Billie Joe Armstrong ci racconta il nuovo album dei Green Day | Rolling Stone Italia
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Billie Joe Armstrong ci racconta il nuovo album dei Green Day

Il frontman ci racconta dell’album ‘politico’ Revolution Radio, del prossimo tour e del perché il loro triplo album del 2012 non ha funzionato

I Green Day sono Billie Joe Armstrong, Mike Dirnt e Tré Cool - Foto via Facebook

I Green Day sono Billie Joe Armstrong, Mike Dirnt e Tré Cool - Foto via Facebook

Due anni fa, Billie Joe Armstrong stava guidando per Manhattan quando s’imbatté in una folla di manifestanti. Indignati per la decisione di una giuria del Missouri di non accusare un agente di polizia per l’uccisione di Michael Brown, avevano riempito le strade e bloccato il traffico per miglia. Armstrong ne fu ispirato: “Scesi dalla mia macchina e marciai insieme a quelle persone – ha detto – fu come un viaggio per vedere la gente ribellarsi contro il vecchio sistema di potere”.

Quell’esperienza ha ispirato la title track del nuovo album dei Green Day, Revolution Radio (previsto per il 7 ottobre), una collezione di canzoni a proposito dello stato caotico in cui si trova l’America nel 2016. Non si tratta di un album esclusivamente politico come fu per American Idiot – ci sono anche canzoni più intime come “Ordinary World”, una ballad romantica con cui si chiude l’album. Tuttavia, la maggior parte delle canzoni tocca pressanti questioni sociali: “Still Breathing” parla di una giornata torrida che, secondo le parole di Armstrong, “va dalla vit di un tossico a quella di un giocatore d’azzardo, da una madre single a un soldato secondo il modo in cui tutti noi siamo intrecciati gli uni con gli altri”. La canzone più incendiaria è il singolo “Bang Bang”, scritto dalla prospettiva di un cecchino di massa.

Revolution Radio è il primo album dei Green Day a partire dal periodo in cui Armstrong andò in riabilitazione nel 2012 per dipendenza da medicinali, il che forzò la band a posticipare dozzine di date del tour promozionale per il terzetto di album pubblicati quello stesso anno ¡Uno!, ¡Dos! e ¡Tre!; Armstrong si riprese, ma la band fu presto distratta da altre avversità. Nel 2014, alla moglie del bassista Mike Dirnt, Brittney, fu diagnosticato un cancro al seno. Poco tempo dopo, il chitarrista turnista Jason White scoprì di avere un tumore alle tonsille. I progetti di un seguito per ¡Uno!, ¡Dos! e ¡Tre! Furono accantonati. Fortunatamente , verso la fine del 2015, sia White che Brittany Dirnt stavano guarendo, e i Green Day iniziarono a lavorare su un nuovo LP presso il loro studio di Oakland, auto producendosi per la prima volta da Warning del 200.

Abbiamo parlato con Armstrong di Revolution Radio, gli anni difficili per la band appena trascorsi, la recezione ambigua di ¡Uno!, ¡Dos! e ¡Tre! e il loro prossimo tour mondiale.

Siete spariti per quattro anni. Era vostra intenzione prendervi un periodo di pausa così lungo alla fine dell’ultimo ciclo?
Il tempo accade e basta. È soltanto accaduto di prendersi un lungo periodo. Non c’era nessuno sforzo di iniziare qualcosa troppo presto. Non c’è stato niente tipo “OK, stiamo iniziando un album!”. Il giorno dopo il tour per ¡Uno!¡Dos! ¡Tré! ci siamo soltanto presi una pausa. È stato come, solo le cose che procedono nella vita quotidiana e poi improvvisamente avevo questo paio di canzoni spuntate dal nulla, è iniziato così.

Qual è stata la prima canzone a venire fuori?
Mi ero trasferito nel nuovo studio che ho costruito a Oakland e semplicemente iniziai a cazzeggiare con un paio di riffs. La prima canzone dove mi trovai come “ok! ho trovato qualcosa” fu Bang Bang. Poi la prima traccia del disco, Somewhere Now. Ho inziato facendo delle demo e le ho fatte sentire a Mike e Tre. È stato il test. E le hanno amate.

Quando è successo?
Due anni fa.

