Chris Martin racconta l'album "hippie" dei Coldplay | Rolling Stone Italia
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Chris Martin racconta l’album “hippie” dei Coldplay

«L’universo mi stava mandando così tante canzoni che mi sono detto: “Devo continuare a registrare”», così è nato l'Lp "peace & love" dei Coldplay

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Chris Martin dei Coldplay al Global Citizen Festival 2015 a New York. (Foto di Michael Kovac/FilmMagic)

Fino a qualche anno fa, Chris Martin era «depresso e sopraffatto dagli eventi». Si stava separando da Gwyneth Paltrow, dopo 10 anni di matrimonio, ed era sempre più insicuro della sua musica: «Non guardavo le cose in modo salutare e positivo». Poi un amico gli ha passato qualche libro, tra cui la biografia dello psichiatra e sopravvissuto all’Olocausto Viktor Frankls, Uno psicologo nei lager, e una raccolta del poeta persiano del XIII secolo Rumi. Secondo Chris è stato proprio uno dei suoi poemi, The Guest House, che parla di come imparare a «invitare dentro di noi» i pensieri negativi, ad aiutarlo a superare il divorzio: «Mi ha cambiato la vita. Dice che tutto quello che ti succede va bene, che bisogna accettare le cose e non cercare di sfuggire, perché quelle stesse cose fioriranno e diventeranno piene di colori».

Chris Martin ha inserito il poema all’interno del settimo album dei Coldplay, A Head Full of Dreams, che parla del suo percorso di uscita dall’ansia e dal dolore per la fine del matrimonio. «Tratta dell’amore e dell’accettazione di tutto quello che succede nella nostra vita. In un certo senso è un album hippie, credo che tutti i nostri dischi precedenti siano stati un viaggio fino a questo». Secondo Chris Martin l’ultimo album dei Coldplay, Ghost Stories, del 2014, era: «Costruito apposta per essere un disco piccolo. È una mossa che dopo ti rende libero di fare quello che vuoi. Pensa a Bruce Springsteen e al modo in cui ha gestito tutta la sua carriera».

Invece di andare in tour dopo Ghost Stories, la band ha deciso di rimanere in studio: «L’universo mi stava mandando così tante canzoni che mi sono detto: “Devo continuare a registrare”». Questa volta i Coldplay hanno alzato l’asticella dell’ambizione lavorando con Stargate, il collettivo di produttori norvegesi
che sta dietro a molte hit di Rihanna e Beyoncé, senza porsi alcun limite: «Volevamo mettere insieme tutta la musica che amiamo, da Drake agli Oasis», ha detto Martin, «la sensazione era quella di non avere nulla da perdere. Adesso siamo a nostro agio con l’idea di non piacere a tutti». I produttori sono stati esigenti e hanno chiesto un demo per ogni canzone («Come se fossimo tornati a essere una band senza contratto», spiega Martin) e i membri della band hanno dovuto decidere ogni volta all’unanimità quale pezzo registrare: «Per ognuno che è stato scelto, ce ne sono otto o nove che sono stati scartati». Sono anche stati incoraggiati a chiamare degli ospiti: Noel Gallagher suona la chitarra in Up & Up, e Beyoncé partecipa a due tracce, tra cui il martellante pezzo da club Hymn for the Weekend (nei credits, tra le coriste figura anche la figlia di Beyoncé, Blue Ivy).

L’ospite più inattesa, però, è stata proprio Gwyneth Paltrow in Everglow, una ballata che parla di un addio: «L’abbiamo fatta spontaneamente in studio», dice Martin dopo una lunga pausa, «è stata una cosa molto amichevole». Il momento preferito di Chris Martin è quello che assomiglia meno ai Coldplay, X Marks the Spot, in cui spara rime su un loop di batteria attraverso un vocoder: «La maggior parte degli strumenti che ci sono in questo pezzo non esistevano quando abbiamo registrato il nostro primo album. Quelli che ci vedono come una rock band rimarranno delusi, ma io non credo proprio che i Coldplay siano una rock band». L’anno scorso Chris Martin ha gettato i fan nel panico, annunciando che il prossimo album sarebbe stato l’ultimo: «Non ho idea di cosa succederà», dice adesso, «se un giorno faremo un altro disco sarà fantastico». Poi precisa: «Ma sicuramente non ci stiamo sciogliendo».

I Coldplay suoneranno in America la prossima estate, prima di partire per un tour mondiale: «Credo che faremo jazz fusion per sei o sette ore», scherza Chris Martin, «non so se sarà completamente diverso da quello che ti aspetti. Ci saranno tutte le nostre canzoni migliori, con una produzione straordinaria. Se sei un fan dei Coldplay, ti piacerà molto. E se non ti piacciono i Coldplay? Non ti preoccupare, va bene lo stesso».

Questo articolo è pubblicato su Rolling Stone di dicembre.
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