Courtney Love: «Il mio libro, la mia vita. E un nuovo album» | Rolling Stone Italia
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Courtney Love: «Il mio libro, la mia vita. E un nuovo album»

Compie 53 anni e vuole cambiare vita. Ma quella del passato vuole prima raccontarla, in un libro confessione che sta cercando di scrivere da anni. Per poi tornare alla musica

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Courtney Love, 53 anni. Attualmente è una pittrice. Foto: JLN Photography/WENN.com / IPA

Incontro Courtney Love nell’assolata terrazza di Ceresio 7, mentre finisce di pranzare. Ha voglia di parlare, anzi, si spende per far sì che l’intervista vada bene. Nelle ultime settimane è stata vista in forma al Met Gala, assieme a sua figlia Frances Bean Cobain. «Il nostro rapporto è ottimo», dice ora, bevendo un bicchiere d’acqua, dicendo di aver smesso di fumare («sono passata alle sigarette elettroniche, ma vorrei smettere»).

Insomma, una Courtney Love lontana dagli eccessi – forse anche più che eccessi – degli anni ’90. Una 53enne in forma, ma con lo sguardo spesso assente. Si perde, a volte, pensando alla sua vita. Che sta per essere messa in un libro, un confessionale.

Quindi, questo libro. Hai iniziato a scriverlo?
Sì, ho ricominciato a giugno. Ci sto provando da cinque o sei anni, in realtà. Alex Abramovich è il nuovo co-writer, è il mio quarto. Ne ho scartati tanti, uno era troppo selettivo, l’altro troppo minimale… Lui è perfetto. Ho anche della musica pronta, ma il mio manager vuole che io aspetti il libro. Devo finire quello per poi essere conosciuta.

Conosciuta da chi?
Voglio che i millenial mi conoscano, che conoscano la mia storia, che capiscano che mondo era, quello della musica. Guarda adesso, gente come la mia amica Halsey, un giorno si sveglia e ha 3 milioni di follower su Instagram. Voglio insegnare a gente come i suoi fan, ma anche a lei, com’è il mondo, cosa devono fare e cosa non devono fare.

Una guida per i più giovani…
Esattamente. Adesso è tutto diverso: nessuno investe soldi nella musica, tutto è cambiato. Io conosco la mia storia e voglio che la gente la conosca. Voglio che conosca di come mi guadagnavo da vivere, di come non avessi mai solti per niente. E poi che possa ascoltare il mio nuovo disco. Ho scritto 9 nuove canzoni, tre o quattro sono finite. Sto lavorando con dei produttori, non con una band. Si fa così oggi no? Ho questo ragazzo che lavora con Max Martin, ma ha una visione più punk. C’è Justin Trenno, che ha lavorato con Britney, con Gaga… Non posso ancora dirti il titolo del disco. Ma quello del libro sì. The girl with the most cake.

È un bel titolo per il libro. Cosa ci sarà dentro? Di cosa parlerai?
Mi hanno chiesto di farlo finire prima dell’incontro con Kurt ma non è stato possibile, non potevo farlo. Se c’è una cosa di cui sono preoccupata è Hollywood, faccio nomi di attori, di parti che ho rifiutato… Magari non vogliono che parli di tutto. Ah, e non voglio che ci sia troppo sesso lì dentro, non scriverò mai due paragrafi sulla mia vagina, è da stupidi!

Non scriverò mai due paragrafi sulla mia vagina, è da stupidi!


Hai parlato di Halsey… Chi altro ascolti oggi?
Ascolto molto quello che fa Lana. Ascolto lei, ascolto i Kills: ho conosciuto Jamie Hince che adesso sta a LA, potrei scrivere delle cose con lui, chissà. Ecco, in questo caso sarebbe puro rock & roll.

Sei ancora attratta dal mondo del rock?
Certo! Devo esserlo, non potrei essere attratta da altri mondi. Dovrei fare rap? Non credo vorresti sentirmi rappare…

Io vorrei.
No, davvero, c’è una cassetta di me che faccio rap, del mio periodo più scuro e davvero non vorresti sentirmi. Pensavo che Eminem fosse il mio competitor più importante. È orribile. Se uscisse dovrei sparire nelle campagne americane e nascondermi.

Oppure in quelle inglesi. Ci vorresti tornare prima o poi?
Sì, vorrei finire in Inghilterra. Ho vissuto a Liverpool, ho fatto le scuole in Inghilterra, poi sono andata in Nuova Zelanda, a Londra, poi sono stata nella East Coast. Quando mi riposerò, dopo il libro, dopo il disco, posso andare lì. Non vorrei mai finire in posti come il Michigan, senza offesa per il Michigan, ma hanno votato Trump.

Stalkerizzavo Warhol, entravo nella Factory fingendo di lavorare lì


A proposito di East Coast. Adesso a Milano c’è una mostra su Haring. So che tu avevi un rapporto strano con lui…
Mi ricordo la New York del 1983, mi ricordo che stalkerizzavo Andy Warhol, continuavo a entrare nella Factory fingendo di lavorare lì. Nessuno mi diceva niente perché avevo questo amico molto molto carino, gay, e tutti lo amavano, quindi tutti erano attratti da lui e nessuno mi notava. Io stavo in un angolo. Una volta sono andata nell’ufficio di Andy, non sapevo che chiedesse dei soldi per dei ritratti. Quando l’ho scoperto, ho capito e compreso meglio il mondo dell’arte. Adesso faccio arte anche io. Ho una compagnia che mi aiuta, Paddle8. Anche Frances sta facendo arte, è una cosa di famiglia. Ma non ho mai iniziato davvero fino al 2012.

Perché hai iniziato?
Broken romance. È un modo di sfogarsi senza coinvolgere una band. Ho avuto un amore lunghissimo, finito… Hai Google? Cerca and she is not even pretty, Courtney… Magari puoi mettere una foto di questi lavori.

Anche Frances è nell’arte. Vi ho viste al Met insieme e sembrate davvero legate ora…
Sì, è stata una bellissima nottata quella e siamo state bene insieme. Ho anche baciato Madonna. Lei non ha ricambiato, ma va bene così.

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