Cos’avete fatto in questi due anni lontano dalla scrittura?
Ho fatto un film (Geezer) e ho fatto una canzone per quello, “ Ordinary World. Poi ho anche scritto le musiche per una commedia intitolata These Paper Bullets. Non ho mai smesso di scrivere. Ho anche prodotto l’album di Norah Jones. Ma l’approccio a questo disco non è stato un approccio. É stato una specie di lasciar accadere le cose. Ero coinvolto in questi vari progetti e aprii un po’ le mie ali e all’improvviso mi sono sentito ispirato a scrivere una canzone, Bang Bang. È semplicemente accaduto.

I precedenti tre dischi erano incredibilmente ambiziosi. Immagino tu voglia prendere un approccio differente questa volta.
Sì, penso si stia andando verso lo sconosciuto. ¡Uno! ¡Dos! ¡Tré! è stato come una macchina per la scrittura e si andava semplicemente avanti, non importava dove. Anche fino al punto di forzare il materiale. E questa volta è l’esatto opposto, una specie di lasciare che la vita scorra e vedere cosa succede.

Ci sono molte grandi canzoni in quegli album. Penso che per molte persone fosse troppa roba da digerire in una volta sola. Non credi?
(Ride) Penso che lì ci fossero alcune canzoni veramente buone. Se dovessi farlo ancora probabilmente lo rifarei. L’intenzione era di renderlo più crudo e improvvisato ed è accaduto l’opposto, ma le canzone mi piacciono. Penso sia stato un disco divertente da fare.

Puoi parlarci di Bang Bang e di cosa l’ha ispirata? Non voglio metterti le parole in bocca, ma sembra scritta dalla prospettiva di un cecchino di massa.
Sì. Parla della cultura delle sparatorie di massa che sono successe in America, miscelata al narcisismo da social media. C’è questa specie di violenza che sta accadendo, ma ora viene anche filmata e tutti noi siamo sempre sorvegliati. Per me la situazione è così contorta. Entrare nel cervello di qualcun altro in questo modo è stato fuori di testa. Mi ha fatto impazzire. Dopo averla scritta, tutto quello che volevo fare era uscire dal mio cervello perché mi stava semplicemente facendo impazzire.

Il vostro obbiettivo era entrare nella testa del personaggio e capire la sua logica folle per creare qualcosa di così impressionante?
Non direi mai di aver cercato di comprendere questo. Stavo solo cercando di capire il personaggio. Non so perché qualcuno debba fare qualcosa di così orrendo perché io so che non lo farei mai. É solo una specie di significato che possa riflettere un po’ la società senza voler essere pretenzioso.

Negli ultimi decenni per i tuoi album hai lavorato con produttori esterni. Come mai hai deciso di autoprodurti questa volta?
Per noi è stato come: “Buttiamoci dentro a questo progetto, noi tre e il nostro ingegnere del suono Chris Dugan, e facciamolo per conto nostro”. Questa volta volevo semplicemente sentirmi libero di dipendere solo su noi stessi e buttarci nello studio di registrazione. Non ci siamo forzati tra di noi. Quindi è stato davvero interessante vedere come ognuno si è interfacciato con l’altro. Penso che le linee di batteria che Tre ha fatto su quest’album siano le migliori che lui abbia mai realizzato. Potrei dire lo stesso del modo in cui Mike suona il basso. Si è davvero buttato nella sua musicalità come bassista. Ha anche preso lezioni. È stato davvero bello vedere come lui sia come rifiorito su quei giri di basso.

A volte deve essere stato difficile dato che siete abituati ad avere in studio Rob Cavallo o Butch Vig.
La parte più dura è stata arrangiare le canzoni in modo che non suonassero come le nostre tipiche canzoni o come ‘suoni da magazzino’. Questa è la parte difficile. La produzione e l’aggiunta di parti sono il momento di vertente. Si tratta solo di aggiungere i testi e gli arrangiamenti dove ogni cosa suona come se tutto si accordasse insieme. É come mettere insieme un puzzle. Ho suonato molte volte la chitarra usando un archetto, come faceva Jimmy Page. Tutti hanno detto: “Oh mio Dio, davvero non ho mai sentito di nessuno che facesse così”, ma aver usato l’archetto è stato come inventare nuovi arrangiamenti d’archi in canzoni come Outlaws e Forever Now. È stato davvero divertente.

