Esso vive: intervista alla rockstar John Carpenter | Rolling Stone Italia
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Esso vive: intervista alla rockstar John Carpenter

Il maestro del cinema horror anni ’80 oggi è diventato una rockstar. E cosa racconta con i suoi dischi? L’orrore

Esso vive: intervista alla rockstar John Carpenter

Prima di essere headliner ai festival rock estivi – tra cui, il Primavera Sound di Barcellona e l’ATP di Reykjavík – John Carpenter è stato il re incontrastato dell’horror anni ’80. Tra i suoi capolavori, Halloween-La notte delle streghe (1978), The Fog (1980), Fuga da New York (1981), The Thing-La cosa (1982), Grosso guaio a Chinatown (1986), Il signore del male (1987, con Alice Cooper nei panni di un barbone) e Essi vivono (1988). Dei suoi film, Carpenter ha sempre scritto le colonne sonore: rock progressive carico di sintetizzatori, bassi pulsanti, sinistri richiami come narratori invisibili per le atmosfere minacciose, spesso insostenibili, dei suoi film. Negli ultimi anni Carpenter ha iniziato giustamente a riposarsi, godendosi il sole di L.A. come un venerabile pensionato. Ma ha continuato a scrivere e registrare musica. Le atmosfere dei suoi dischi sono le stesse di sempre: un mix tra i Goblin di Claudio Simonetti, gli echi spaziali dei Tangerine Dream (vedi la colonna sonora di Sorcerer-Il salario della paura, il gioiello maligno di Friedkin del 1977), le colonne sonore più sfegatatamente anni ’80, tipo Miami Vice di Jan Hammer… e Carpenter stesso. Molti tra i ragazzi che questa estate assisteranno ai live del regista non avranno forse mai visto un suo film. Ma adesso – se non sono del tutto scemi – possono recuperare.

Sig. Carpenter, per i suoi fan, come per esempio il sottoscritto, lei era già una sorta di rockstar. Oggi che – a quasi 70 anni – lo è diventato ufficialmente, che effetto le fa?
Ah ah ah! Chi l’avrebbe mai detto. Avevo iniziato a comporre musica a casa mia, utilizzando Logic Pro e scambiando tracce e idee con mio figlio Cody, quando veniva a trovarmi per giocare ai videogame insieme. Una cosa che è andata avanti per un po’ di anni. Lo scorso anno abbiamo pubblicato Lost Themes (Sacred Bones Records, 2015), e ci è venuta voglia di fare un altro disco, più suonato. Questa volta io e Cody abbiamo lavorato fianco a fianco, e in poco tempo avevamo pronto Lost Themes II. Ma non avremmo mai pensato di presentarlo live – non sapevamo nemmeno se eravamo in grado di farlo. Finché non hanno iniziato a invitarci ai festival. E ora eccoci qua.

Com’è l’industria musicale, rispetto a quella cinematografica?
È immensamente più semplice! Fare film è un fottuto casino, servono un sacco di soldi, bisogna pensare a un milione di cose. Invece la musica è una cosa più privata. Pensa che l’altra persona coinvolta nel progetto è il mio figlioccio, Daniel Davies! È un’impresa a conduzione familiare, insomma (ride). Sono convinto che la vita di ogni persona sia un film in costante svolgimento. Io ho solo cercato di creare la colonna sonora di quello che mi scorre davanti agli occhi. Sono grato che questi dischi ricevano attenzione, è una cosa che fino a poco tempo fa non mi sarei nemmeno sognato.

Oggi è in atto una sorta di rinascimento del cinema horror, con giovani autori dall’estetica molto riconoscibile, come James Wan (The Conjuring), Robert Eggers (The VVitch), David Robert Mitchell (It Follows – dalle chiare influenze carpenteriane, nda).
Ne ho sentito parlare bene. Ma non li ho ancora visti. Dovrei?

Dovrebbe.
Beh, allora provvederò!

Nel video di Night, lei indossa un casco per la realtà virtuale. So che è un grande fan dei videogame. Sembra una tecnologia molto eccitante, per chi vuole raccontare una storia di suspense.
Della mia esperienza con i caschi di realtà virtuale ricordo soltanto una gran nausea. Ma si trattava dei primi prototipi, ora mi pare che abbiano risolto il problema. È una novità che promette benissimo, non soltanto per l’horror. Pensa ai film porno, per esempio!

È vero, il porno può godere molto dei vantaggi della realtà virtuale.
Esatto, può godere molto. Hai detto bene! Ah ah ah!

E qual è la colonna sonora dei suoi film che le sembra più riuscita?
Non sta a me dare un giudizio critico sul mio lavoro. Non l’ho mai fatto per i film, e non voglio iniziare ora a farlo per la musica. Ma se dovessi sceglierne una, forse è quella di Grosso guaio a Chinatown. Era piuttosto complessa.

Per me è quella de Il signore del male. È il film più spaventoso della storia del cinema, a pari merito con L’esorcista. E in entrambi i casi, l’80% del terrore è merito della musica.
Ti ringrazio, sei molto gentile. Non è vero, ma è un bel complimento.

John Carpenter sarà live in Italia a Torino per il TOdays Festival il 26 agosto e a Roma all’Auditorum il 28 agosto.

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