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L’innocenza di Grohl

A inizio anni ’90, quando era “solo” il batterista dei Nirvana, Dave Grohl registrò un po’ di demo «come esperimento privato». Che oggi diventano un vinile in edizione limitata

Il riposo forzato di Dave Grohl è durato molto poco. Foto: Dustin Rabin, fonte: Facebook

Il riposo forzato di Dave Grohl è durato molto poco. Foto: Dustin Rabin, fonte: Facebook

Nei primi anni ’90, tra un concerto e l’altro, l’allora batterista dei Nirvana Dave Grohl aveva registrato dei demo su un otto piste nello studio del produttore Barrett Jones. Pensava che non avrebbe mai suonato quelle canzoni per nessuno. Ma ora, dopo più di 20 anni, Grohl le ha messe su un’edizione speciale (solo in vinile, da 10 pollici), Songs from the Laundry Room (proprio così: canzoni dalla lavanderia).

«Quelle registrazioni non erano state fatte per essere ascoltate da molti, erano solo un esperimento privato», dice Grohl. «Non è che la mia voce mi piacesse così tanto e poi, quando sei in una band con il più grande autore della tua generazione, non vuoi certo passare per quello che dice: “Ehi, ascoltate anche i miei pezzi!”. Quindi avevo registrato un po’ di canzoni e le avevo messe via». Questi pezzi – le prime versioni di Big Me e Alone+Easy Target, che sarebbero poi finite nell’album di debutto dei Foo Fighters, così come una cover di Kids in America di Kim Wilde e un inedito «esperimento in canto e scrittura», Empty Handed – sono stati riscoperti da Dave Grohl mentre stava preparando la serie tv prodotta dai Foo Fighters e Hbo, Sonic Highways.

Stava preparando l’episodio di Seattle e si è visto con Jones – avevano abitato insieme, in città – e lui ha iniziato a fargli ascoltare delle registrazioni che aveva conservato per più di 20 anni. «Mi faceva sentire canzoni che avevo registrato, cazzo, 25-26 anni fa», dice Grohl, «non me le ricordavo per niente, il che è abbastanza strano. È come vedere una foto che ti hanno scattato mentre eri svenuto ubriaco a una festa. Ti chiedi: “Ma che cosa avevo in testa?”. In quelle canzoni c’è il principio di quello che sarebbero diventati i Foo Fighters».

Questo articolo è stato pubblicato su Rolling Stone di luglio-agosto.
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