frivoli o senza significato, Pop X spesso costruisce un tagliente apparato di critica. “Mi son trovato a confermare la mia infermità”, recita il testo di Dens, altra hit orecchiabilissima, leggera solo in apparenza. «In Italia c’è una legge che si chiama TSO. Se il sindaco del tuo Comune dice: “Voglio che Claudio venga internato”, finisci in un manicomio e nessuno può opporsi, nemmeno il tuo avvocato», si accende Davide. (Che poi non è proprio così: un TSO deve essere richiesto da due medici in presenza di requisiti imprescindibili, in primis l’urgenza clinica, ndr).
Finiamo non so come a parlare di vaporwave, un rigurgito di Internet che ha dato vita a un sottogenere musicale, un funk da ascensore pieno di pad e riverberi. Vaporoso. Un po’ come la nuova versione di Froci della Nike che è finita in Lesbianitj – l’omosessualità è un tema che torna spesso in Pop X, cosa che gli ha sempre garantito un occhio di riguardo dalla comunità LGBT. «Quindi questa vaporwave è tipo Ghali?», chiede Davide, riuscendo a rimanere serio solo per metà. «Perché se è tipo Ghali non fa per me. Di rap ascolto solo Mortecattiva (anche lui di Trento, ndr). Gli altri mi sembrano troppo presi male. A parte Luca, che è anche lui un rapper, MC Benessere». Segue un freestyle sgangherato di Luca mentre riordina la cucina dopo la pasta.

Pop X - Madamadoré

L’intervista è stata pubblicata su Rolling Stone di dicembre.
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