Alcuni fan leggeranno in Still Breathing come una canzone che tratta dei tuoi problemi personali di questi anni appena trascorsi, ma sembra tenere un punto di vista più universale che esclusivamente incentrato sulle tue vicende.
Sì, ci ho provato. Non voglio essere egoista (ride). Preferisco scrivere qualcosa da cui i miei occhi siano distanti, non così intima. Spero che la canzone renda le persone felici e faccia in qualche modo la differenza, semplicemente dalle persone che si riconoscono nella canzone.

Il cancro della moglie di Mike e di Jason hanno ricoperto qualche ruolo nello sviluppo del disco?
Non sento di aver provato a scrivere qualcosa di specificatamente riferito a loro, ma ovviamente credo che con l’andar del tempo inizi a pensare “Oh merda, la vita sta accadendo e davvero non potrebbe essere più intensa”. Quindi penso che probabilmente nel disco tutto questo ci sia. Ma non sarei mai così superficiale da scrivere una canzone sulle crisi familiari di qualcuno o nulla di questo tipo.

Quelle situazioni devono avere rallentato l’intero processo.
Sì, noi non abbiamo fato nulla. Intendo dire che non c’era nulla che venisse prima. Per quanto mi riguarda, queste persone sono membri della famiglia.Non volevo spingere nessuno a fare niente. Non ha senso. Non volevo fare nulla. È come perdere un arto. Non posso essere creativo sapendo cose del genere, e non avrei avuto l’audacia di provare a essere creativo in una situazione come quella.

Com’è venuto fuori il sound di quest’album?
Abbiamo solo lasciato che succedesse. Voglio dire, onestamente, sono andato nel mio studio chiamato OTIS e ho semplicemente preso il mio Marshall e la mia Les Paul Jr. e l’ho collegata e ed è stato come “Iniziamo”. Ed è più o meno come è andata. Sapevo che quando registriamo io voglio sentire come se i tamburi avessero ognuno un carattere diverso. Penso che per la prima settimana abbiamo sperimentato, circa, quattro casse differenti solamente per trovare quella che non suonasse come la tipica cassa di batteria. Abbiamo anche lavorato sui tom. Voglio dire, si tratta di tutte quelle cose da nerd. 

Quanto pensi sia durato l’intero processo?
Direi probabilmente circa cinque o sei mesi. Ma è stato un orario che andava da mezzogiorno alle cinque del pomeriggio, evitando di forzarci fino a tarda ora o cose del genere.

Hai detto che Revolution Radio è stata ispirata da una marcia di protesta cui hai assistito a New York. Puoi dirci qualcosa di più?
Stavo solo guardando questo caos controllato, e stava accadendo in tutto il paese. Stavo sentendo che le persone non vogliono sentirsi obsolete nelle cose cui teniamo. Questo è, più o meno, ciò di cui parla la canzone.

Nell’album c’è un tema conduttore?
Le canzoni sono state scritte prima di questa elezione presidenziale. Uso moltissime metafore, e sputo fuori i concetti, come ogni buon punk rocker dovrebbe fare. Ed è stato interessante vedere come canzoni tipo Bang Bang e Say Goodbye siano passate dalla metafora al letterale e quella è la parte che mi ha fatto sobbalzare. É stato come una specie di previsione del futuro in un certo modo.

Di cosa parla Too Dumb to Die?
È una canzone più personale. Tratta di crescere nella working class e di non sapere che cosa ne sarà del futuro e di essere un ragazzino che fuma erba. E anche un riferimento a mio padre, che era un camionista e lo vidi abbandonare il lavoro per essere tra chi faceva picchetto. Ricordo che mio padre scioperava spesso. La canzone è una specie di sentimento come: “qualcosa è davvero cambiato?”.

Ordinary World è una nota molto bella su cui chiudere il disco.
Dopo tutto il caos che c’è nell’album, sia che si tratti di pop culture o di qualunque nuova app che stiamo usando, tutto diventa così complicato. A un certo punto vuoi qualcosa di semplice, Questo è circa ciò di cui tratta Ordinary World

L’album uscirà poche settimane prima dell’elezione. É da un intendersi come un riflesso di tutto il caos di questo momento storico?
Posso solo parlare del periodo della mia vita, ma questa è l’elezione più caotica che abbia mai vista. È tutto così fuori di testa. Non voglio aggiungere altro peso allo sdegno o alla rabbia. Vorrei solamente provare a riflettere quello che sta accadendo. Questa è la prima volta che un’elezione viene basata sulla paura e sulla rabbia. E penso che ciò ci abbia portato a una mentalità del “lotta o vattene”. Tutti sono impazziti. Da ambo le parti nessuno può ragionare con l’altro perché ognuno è bloccato nella paura e nella rabbia, e non c’è nient’altro fra queste due opzioni. Ma sto cercando anche di guardare a me stesso come parte del problema.

