La paura secondo i Mambassa | Rolling Stone Italia
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La paura secondo i Mambassa

Messa da parte per un attimo la carriera di sceneggiatore, Stefano Sardo torna in studio con i suoi soci per il sesto album della band, "Non avere paura"

La paura secondo i Mambassa

Stefano Sardo aveva voglia di tornare alla musica, dopo anni passati a scrivere sceneggiature, tra cui quella della serie cult 1992. E ha riformato la sua band, i Mambassa, partendo da un tema che ha imparato ad esplorare a fondo: la paura e le sue conseguenze. Si intitola Non Avere Paura ed è il sesto album dei Mambassa; otto canzoni per celebrare i 20 anni di una band nata durante un viaggio in macchina da Roma a Bra dopo aver assistito al Concerto del Primo Maggio, ma anche un lungo discorso sui rapporti sentimentali incasinati, l’incomunicabilità e le ansie della generazione nata negli anni ’70 e diventata adulta nei ’90.

“Sopravvivrai quando imparerai a non avere paura di quello che già sai” scrive Stefano nel pezzo che dà il tema all’album, Niente Paura. «La paura è un tema non facile ma importante, che ho iniziato ad affrontare quando ho compiuto 40 anni. Non c’è più spazio per inventare, sai chi sei e ci fai i conti, quindi l’unica cosa che ti limita è la paura. Volevo parlare di quello, perché so scrivere solo di quello che sento, poi mi sono reso conto che è un problema generazionale». Parole profonde, quindi, ma raccontate con grande senso della melodia: «La musica esorcizza il lato oscuro dei testi, come nei dischi dei Cure, degli Smiths e dei R.E.M» spiega Stefano, «il senso pop riscatta la malinconia perché io non sopporto le canzoni allegre ma neanche la musica deprimente». Non Avere Paura è un disco elegante e omogeneo, con canzoni scritte per affrontare una fase complessa della vita («Come se fossi sul lettino dello psicanalista» dice Stefano) che però suonano equilibrate e pulite mentre cercano di tirare fuori la dolcezza delle cose della vita. Un disco pop, semplicemente: «Prima chiedevo alla musica delle conferme che poi non arrivavano mai. Adesso sono contento di aver fatto un album che mantiene le promesse fino in fondo senza tradirti mai».

Anche se tornare alla musica non è stato facile: «L’idea di tornare sul palco era liberatoria. Ho voglia di guardare in faccia le persone, avere un contatto più fisico con il mondo e tenere in un angolo i fantasmi della mia testa. Ma questa voglia ha bisogno di sacrifici». Innanzitutto Stefano ha dovuto ricostruire la band; loro in Piemonte, lui a Roma con un’attività di sceneggiatore sempre più intensa (oltre a 1992 con Alessandro Fabbri e Ludovica Rampolli firma la serie Sky In Treatment e i film La Doppia Ora, Tatanka e Il ragazzo invisibile). Poi ha dovuto cercare un sostituto di Fabrizio Napoli, che ha lasciato la band dopo 20 anni ed è stato sostituito da Gigi Giancursi dei Perturbazione e aggiungere parole e voce alle canzoni che Fabrizio gli aveva lasciato. Un lavoro che ha richiesto tre anni: «Perché quando una canzone ci convinceva l’abbiamo esplorata fino in fondo». Dopo il ritorno sul palco per lanciare Non Avere Paura, Stefano Sardo è pronto per esplorare ancora la paura con la seconda parte della serie 1992: «Se il 1992 è stato l’anno della rivoluzione, il 1993 sarà quello del terrore», dice Stefano, «I personaggi sono usciti dalla stessa zona di malessere da cui nascono le canzoni, ma con loro ho un rapporto meno intimo.

Una volta creati con le loro caratteristiche reagiscono a modo loro alle situazioni della storia. E come autore puoi divertirti ad essere politicamente scorretto, è liberatorio». Anche se raccontando le azioni di personaggi che incarnano lo spirito di un’epoca come gli anni ’90 finisci per trovarti di fronte a gente che fa veramente paura, come Leonardo Notte: «Un impunito che moralmente ha superato ogni conflitto» dice Stefano, «Non è mai veramente in discussione» Eppure avrà paura anche lui di qualcosa? «Certo» risponde Stefano, «Di finire in galera».

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