Stai già pensando a come suonare queste canzoni dal vivo?
Sì. Credo annunceremo le date molto presto. Siamo stati in garage a suonarle a tutto volume, e tutto ha suonato alla grande. Jason White, Jason Freese e Jeff Matika sono tornati con noi, e abbiamo la gang di nuovo insieme.

Ti manca essere in tour? Questo è stato una delle pause più lunghe della tua carriera.
Mi manca moltissimo. Non vedo l’ora. È duro tornare a casa e non fare nulla perché, onestamente, inizi a sentirti come fossi disoccupato. È come se dovessi cercarti uno scopo nella vita. Questa è la cosa più dura del periodo fra gli album. Quando prendi una pausa, stai prendendo una pausa da una cosa che ami con tutto te stesso. Non è come andare in vacanza perché non ti piace il tuo lavoro, tipo “Dio, ho bisogno di una pausa”. È tosta! Perché all’inizio ti senti alla grande, ed è come “Si, posso fare tutto ciò che voglio”. E poi, improvvisamente, un paio di settimane dopo ti trovi a dire “Ok, e adesso che faccio?”. Quindi è grandioso; sono tutti molto carichi per andare in tour.

Ogni volta che ti vedo in concerto, sono scioccato dal vedere così tante persone giovani, anche molto giovani.
Questa è una cosa molto rara che noi abbiamo. Non penso che chiunque riesca a crearsi nuovi fan come facciamo noi. Non voglio sembrare arrogante, per niente, ma è una cosa che ho osservato negli anni. Hai sempre avuto un gruppo di fan dai 15 ai 20 anni e improvvisamente, 10 anni dopo, avrai ragazzi, persone che tornano da te e che hanno 26 e dicono Dookie è stato il mio cazzo di album preferito”, oppure Idiot è stato il mio primo disco” oppure “Nimrod è stato il mio primo disco”. Sono abbastanza sicuro che succederà ancora. Ogni volta che pubblichiamo un nuovo album, succede sempre, ed è fantastico.

I cinici dicono sempre che il rock è morto. Di sicuro ai vostri concerti non sembra.
È un luogo comune, è una cosa assurda da dire su ogni genere di musica, è come dire “l’aria sta morendo” o “l’acqua è morta”. Non capisco che motivazioni abbiano le persone che dicono cose di questo genere.

So che la band ha avuto davvero un brutto periodo negli ultimi quattro anni. Come ti senti ora che l’album è concluso e che ti stai preparando per il tour?
Onestamente, non mi sono mai sentito meglio in vita mia. Sono così grato di avere questa band che è stata nel giro da oltre 25 anni. Sono stato in una relazione per 22 anni. I miei amici si sono fatti grandi, e sono brave persone e amo passare il mio tempo con loro. Loro dicono che amano uscire con me (ride). Ogni cosa è fresca. È un grande momento per andare in tour.

Sei ottimista per il futuro del tuo paese o credi si stia dirigendo verso un periodo buio?
Sinceramente mi sento ottimista. La gente viene coperta ogni giorno da un mucchio di stronzate sparate dalle agenzie di stampa. Ed è come un reality show del tipo “Guarda in cosa si è trasformata l’evoluzione”. Ma guarda alle altre cose e ai movimenti che stanno nascendo. Penso che Bernie Sanders abbia rotto nuove barriere, non solo in quanto candidato di protesta, ma ha infranto il sistema dall’interno, da Washington. Penso che convincere i giovani a iniziare votare, a correre per delle cariche politiche nella propria città…penso che i prossimi 10 anni offriranno un grande cambiamento.

Un’ultima domanda: come pensi che reagiranno i fan a Revolution Radio?
Cazzo amico, non lo so! Spero solo che lo amino. Spero che lo canteranno quando noi lo canteremo con loro.